Sono passati in tanti, dal salotto letterario che era la libreria Rinascita di corso Portoni Borsari. Da Giorgio Napolitano al poeta della Beat Generation Lawrence Ferlinghetti, che lì festeggiò i suoi ottant’anni, da Camilla Cederna a Ferdinando Camon e, ancora, David Maria Turoldo, Dacia Maraini e Banana Yoshimoto, venuta appositamente dal Giappone.

Ma nemmeno quella storica istituzione è stata risparmiata dalla crisi – economica e culturale – che attanaglia il Paese, così nel 2011 ha abbassato per sempre le saracinesche. Per decenni, da quando Ferruccio Arrigoni l’aveva fondata nel 1979, è stata uno degli angoli di ritrovo della cultura cittadina, fervida com’era di incontri e dibattiti aperti al pubblico. La sede si prestava bene: prima corte Farina e poi, dal ’90, il duecentesco stal de le vecie nel cuore del centro storico, ristrutturato da Libero Cecchini.

L’ingresso in Corso Portoni Borsari della libreria Rinascita

Arrigoni, fiorentino
di nascita, non s’accontentava di vendere libri. Era arrivato a Verona con una missione: risvegliare la città, «bella ma sonnolenta». Lo scrisse il giornalista Danilo Castellarin in un toccante articolo commemorativo pubblicato su L’Arena dell’11 gennaio 2018, citando le parole dell’ex consigliere comunale del Pci Nadir Welponer. Ferruccio, il loro comune amico, s’era spento due giorni prima, la notte del 9 gennaio. Aveva 81 anni.

Rinascita avrebbe compiuto quarant’anni quest’anno. Cinquanta ne sono passati dal Natale del 1968 in cui Arrigoni approdò in città per aprire la Nuova Italia di Via Adigetto, che avrebbe diretto per dieci anni. A Verona ha dedicato una vita all’insegna della formazione intellettuale: con i Democratici di Sinistra (era nella direzione della segreteria provinciale) fu l’animatore culturale delle Feste dell’Unità, dove curava il ciclo “Incontri d’autore” che attirava centinaia di persone, e sotto l’amministrazione di Paolo Zanotto ebbe un incarico nella commissione dell’Estate Teatrale.

Lia Arrigoni

La figlia Lia ha lavorato al suo fianco dal 1997 e oggi porta avanti la stessa passione dalla libreria-cooperativa Libre!, un emporio culturale con 453 fra soci e socie. Grande festa, sabato scorso, per il primo anniversario del trasferimento nei nuovi locali, più spaziosi, al civico 38 di Via Interrato dell’acqua morta.

«Inizia a concepire Libre! solleticata dal mio compagno di vita, Roberto», racconta. «Rinascita aveva chiuso i battenti da poco, io avevo mandato il mio curriculum a destra e manca sperando di lavorare in una piccola libreria indipendente, ma nessuna aveva le risorse per potermi assumere. Pensai di mettere in piedi qualcosa di mio, una proposta culturale che però fosse diversa da Rinascita. Parlai del progetto ai miei genitori nel febbraio 2012. Mi diedero della pazza». Difficile biasimarli, «era come parlar di corda in casa dell’impiccato». 

«Secondo me», sorride, «il babbo è riuscito nell’impresa di “risvegliare” la città.» Libre!, spiega, si è costituita il 26 febbraio 2013 «e io sono la socia numero 27. Prima di me ci sono 26 amici e amiche che si sono associati quando ancora la cooperativa non era nata. Il 21 settembre di quell’anno abbiamo inaugurato la libreria ed eravamo diventati 126. Altri si erano aggregati sulla fiducia». Tutte persone che arrivavano dall’esperienza di Rinascita, fra cui l’avvocato Guariente Guarienti, l’architetto Luciano Cenna e l’attivista Marisa Mazzi, oggi referente dell’associazione “Isolina e”, storica collaboratrice di Arrigoni. «Lo avevano fatto anche i miei. Alla fine li avevo convinti». Dopo anni faticosi, i conti le stanno dando ragione.

Gli interni di Libre!