Sono uscite lo scorso 13 agosto le nuove indicazioni sulla scuola del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) con una interessante novità: se non sarà possibile garantire il distanziamento tra gli alunni, anche facendoli girare qua e là come trottole con i nuovi banchi a rotelle come nelle giostre di autoscontro, basterà mettere le mascherine. Cassata, quindi, tutta la questione del distanziamento delle “rime buccali” – che tradotto dal barocco ministeriale del 22 giugno significava un metro da bocca a bocca – così come la questione del calcolo del rapporto tra muri, banchi, cattedra e spazio /alunni che Tuttascuola.com bene spiega come un complesso problema di matematica. Mesi di panico per le famiglie che non sapevano se sarebbero potute tornare al lavoro, mesi febbrili per i Dirigenti Scolastici che hanno misurato palmo a palmo i loro istituti e bussato, spesso invano, alle porte del Comune o della Provincia per ottenere spazi aggiuntivi sono stati risolti con un implicito “abbiamo scherzato”.

Certo, per carità, il Ministero dell’Istruzione ci tiene a precisare che questo non implicherà la rinuncia alla ricerca di nuovi spazi, “ferma restando la necessità che i Dirigenti scolastici, tramite il supporto tecnico degli Enti locali competenti, ripristinino quanto prima la garanzia del distanziamento sopra richiamata, superando le criticità emerse anche attraverso il ricorso a soluzioni strutturali provvisorie già utilizzate in altri contesti emergenziali”; sottolinea, al contempo, l’impegno economico di “326,3 milioni di euro, per un totale di oltre 5.600 enti finanziati [ovvero 58.214 euro di media per ente, nda]; altri 30 milioni di euro per 139 interventi sono previsti da un Decreto in corso di registrazione; […], inoltre, un’ulteriore quota economica di 32 milioni per il 2020 e di 48 milioni per il 2021 sarà destinata ai fini dell’acquisizione in affitto”.

Ora, l’allentamento delle regole è un sospiro di sollievo (dietro la mascherina) per molti. Ma stride forte la dissonanza tra una martellante narrazione allarmistica per i contagi in continuo aumento (basti pensare alla recentissima ordinanza che vieta l’attività nelle discoteche e impone all’aperto la mascherina dalle 18 alle 6 del mattino, ndr), l’incoscienza dei giovani villeggianti in cerca de la petite morte, il rischio di una seconda serrata, la chiusura di molti uffici pubblici e delle biblioteche (a Verona la biblioteca del Museo di Castelvecchio, del Museo Civico…) e, di contro, il progressivo sgretolarsi di molte cautele dettate dalle linee guida ministeriali che hanno paralizzato l’accesso e il lavoro specie nel pubblico impiego.

Il che ci suggerisce due cose: o l’allarme che ci viene inoculato ogni giorno è esagerato e artefatto, oppure nel mondo reale (della scuola) non è possibile attuare le norme necessarie alla messa in sicurezza dei nostri alunni. Il dubbio che sia la seconda è concreto, soprattutto se andiamo a riprendere il “Protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico” del 6 agosto che prevede, per i casi sospetti, “che la persona interessata dovrà essere immediatamente isolata e dotata di mascherina chirurgica, e si dovrà provvedere al ritorno, quanto prima possibile, al proprio domicilio” per la gioia di genitori e nonni, che dovranno gestire da soli una bomba virale e che potrebbe poi implicare, nei casi accertati, la quarantena e l’isolamento della famiglia del ragazzo, di tutta la sua classe e, a cascata, delle loro famiglie. Ecco dunque una possibile chiave di interpretazione: le norme rimangono cogenti soprattutto quando le responsabilità sono a carico di altri, in questo caso le famiglie. Una deduzione avventata? No, lo mette nero su bianco il CTS nelle indicazioni del 13 agosto: “[…]. Nel contesto delle iniziative di informazione rivolte agli alunni, genitori e personale scolastico sulle misure di prevenzione e protezione adottate, si ravvisa l’opportunità di ribadire la responsabilità individuale e genitoriale.”

Sembra, fin qui, la trama di un film catastrofista, con tanto di colpo di scena: infatti, impaurito dal proprio coraggio, il CTS il 15/8 precisa che il distanziamento può essere sostituito dalla mascherina “solo in caso di emergenza”. Ovvero, com’è evidente, la condizione della gran parte delle scuole italiane. Nel frattempo, settembre si avvicina a grandi passi e tra non molto sapremo se il virus Covid continuerà a coniugare contagiosità ad alti tassi di mortalità. Non ci serve molto, invece, per capire che la gestione di 8,4 milioni di studenti al momento è caratterizzata dall’improvvisazione: ma come, il 14 settembre non sarebbero dovute scomparire le classe pollaio? I docenti, fino a qualche giorno fa lavoratori “fragili”, oggi sono tutti immuni? La Didattica a Distanza non doveva essere evitata ad ogni costo?

E soprattutto, come già denunciato da questo giornale, è stato pensato un qualche piano trasporti – con le relative risorse – per questi 8,4 milioni di studenti, visto che al momento tutto tace? Certo, se la permanenza degli alunni nel mezzo di trasporto è inferiore ai 15 minuti ci potrà essere la massima capienza, secondo il Dpcm (allegato 16), ma per tutti gli altri? E visto che i ragazzi in attesa dovranno stare a un metro di distanza, le pensiline diventeranno chilometriche? Chi vigilerà poi sul distanziamento? “Dalla ripartenza del sistema scolastico si valuta la capacità di ripresa dell’Italia, la capacità di risposta dello Stato, la capacità di ogni pubblico dipendente, ma innanzitutto dei sui dirigenti, di essere “al servizio esclusivo della Nazione” affermava il CTS.
Come cittadini, valuteremo la capacità dei dipendenti (DS, docenti e personale ATA) a settembre. Il Ministero dell’Istruzione, di certo, può già ritenersi bocciato.