Un miracolo. Difficile trovare altre parole nel dopo partita di Chievo-Spezia, finita col punteggio di 2-0 (con le reti segnate nei primissimi minuti di gioco da Djordjevic, abile a trovare il pertugio giusto su azione di calcio d’angolo, e Segre, bravissimo a finalizzare un’azione corale della squadra) e che permette ai gialloblù di andare al “Picco” a La Spezia, martedì sera, con un piccolo vantaggio. Già, piccolo perché il regolamento dei play off prevede che in caso di parità di reti segnate nel doppio confronto sarà la formazione meglio classificata in campionato – e quindi in questo caso lo Spezia – a passare il turno e accedere alla finale promozione. E due reti, in un campionato strano e faticoso come questo 2019/2020, sono effettivamente un divario recuperabile. E tutti gli scongiuri del caso sono autorizzati.

Al di là di quello che sarà l’esito finale di questa appassionante semifinale, però, bisogna dare i meriti in primis al tecnico gialloblù Alfredo Aglietti – che si sta meritando sul campo l’appellativo di “Uomo dei play off” dopo averli già vinti l’anno scorso con l’Hellas – di aver trovato una sorta di “quadratura del cerchio” e, soprattutto, di aver dato un’anima a questa squadra. La quale, spremuta fino al midollo nella tempra e nelle energie, è riuscita a trovare nella coda di campionato, prima, e in questo inizio di play off dopo (pareggio-qualificazione con il più attrezzato Empoli e vittoria strabiliante contro un favorito Spezia) quel gioco, quella qualità, quella determinazione e compattezza che le erano mancate nel corso di tutto il campionato, sia durante la gestione Marcolini, sia nella prima parte della gestione dello stesso Aglietti. Il quale, ha ovviamente impiegato del tempo per conoscere i propri giocatori (e causa lockdown non ha avuto per tre mesi l’opportunità di vederli all’opera), ma quando finalmente ha capito con chi aveva a che fare, si è affidato a un gruppo di giocatori dediti al sacrificio (Renzetti, Dickmann, Segre, Ceter), personalità (Obi, Djordjevic), qualità infinità (Vignato, ma nel suo piccolo anche Garritano, match winner di tante partite) e non ultimo al ritrovato Semper in porta, che dopo aver subito gol nei precedenti otto rigori con la maglia del Chievo, è diventato all’improvviso un portiere insuperabile dagli undici metri. Le sue parate a Ciciretti contro l’Empoli (a tempo quasi scaduto) e a Ricci contro lo Spezia valgono in effetti ben più di un gol segnato. Ma su tutti, forse, è Rigione l’emblema di questo strano campionato del Chievo. Il difensore centrale, senz’altro ottimo professionista ma che in passato non aveva mai fatto faville, è diventato nel corso di quest’anno un giocatore fondamentale, per la personalità con cui dirige la difesa e la qualità dei suoi interventi. Un giocatore arrivato per fare probabilmente il rincalzo ai titolari e diventato nel corso del torneo a sua volta titolare inamovibile. Una storia nella storia. Insomma, la crescita dei giovani, la buona resa – finalmente – dei giocatori di maggior esperienza (contro lo Spezia Obi ha fornito probabilmente la sua miglior prestazione da quando veste la maglia gialloblù) e una convinzione che va via via crescendo (un vecchio adagio nel calcio dice che “vincere aiuta a vincere”) hanno creato quell’humus ideale per essere, a questo punto, una seria candidata alla promozione.

La parata di Semper sul rigore calciato da Ricci durante Chievo-Spezia (foto Maurilio Boldrini – BPE Foto)

Certo, rimangono le difficoltà di una panchina cortissima, l’inesperienza di tanti giovani a volte buttati in campo da Aglietti (che quando si gira verso la panchina per ipotizzare un cambio non può far altro che constatare di avere a disposizione una “manica” di ragazzini) e il fatto che gli altri appaiano comunque meglio attrezzati. L’allenatore dello Spezia Vincenzo Italiano, per fare un esempio, quando toglie dal campo Di Gaudio inserisce Ragusa, quando sostituisce Bartolomei lo fa con Galabinov. Tutta gente con decine se non centinaia di partite in serie B e in qualche caso anche esperienze importanti in serie A. Insomma, sulla lunga distanza dei 180 minuti e di partite giocate ogni tre giorni è ovvio che gli avversari abbiano molte più frecce al proprio arco. Però il calcio è strano: intanto il Chievo si presenterà martedì sera con il vantaggio tutto da difendere di due reti, anche se sarebbe un errore cercare di fare le barricate. Anzi, vista comunque la non impermeabilità della difesa ligure, sarebbe opportuno cercare di trovare il gol, magari in contropiede sfruttando gli spazi che gli Aquilotti inevitabilmente dovranno concedere con il passare dei minuti. Ecco, starà probabilmente tutta là la chiave per ottenere il pass per la finale: saper sfruttare le occasioni, esattamente come è stato fatto nella gara di andata, per incrementare il numero di gol segnati e creare un divario a quel punto irrecuperabile, anche in un eventuale concitato finale dove energie e lucidità potrebbero inevitabilmente mancare, per qualunque tipo di avversario.

Comunque vada, però, va dato merito alla truppa pandorata di aver restituito nuovo entusiasmo al popolo clivense per un play off ad un certo punto quasi inaspettato e di cui Leverbe&C. sono diventati assoluti protagonisti.

Foto di copertina di Maurilio Boldrini – BPE Foto