L’uomo in più” è un film del 2001, primo lungometraggio del regista Paolo Sorrentino, con protagonisti Toni Servillo e Andrea Renzi. Quest’ultimo interpreta un ex calciatore che prova con fatica a inserirsi nel mondo del calcio come allenatore, proponendo idee avanguardistiche e rivoluzionarie, ispirate a Ezio Glerean, a quei tempi artefice del miracolo Cittadella, squadra padovana che per la prima volta si affacciava al calcio che conta.

Ezio Glerean, artefice del miracolo Cittadella

Declinato in una più prosaica ottica gialloblù, “L’uomo in più” assume il semplice significato di “valore aggiunto”, configurandosi indubitabilmente con la figura di Ivan Juric. Il tecnico croato, nella partita che il suo Verona ha pareggiato a Torino contro la Juventus, ha confermato per l’ennesima volta di essere il vero fuoriclasse della rosa, capace in poco tempo di trasmettere i propri principi tattici al rinnovato organico a sua disposizione. Contro i bianconeri la formazione gialloblù per almeno un’ora è stata superiore al più quotato avversario. Dopo l’infortunio di Favilli – autore del gol del vantaggio – la squadra, complice un fisiologico calo atletico, ha subito la rabbiosa reazione bianconera che ha portato al pareggio di Kulusevski. Il pareggio finale, tuttavia, è stato assolutamente meritato.

Rispetto allo scorso anno la rosa gialloblù si presenta profondamente rinnovata negli interpreti, con forse meno qualità e talento ma già in possesso dei principi a quali Juric è da sempre fedele: aggressività e dinamismo, intensità e agonismo, pressing alto e uno contro uno in qualsiasi zona del campo. L’impronta dell’uomo di Spalato è già ben riconoscibile come è ben assodato come Verona continui a rappresentare per lui la piazza ideale per consentirgli di portare avanti la sua idea di calcio, grazia anche alla consolidata grande intesa con il diesse Tony D’Amico.

L’allenatore Ivan Jurić e il direttore sportivo dell’Hellas Verona Tony D’Amico (foto Hellas Verona FC)

A fronte di una spiccata organizzazione tattica e di un elevato temperamento, si nota come al Verona manchi ancora qualcosa in termini di qualità, in particolare in fase di rifinitura e di conclusione. Tuttavia, a fronte di due soli gol realizzati, si registra una ritrovata solidità difensiva che fa della retroguardia gialloblù la migliore di tutto il campionato con solo due palloni finiti nella rete di Silvestri. Solidità che che costituisce da sempre il lavoro primario e prioritario per Juric, che già lo scorso anno aveva inizialmente fondato su questo aspetto le fortune della sua creatura. Riguardo ai singoli, nonostante la perdita di alcuni elementi fondamentali, Juric è già riuscito a trovare valide soluzioni. Favilli è stato fino a ora bravo a farsi trovare pronto, Colley rappresenta un giovane di indubbio talento mentre Lovato si è già guadagnato l’appellativo di nuovo Kumbulla. Infine Kalinić, che in attesa di ritrovare la migliore condizione, ha già favorevolmente impressionato per disponibilità e impegno.

Il neo gialloblù Nikola Kalinić (foto F.Grigolini_Fotoexpress)

Per quanto attiene, infine, alla sfera della comunicazione, l’allenatore balcanico si è sempre dimostrato estremamente schietto e diretto, al netto di qualche sortita dialettica, forse talvolta eccessiva, almeno nei toni. Juric, a volte sembra quasi divertirsi, in una sorta di instabile equilibrio tra realismo e ambizione, soddisfazione e orgoglio, lamentela e malcontento. In sede di mercato la società poteva, forse, fare qualcosa di più, attraverso un reinvestimento maggiore di quanto incassato da alcune eccellenti cessioni, nell’ottica magari di puntare più in alto di una tranquilla salvezza. Resosi conto della probabile scarsa propensione all’esonero da parte di Maurizio Setti, è parso utilizzare in modo quasi sfrontato il notevole credito maturato con l’ottima stagione scorsa. Valutata a freddo, tuttavia, le sue dichiarazioni si sono rivelate atte più che altro a evitare pericolose distrazioni, potenzialmente fatali, rivendicando gli indubbi meriti del proprio lavoro.

Ivan Juric da Spalato, insomma, è un allenatore con cui Verona è tornata a identificarsi, perfetto per la piazza quanto a passione, carattere e temperamento. Un uomo che si è dimostrato un grande trascinatore fin dalla prima esperienza in panchina, alla guida di un Mantova in balìa di vicissitudini societarie. La figura perfetta per un ambiente come quello gialloblù, il capopopolo ideale dopo anni di condottieri sbiaditi e incolori.

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Foto di copertina. F.Grigolini_Fotoexpress