L’Hellas ha finito il 2023 nel peggiore dei modi. La sconfitta interna contro il fanalino di coda Salernitana maturata il 30 dicembre ha lasciato sgomento più di un tifoso, che dopo la bella vittoria contro il Cagliari di sette giorni prima si aspettava – non a torto – un’altra prova di lotta e di sudore. E invece la squadra gialloblù ha “apparecchiato” per l’ultimo impegno dell’anno una prova totalmente incolore e priva di quel mordente necessario che devono avere le formazioni che si devono salvare. Quello, per intenderci, che aveva proprio l’avversario di giornata, la squadra campana allenata da Pippo Inzaghi che si è portata meritatamente a casa l’intera posta in palio, per la gioia dei tanti tifosi giunti in riva all’Adige da Salerno.

Cosa è successo?

Si è trattato di un passo indietro a dir poco rovinoso rispetto alle ultime uscite. Un passo indietro sorprendente e per alcuni aspetti perfino inspiegabile. Già perché da quando, a metà novembre (in occasione della pausa per gli impegni della nazionale), lo spogliatoio si era rinsaldato attorno al suo allenatore erano arrivati sei punti in cinque uscite (frutto di tre pareggi contro Lecce, Udinese e Lazio e una vittoria contro la squadra sarda allenata da Ranieri), con la sola sconfitta di Firenze a lasciare un bel po’ di amaro in bocca. Al di là dei punti racimolati, però, quello che non era mai mancato in quel mese e mezzo era stata la prestazione, non certo condita da bel gioco ma sempre caratterizzata – quello sì – da un confortante animus pugnandi. Quello che i tifosi vorrebbero sempre vedere, al di là degli inevitabili limiti tecnici e fisici che la squadra ha sempre avuto.

I pareggi sempre in rimonta arrivati nelle prime tre uscite, la vittoria casalinga contro i rossoblù isolani ma persino la sconfitta maturata al Franchi di Firenze erano state comunque partite in cui si era sempre visto un Verona coriaceo, in grado di vendere cara la pelle al cospetto di qualsiasi avversario e che pur nella difficoltà aveva saputo interpretare la gara al meglio delle proprie possibilità. La squadra di Vincenzo Italiano, tanto per dire, aveva sofferto moltissimo – soprattutto nel primo tempo – la veemenza della formazione gialloblù e solo per una mancanza di precisione degli attaccanti di Mister Baroni non era arrivata in quell’occasione una strameritata vittoria.  

Contro la Salernitana, invece, non si è visto nulla di tutto ciò. Si è vista al contrario una squadra, quella degli ospiti, scesa in campo con l’intento di sfruttare lo scontro diretto al massimo e un’altra, il Verona, che incredibilmente sembrava volersi accontentare anche di un misero pareggio casalingo, che avrebbe sì tenuto a distanza i dirimpettai, ma non avrebbe di certo permesso di sfruttare al massimo il turno favorevole, il diciottesimo, con una gara disputata di fronte ai propri tifosi (che erano stati “perdonati” dal giudice sportivo e riammessi in Curva Sud) al cospetto di una diretta concorrente per la salvezza e nel corso della quale i risultati provenienti dagli altri campi erano stati quasi tutti favorevoli a Dawidowicz e compagni.

Insomma, un’enorme occasione mancata, resa ancora più amara dal gol del salernitano Tchouna, bravo certamente a sfruttare la dormita generale della difesa scaligera, che nonostante avesse letteralmente circondato l’attaccante in maglia granata gli ha permesso di avanzare per trenta metri indisturbato e calciare dal limite dell’area senza vera opposizione. Se a questo si aggiunge che il gol nasce da un precedente gravissimo errore di Tchatchoua, il quale privo di pressione da parte degli avversari ha stoppato malissimo una palla a centrocampo, si capisce bene quali siano le principali difficoltà della squadra in questo momento.

Hellas e Salernitana a centrocampo, pochi istanti prima di iniziare il match

Da un Inzaghi all’altro

Parafrasando il celebre comico Flavio Oreglio, per l’Hellas dunque il momento è decisamente “catartico”. La classifica al momento consente, in virtù dello scontro diretto favorevole con il Cagliari, di essere per pochissimo sopra la linea di galleggiamento, con i gialloblù e i sardi appaiati a quota 14, con Empoli che segue di un punto a 13 e la corsara Salernitana, che si è fatta decisamente sotto, a quota 12. C’è poco da sorridere, dunque.

L’impegno di sabato pomeriggio a San Siro contro la capolista Inter appare di quelli proibitivi. La squadra di Simone Inzaghi viaggia a vele spiegate prima in classifica, ma ha pareggiato nell’ultimo incontro del suo 2023 contro il Genoa. Difficile pensare che una grande possa incappare, contro due avversarie di modesta qualità, in un nuovo intoppo. Anche perché la Juventus, dietro di lei, incombe e non si può certo concedere ulteriori distrazioni. Inoltre i nerazzurri recuperano per l’occasione il loro attaccante principe, Lautaro Martinez, che farà di tutto per tornare al gol e aiutare la sua squadra a riprendere il cammino verso la vittoria in campionato.

