Alessandra Zocca, da quanto tempo vivi a Bruxelles? Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a trasferirti in Belgio?

«Sono arrivata a Bruxelles nel 2002, come molti, per motivi lavorativi. La multinazionale per la quale lavoravo aveva la propria sede mondiale in Belgio. All’epoca, molte multinazionali per motivi fiscali o altro avevano la sede nel Paese. Oggi, le persone arrivano a Bruxelles sempre per lavoro, ma prevalentemente per le istituzioni europee (la Commissione, il Parlamento, varie Agenzie etc.). In questo momento di crisi economica quest’ultime hanno aumentato il loro appeal perchè tra le altre cose, garantiscono in prospettiva maggiore stabilità, mentre le aziende private richiedono più flessibilità e danno minori certezze in caso di crisi economica.»

Come è cambiata da allora a Bruxelles?

«Ho fatto in tempo a sperimentato il momento d’oro di prestigiose multinazionali che avevano scelto Bruxelles come sede dei propri quartieri generali. Dopo la crisi economica molte aziende private hanno abbandonato la città purtroppo, e per questo motivo ho cambiato lavoro e ho iniziato una nuova avventura nelle istituzioni europee, appunto.
Quando mi sono laureata lo scegliere di andare all’estero era poco comune: veronesi che facevano questa scelta erano visti quasi come “avventurieri”, oggi invece questo è diventato la quasi normalità per molti studenti (per esempio grazie al programma Erasmus) in cerca di master o dottorati quotati, o per iniziare la propria carriera col piede giusto (un periodo all’estero fa sempre bene al curriculum). Per facoltà e dottorati di natura medico e nell’ambito della farmaceutica le università belghe sono molto rinomate. Ad esempio ho incontrato diversi ragazzi italiani e veneti che sono venuti a specializzarsi in Medicina della fertilità.»

Come ti sei avvicinata all’associazione Veronesi nel Mondo, della quale abbiamo di recente intervistato su “Heraldo” il presidente Enzo Badalotti?

«Nel 2012 mi arrivò una lettera dal Comune di Verona. A quel tempo era stato creato un ufficio che si occupava dei “Rapporti con i Veronesi nel Mondo”. Questa lettera era arrivata a tutti gli iscritti all’A.I.R.E. (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) del Comune di Verona. Risposi alla lettera e la prima volta che tornai a Verona fui invitata a incontrare in municipio il consigliere incaricato ai rapporti con i Veronesi nel mondo, e fu così che venni a conoscenza dell’associazione e del Club di Giulietta di Verona, con il quale ho collaborato. Purtroppo questa iniziativa del Comune di Verona non è poi decollata e non è stata riproposta. Nel 2016 l’Associazione Veronesi nel Mondo mi ha proposto di diventare presidente e fondatrice del circolo di Bruxelles.»

Ci sono altri circoli di Veronesi nel Mondo in Belgio?

«Si, ci sono altri grandi circoli a Charleroi, e in Limburgo, molto attivi da tanto tempo. Ma sono molto diversi dal circolo di Bruxelles.»

La Grand Place di Bruxelles

Cosa intendi dire, in che senso diversi?

«I circoli fuori Bruxelles sono composti prevalentemente da oriundi, ovvero da veronesi (o figli di veronesi) partiti molti anni fa alla ricerca di lavoro in Belgio. Sono persone legate all’emigrazione dell’epoca verso le miniere di carbone e l’industria pesante della Vallonia. L’associazione Veronesi nel Mondo era nata all’epoca per favorire il possibile rientro di questi veronesi partiti all’estero o quanto meno per mantenere un legame con la città e per non perdere la radice veronese da trasmettere ai loro figli. In quest’ottica si sono aperti molti altri circoli nel mondo, soprattutto nelle Americhe e in Australia.»

E i veronesi che hai incontrato a Bruxelles invece?

«Qui a Bruxelles (come in altre capitali europee) si incontrano veronesi che con gergo anglosassone vengono comunemente definiti “expats”, ovvero espatriati, persone che ancora una volta sono qui per lavoro, ma che tornano a Verona molto spesso, anche ogni weekend (…quando c’erano i voli), che magari sono a Bruxelles di passaggio per un periodo limitato (uno o due anni) per poi spostarsi in altre città o per tornare in Italia. I veronesi che si spostano a Bruxelles sono giovani studenti o professionisti che non hanno, come accadeva agli emigrati in passato, il bisogno di mantenere il legame con il territorio di provenienza. L’espatriato è colui che vive sempre con una doppia identità: una rimarrà sempre quella di italiano veronese, l’altra sarà quella internazionale o quella del luogo in cui vive, ovunque esso sia.»

