Incontriamo il neo-consigliere regionale Alberto Bozza – avvocato, già assessore allo sport e al tempo libero nella seconda giunta Tosi – dopo la corsa frenetica che lo ha portato ad essere eletto al parlamentino veneto nella lista di Forza Italia, per fargli alcune domande riguardo al progetto di Flavio Tosi di sostenere con i suoi voti l’area moderata nell’ottica di costruire un’alternativa all’attuale amministrazione comunale.

Bozza, anche grazie alla spinta di Flavio Tosi oggi lei è un consigliere regionale. A risultato acquisito, ci può spiegare meglio la ratio dell’operazione di accorpamento con Forza Italia?

«Gli obiettivi di questa corsa erano sostanzialmente due: chiedere il voto per un progetto che guarda verso un’area liberale e moderata, nella quale si possano riconoscere tutti coloro che non si sentono rappresentati della politica urlata di Salvini o dalle posizioni di destra molto di Giorgia Meloni. Persone di centro-destra, titolari di partita iva, che fanno impresa, che sono contro le tasse troppo elevate. Il secondo obiettivo è quello di portare avanti attraverso la mia figura – che è stata quella del portabandiera –  l’idea di un laboratorio politico, esteso a tutta la provincia di Verona che vorremmo proporre per le elezioni amministrative del 2022. Noi non siamo idealmente contro questa amministrazione, ma riteniamo che, come ha fatto Zaia in Veneto, occorra riportare in primo piano la politica della buona amministrazione, del pragmatismo e della concretezza che ci pare essere mancata fino qui negli anni di amministrazione Sboarina.»

C’è stato chi ha visto la sua candidatura come una specie di confronto tra Tosi, che sappiamo si candiderà sindaco nel 2022 e Daniele Polato, identificato a torto o ragione come l’espressione di questa amministrazione il quale ha avuto un risultato importante. Forte di questo risultato personale del suo assessore, Sboarina può “prendere fiato” dopo le difficoltà recenti?

«Mi si permetta di rispondere con una metafora velisica. La nostra campagna elettorale è stata simile al fare regata con una barchetta contro galeoni quali la lista Zaia e FdI, verso i quali si capiva già che tirava il vento e bastava spiegassero le vele per prendere il largo. La mia candidatura dipendeva dall’accordo con FI ed è stata ufficializzata solo alla fine di agosto, quando gli altri soggetti stavano correndo già da mesi. Dai dati che ho in mano, l’80% dei votanti di FI hanno espresso una preferenza di lista, contro il 20% della Lista Zaia o il 30% della Lega. Questo indica chiaramente che il voto è stato dato alla persona e al progetto che essa rappresentava. Non dimentichiamo poi che Daniele Polato ha raccolto più di 10.000 preferenze in una lista che a Verona ha fatto il 18,53%, mentre io ne ho raccolti più di 3.600 in FI la quale è arrivata al 4,6%. Dato che la stessa FI nel 2017 aveva il 2,8% l’incremento deriva tutto dall’apporto dei voti che si sono raccolti dietro la mia candidatura supportata da Flavio Tosi. In ogni caso non ci siamo posti nella condizione di chiedere un voto pro Tosi o contro Sboarina. Noi abbiamo chiesto un voto su una proposta politica. I problemi interni la giunta Sboarina li ha da tre anni e non li abbiamo certo causati noi.»

Tra qualche giorno si troverà seduto tra gli scranni della maggioranza a favore di Zaia assieme a Daniele Polato, a cui fate opposizione a Verona. Una situazione che possiamo definire quantomeno strana. O no?

«La situazione non è affatto strana perché i piani sono distinti in maniera molto chiara. Noi abbiamo un ruolo di opposizione alla giunta Sboarina a Verona per scelta chiara dei cittadini e l’abbiamo sempre esercitata in maniera costruttiva. In regione invece ci sarà la necessità da parte di tutti i consiglieri veronesi di fare squadra affinché la città torni centrale. L’ultimo progetto importante promosso dalla regione a Verona è stato il Polo Confortini, avviato con Flavio Tosi assessore alla Sanità e negli ultimi anni gli investimenti sono stati focalizzati soprattutto sull’est Veneto. C’è la necessità che Verona torni al centro dell’azione governativa del Veneto, e questo può essere fatto solo con un gioco di squadra da parte di tutti gli eletti. Quindi non credo che sarà un problema se io e Daniele Polato ci batteremo assieme per i medesimi obiettivi: il bene della città.»

Lei è un tosiano eletto in FI, Daniele Polato è entrato in consiglio comunale nella lista di FI, è socio fondatore di “Battiti” e ora è eletto in regione in FdI. Stefano Casali a Verona è un leader di “VeronaDomani” e contemporaneamente esponente di Fratelli d’Italia. Sembra che le collocazioni della politica 2.0 dipendano dalle convenienze del momento. Qualche volta si fa un po’ fatica a collocarvi.

«Io personalmente sono nato nelle giovanili di FI, nelle cui liste mi sono sempre candidato e sono stato eletto. Nel 2015 ho creduto e mi sono identificato nel progetto civico di Flavio Tosi il quale mi ha nominato assessore esterno della sua giunta, e nel 2017 ho deciso di candidarmi a sostegno del suo progetto civico. In questa ultima tornata elettorale mi sono candidato e sono stato eletto nelle liste di FI, pertanto rivendico una coerenza che altri che ci hanno accusato di essere ondivaghi non hanno di sicuro. Per quello che riguarda la “liquidità” delle posizioni altrui, posso osservare che il contesto politico odierno risente della mancanza dei partiti tradizionali e delle loro strutture, con segretari legittimati dagli iscritti attraverso votazioni dirette e non nominati dall’alto per volontà del leader nazionale di turno.»

Ultima domanda sulla situazione veronese: per Sboarina il Covid ha cambiato il mondo, soprattutto per quel che riguarda la filovia che non si fa più, ma non l’ha cambiato abbastanza per lo stadio, che al contrario prosegue nel suo iter. Due pesi e due misure?

«Questo fa parte delle numerose contraddizioni espresse dalla giunta che governa questa città e che non ci piacciono. Il progetto dello stadio non era nel programma della giunta Sboarina e non è ancora ben chiara l’architettura economica dell’operazione. In un momento in cui la città sta soffrendo per le conseguenze della pandemia e un autunno molto duro è alle porte, la nostra opinione è che l’amministrazione dovrebbe concentrarsi su temi indispensabili, come dare il sostegno alle categorie che sono state più colpite della crisi: i commercianti, i ristoratori, gli albergatori, e non disperdere le forze in iniziative che ora come ora risultano superflue.»