Sono trentacinque le testimonianze raccolte in COstretti a VIverci Dentro – Lettere da casa nel tempo sospeso, uscito a settembre per Gabrielli editori, che descrivono uno spaccato anagrafico compreso tra i 16 e gli 85 anni e raccontano le vite sospese durante il lockdown a causa del Coronavirus.

Tutto nasce da un gruppo Whatsapp e da qualche video su Zoom, come afferma la curatrice Cristiana Albertini, nativa di Venezia ma veronese d’adozione, in cui «molti tra noi facevano commenti sulla situazione, e molte era affermazioni abbastanza toste. Ho capito che c’era molto da dire. Un’amica mi ha suggerito di radunare questi dialoghi e farne un libro. Da lì è scattata l’idea».

Cristiana Albertini

Il titolo, in cui le iniziali di ogni parola formano la parola “Covid”, è stato ideato in maniera altrettanto spontanea. Racconta Albertini: «siamo un gruppo numeroso e abbiamo deciso di elaborare questo testo insieme. Alla fine una di noi ha scritto “costretti a viverci dentro”. Ho pensato che fosse perfetto come titolo: l’ho visualizzato com’è nella copertina e l’ho mandato alla casa editrice».

All’interno di queste lettere e riflessioni prendono forma le voci di chi, nelle zone tra Verona e Mestre, con una partecipazione anche dal Brasile, aveva voglia di comunicare, di esporsi: attimi di quotidianità tra marzo e maggio di studenti, insegnanti, funzionari di banca, bibliotecari, medici, consulenti aziendali, musicisti, manager, ingegneri, casalinghe. Il tema, spiega l’autrice, «era libero, ho voluto che scrivessero ciò che sentivano in quel momento». Tra le pagine del libro troviamo dunque, in maniera preponderante, la capacità della resilienza che «trasmette la capacità di affrontare anche i momenti difficili della vita cercando di misurare sé stessi per andare oltre».

Ciascuna testimonianza è anticipata da un titolo, che l’autrice ha assegnato in modo che racchiudesse il senso, la personalità del racconto. In vista anche il concetto di “tempo sospeso”. Infatti, prosegue Albertini, «abbiamo avuto tutti la sensazione di qualcosa che non ci aspettavamo. Uno stato di attesa di qualcosa, che avrebbe potuto essere meglio ma anche peggio. Ci ha dato la possibilità di avere tantissimo tempo per metterci in contatto con una realtà che ci ha costretto a fermarsi».

Copertina di COstretti a VIverci Dentro,
2020, Gabrielli Editori

Se si guarda attentamente la copertina, la fotografia rappresenta la trentaseiesima storia, raccontata attraverso questa immagine e che costringe gli occhi a guardare, oltre che a vedere. «Questa casetta sospesa si chiama “palo di anti-smarrimento bambini”. Il lockdown era finito, sarà stato fine maggio. Stavo facendo una passeggiata quando ho visto questa casetta e l’ho fotografata. Spiaggia deserta, mare blu, cielo. Quando le editrici mi hanno detto di pensare alla copertina, ho scorso la galleria del cellulare, ho rivisto la foto e ho pensato fosse perfetta», chiarisce la curatrice del volume, che oltre ad aver fatto l’insegnante è anche un’esperta di cinema, arte di cui scrive e che utilizza pure a scopi didattici.

«Dava proprio la dimensione di quello che poteva essere questo libro e la situazione che abbiamo vissuto chiusi in casa, con questa natura che ci faceva da specchio. Questo libro, in un certo senso, più che sulle considerazioni passate, ragiona su ciò che verrà dopo».

Un parte dei proventi realizzati dalla vendita saranno destinati a Casa San Raffaele, struttura di prima accoglienza per migranti a Mira, di proprietà della Caritas veneziana.