L’Atomium

Alessandra, il quadro socio-culturale che ci stai tracciando è molto interessante: ci stai dicendo che i veronesi in Belgio possono essere molto diversi…

«Esattamente. Io ho scritto anche un white paper cercando di suggerire delle idee per l’associazione dei Veronesi nel Mondo, perchè, come intuibile, i bisogni di queste persone possono essere molto differenti. Gli oriundi non vogliono perdere i propri legami con Verona, vogliono rimanere attaccati alla loro radice e vogliono essere riconosciuti come veronesi: è l’estremo tentativo di non perdere le proprie origini e rimanere veronesi e italiani. A Charleroi i veronesi sono molto coesi e organizzati e realizzano degli eventi frequentatissimi dalla comunità italiana locale: ad esempio hanno portato da Verona ed esposto in città la statua di Giulietta e Romeo Eternity, donata dall’associazione Veronesi nel Mondo (la statua sarà definitivamente posata nel mese di settembre nella piazza antistante il Castello di Villafranca). Inoltre ogni anno organizzano la festa delle Giuliette con menù veronese: con un furgoncino tornano a Verona e si riforniscono di prodotti gastronomici tipici. Organizzano anche delle gite in città e in provincia da dove molti di loro provengono per rivedere luoghi natali o per mostrarli ai discendenti.»

E quali sono le differenze con i veronesi che incontri a Bruxelles?

«Mentre gli oriundi cercano di creare una propria comunità dove si vedono negli stessi posti, si incontrano per mangiare insieme, e coltivano la loro memoria comune, a Bruxelles un espatriato è più visto come un punto di riferimento per sapere, che so, quali sono le zone migliori in cui abitare, quale dottore frequentare, quale può essere un idraulico o una baby-sitter fidati etc.. Insomma, a Bruxelles l’incontro con un altro veronese è soprattutto l’occasione di crearsi un network in una città che spesso è ancora poco conosciuta. Inoltre, gli espatriati sono attirati essenzialmente da nuove esperienze, per soddisfare la propria curiosità: se uno gli propone una cosa interessante allora tutti si attivano, per darsi una mano, l’un l’altro.»

E qual è il rapporto che avete con Verona?

«Il punto che accomuna tutti gli espatriati veronesi è l’orgoglio di appartenere alla città di Verona, soprattutto il desiderio e la volontà di portarla qui a Bruxelles, di far vedere le bellezze ed eccellenze a tutta l’Europa. In effetti Bruxelles, con la sua larga comunità di espatriati da tutta Europa, è una vetrina privilegiata per Verona e noi veronesi di Bruxelles siamo ben consapevoli di poter offrire questa occasione alla città scaligera. Questo spirito è comune a molte comunità di italiani qui, soprattutto a livello di regione, come i friulani, gli umbri e gli emiliani, che addirittura organizzano corsi per fare le tagliatelle a mano tutto in italiano, francese e inglese! A livello di attività sociali e culturali la Regione Veneto non è purtroppo molto attiva a Bruxelles, lo era molto di più in passato quando esisteva l’associazione Amici del Veneto (di cui ho fatto parte finchè non è stata sciolta e spero sempre che venga ricostituita). Ecco, credo che ogni veneto e veronese qui sarebbe felice di far conoscere la sua regione e città anche nei suoi aspetti meno noti.»

Quindi gli espatriati a Bruxelles riscoprono l’orgoglio di essere veronesi?

«Penso che i veronesi residenti a Verona siano orgogliosi della propria città, ma forse troppo modesti. La mia impressione è che Verona non si faccia vanto di quanto gli stranieri siano innamorati della nostra città e di quanto Verona sia geograficamente situata in un luogo strategico, nella regione con il più alto afflusso turistico d’Italia, crocevia tra il lago e le montagne e a un passo da Venezia. Mi sembra che l’atteggiamento dei veronesi sia piuttosto quello di accogliere i turisti e cercare di offrire loro il meglio, ma che non ci sia lo stesso impulso che proviamo noi residenti all’estero di esportare e promuovere la nostra cultura in giro per il mondo. Ovviamente sono le mie personali impressioni.»

Ci puoi fare un esempio quali iniziative si potrebbero prendere in tal senso?

«Ad esempio qui da Bruxelles in particolare e da altre capitali europee in generale, Verona è poco accessibile per via aerea. Il potenziamento dei collegamenti aerei e dell’aeroporto di Verona è un tema che sto portando avanti da tempo con la petizione “Caro aereo, portami a Verona”, di cui ho parlato con alcuni esponenti politici della città e della regione, ma su cui non ho mai avuto risposte concrete.
In questo momento Verona è soprattutto accessibile via treno, rendendo pressochè impossibile per i veronesi organizzarsi dei rientri nel weekend, visto che per arrivarci ci vogliono dalle sei alle otto ore di viaggio (ad esempio da Bruxelles è necessaria la navetta per l’aeroporto Charleroi per poi volare su Treviso, Venezia, Bergamo o Bologna, e prendere una successiva navetta e treno). Maggiori collegamenti consentirebbero inoltre di sviluppare il turismo del fine settimana lungo tutto l’anno, che si addice perfettamente a una città delle dimensioni di Verona. Verona ha tutte le possibilità per coltivare un proprio bacino di utenza che include anche tutto il Trentino e il lago di Garda. Inoltre, si potrebbero sviluppare maggiori sinergie con altre città. Ad esempio perchè non sviluppare un biglietto integrato “coast to coast” che consenta di atterrare a Venezia, visitare Verona e il lago per poi ripartire dall’aeroporto di Verona, o viceversa?»

E come si è arrivati secondo te a questo?

«Non lo so. L’impressione da qui, dove le persone sono abituate a spostarsi per periodi brevi in lungo e in largo per l’Europa, è che la mancanza di collegamenti aerei faccia perdere molta visibilità e opportunità di turismo tutto l’anno alla nostra bella e amata città.»

Cosa ti sentiresti di chiedere alle istituzioni territoriali?

«Più supporto qui in Belgio per l’associazione dei Veronesi nel Mondo. Frequentando i circoli di altre regioni (sono ad esempio molto attivi i friulani, i giuliani e i romagnoli) mi sono resa conto che le autorità locali (ad esempio la Regione) supportano molto più da vicino le attività di questo tipo di realtà all’estero. Con maggior supporto potremmo fare molto di più. Nel 2018 in un evento organizzato nell’ambito della Settimana della Cucina Italiana dall’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles come associazione dei Veronesi nel Mondo abbiamo presentato e fatto degustare prodotti veronesi che hanno riscosso un successo incredibile: i numerosi posti a disposizione per partecipare al nostro evento sono andati esauriti su internet nel giro di poche ore. Questo successo basato su volontariato e l’amore per Verona del nostro Circolo di Bruxelles, e il grande aiuto del Presidente Badalotti, potrebbe essere replicato con maggior supporto delle istituzioni.»

E per i collegamenti aerei?

«Naturalmente quella è un’esigenza che abbiamo segnalato più volte, non solo per lo sviluppo del turismo e la promozione della nostra cultura come dicevo prima, ma anche come un servizio alle persone espatriate ed agli oriundi che cercano di mantenere contatto con le proprie radici. È un peccato, ad esempio, che oggi, a metà luglio, non si sappia ancora quali sono i voli che saranno operativi quest’estate a Verona. Tra l’altro, in questi tempi di pandemia, molti non saranno disposti a cambiare molti mezzi dagli aeroporti vicini per raggiungere Verona.»

E per i veronesi all’estero, cosa chiederesti al Comune di Verona?

«La mia richiesta in questo ambito è quella di istituire un contatto diretto e continuo con le istituzioni locali, che sia nel Comune o nella Regione, con cui i veronesi all’estero possano dialogare. Ad esempio, durante la crisi del COVID, una pagina internet per gli espatriati avrebbe fatto comodo per informare chi avesse dovuto rientrare quali erano le regole da seguire (se era stata istituita o meno una zona rossa, sulla necessità di una quarantena, se era possibile rientrare nella Regione Lombardia, etc). Il sito dell’ambasciata fornisce indicazioni a livello nazionale, ma non avevamo informazioni a livello di città e Regione. Mi piacerebbe che ci fosse una pagina dedicata ai Veronesi all’estero sul sito del Comune di Verona, su cui registrarsi per essere in contatto e per eventuali comunicazioni.»