Pareva che il forte maltempo che ha investito Verona nel pomeriggio di ieri dovesse ostacolare la riuscita della serata finale del Bridge Film Festival. E invece la tempesta è passata e il festival si è chiuso con una serata che ha registrato nuovamente il pienone.

Come da tradizione, l’ultima sera del Bridge è riservata ai cortometraggi, che quest’anno sono stati selezionati in collaborazione con Associazione culturale ZaLab, Film Festival della Lessinia ed Ennesimo Film Festival. Una collezione variegata di stili, dai più narrativi a corti quasi avanguardisti, dalla finzione al documentario. Particolarmente interessanti si sono rivelati The Immortality of the Crab di Giacomo Manzotti e Mario Zorzi, un corto di animazione sperimentale girato su pellicola Super 8; InLove di Alexis e Jérémie Lopez, storia d’amore consumata su Tinder in una zona di guerra; e soprattutto Figli di provincia di Giovanni Pedrini, Michele Bellantuono e Raffaele Bonometti, realizzato all’interno del laboratorio di cinema documentario “Verona Fuori Le Mura”. Storia di un gruppo di ragazzi che fanno rap a Castel D’Azzano e sognano in grande, lontano dalle grandi città ma con un’ambizione internazionale.

A fine serata, la giuria, composta dal professore Alberto Scandola, dal direttore del Film Festival della Lessinia Alessandro Anderloni, dalla psicologa psicoterapeuta Prisca Ravazzin e dal presidente dei Circolo del Cinema Roberto Bechis, ha annunciato i vincitori della settima edizione. Immortal di Ksenia Okhapkina e Kanarí di Erlendur Sveinsson sono stati premiati rispettivamente come miglior lungometraggio e miglior cortometraggio. A Ma-La-Femmena di Desirè Gaudioso, Matilde Ferro, Anna Lughezzani e Marta Giacomelli è andata invece la menzione speciale.

Abbiamo chiesto al direttore artistico Ginevra Gadioli un bilancio di un’edizione nata in condizioni non proprio ideali eppure «andata oltre le aspettative. Effettivamente era un grande terno al lotto quest’anno. Nonostante tutto, forse perché ci abbiamo creduto e forse perché c’erano poche altre cose, c’è stata una buonissima affluenza. Un pubblico anche molto giovane, forse per la tematica che è stata scelta, Generazione Z. Anche la risposta della giuria è stata meravigliosa. Mi ha fatto molto piacere avere dei giurati così importanti, che hanno creduto in questo progetto e hanno preso molto seriamente il loro lavoro». La lezione da trarre da tutto questo? «Bisogna crederci. Nel far cultura bisogna crederci fino in fondo e si viene ripagati».