Difficile, onestamente, pensare che l’Hellas visto contro la Salernitana possa opporre una seria resistenza all’armata meneghina. Certo, se il Verona tornasse anche solo quello visto fra metà novembre e metà dicembre qualche speranza in più di poter dare del filo da torcere a Sommer e compagni ci può anche stare, a patto, però, di ritrovare quello spirito guerriero che è totalmente mancato nell’ultima uscita. A questo proposito, però, viene da fare una riflessione anche sul modulo scelto da Baroni, che qualche frutto, va detto, onestamente l’ha dato, ma ancora non appare quello migliore per sfruttare le caratteristiche della rosa a disposizione.

Questione di stile

Con due attaccanti bravissimi nel gioco aereo come Djuric e Henry, infatti, e una seconda punta abile negli inserimenti e a giocare, da perno, attorno all’attaccante centrale come Ngonge sarebbe interessante provare a vedere l’Hellas schierato con un classicissimo 4-4-2 o 4-4-1-1 che dir si voglia. Con Tchatchoua e Doig terzini e in grado di sovrapporsi alle ali Lazovic e Suslov ci sarebbe, infatti, qualche probabilità in più di riuscire ad andare sul fondo e crossare in mezzo palloni che le torri gialloblù potrebbe provare a scagliare in porta di testa o smistare, come spesso fanno, ai compagni, rendendo un po’ meno prevedibile il gioco dei gialloblù. Che al momento hanno come unico schema quello di lanciare lungo per Djuric o Henry e sperare che, facendo a sportellate con mezza difesa avversaria, il pivot di turno riesca a inventare qualcosa. Un po’ troppo poco per una squadra che ha qualche soluzione tecnica con cui variare, almeno ogni tanto, la tipologia di gioco.

Baroni, che era stato messo fortemente in discussione dopo la sconfitta casalinga con il Monza di novembre, sembrava aver recuperato posizioni nelle ultime settimane, ma l’ultima gara l’ha rimesso immediatamente sulla graticola. Contro l’Inter dovrà quantomeno dimostrare di avere di nuovo ripreso in mano la squadra. Altrimenti, in vista soprattutto delle due successive gare interne contro Empoli e Frosinone, a dir poco decisive, potrebbe essere arrivato il turno di qualche altro allenatore. Qualcuno, cioè, in grado di dare una scossa importante a tutto l’ambiente.

Hien festeggia la salvezza del Verona
Foto dal profilo Facebook Hellas Verona FC

Calciomercato: nuove incognite

A questo proposito va segnalato che nel frattempo è iniziato il mercato di riparazione di gennaio e il Verona ha già perso i primi pezzi: il difensore Hien ha già fatto le valigie in direzione Bergamo. Giocherà alla corte di Gasperini, dove doveva trasferirsi già quest’estate ma poi Setti aveva resistito alle offerte atalantine. Questa volta, invece, complice forse anche una prima parte di stagione dello svedese non all’altezza del precedente campionato, l’operazione si è conclusa in velocità. Nella trattativa è stato inserito anche l’attaccante della Primavera gialloblù Siren Diao, che si trasferirà in terra orobica, però, più avanti.

Nel frattempo però l’Hellas deve capire cosa fare del proprio mercato. Ci sono “sirene” un po’ per tutti i pezzi pregiati: Terracciano, Doig, lo stesso Ngonge, solo per fare i nomi più interessanti. E di certo non sarà semplice trattenerli, anche perché spesso le offerte arrivano da squadre come la stessa Atalanta ha dimostrato, che lottano per obiettivi ben più interessanti di una striminzita salvezza: stiamo parlando della Lazio, della Fiorentina, del Torino. Il solo Sassuolo, interessato fin dalla scorsa estate a Ngonge, viaggia nei bassifondi della classifica. Per il resto, invece, si tratta di tutte squadre dove trovare una sistemazione certamente più interessante, economicamente e tecnicamente.

Di certo il diesse Sogliano avrà voglia di dimostrare il proprio talento nell’andare a pescare giocatori che possano dare una mano, a basso costo, alla causa gialloblù. In fondo lo stesso Ngonge ma anche Duda, elementi che oggi fanno parte dell’undici titolare, arrivarono proprio a gennaio dell’anno scorso, risultando entrambi decisivi per la salvezza 2023. Ecco, diciamo che i tifosi, consci che sarà comunque un’altra annata di completa sofferenza, si augurano che il genio di Sogliano possa portare ancora una volta i suoi frutti in riva all’Adige e scovare qui e là in giro per il mondo quell’elemento in grado di trascinare la squadra alla salvezza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA