“Organizzo proiezioni clandestine di Via col Vento. Prezzi modici, no perditempo.”

I tardivi rigurgiti di coscienza sono talvolta peggiori del male che è stato fatto, anche solo per il rischio, evidentemente poco calcolato, di risultare ridicoli agli occhi del mondo.

In questi giorni stiamo assistendo un po’ ovunque a delle manifestazioni antirazziste nate dall’ennesima goccia che ha fatto traboccare il vaso, ovvero la ben nota uccisione accaduta a Minneapolis dell’afroamericano George Floyd per mano di un poliziotto bianco, filmato durante il suo orribile gesto.

Lungi da me aggiungere ulteriori commenti a quanto accaduto, ma una citazione a parte la meritano almeno quei soliti burloni di complottisti, i quali hanno cercato di dimostrare che è stata tutta una messinscena e che il poliziotto, in realtà, sarebbe un attore di cabaret. Nella sua performance peggiore, aggiungerei.

Ovviamente sono tutte menzogne smentite da foto e dai fatti, ma questi divertenti personaggi che vivono in un proprio lisergico mondo tutto piatto e ricco di cospirazioni degne di un mancato sbarco sulla luna da parte dell’”astronauta” Stanley Kubrick, mi hanno dato il coraggio di fare coming out e di dichiararmi, con orgoglio e fierezza, per ciò che sono e che sono sempre stato: un “cervellopiattista”, ovvero un convinto sostenitore che l’idiozia in taluni esseri umani può andare al di là di ogni più mesta previsione. Per lungo tempo ho temuto di confessarlo, perché aborro il protagonismo e mai avrei voluto apparire come il solito borioso: questi anni di social mi hanno fatto capire però di non essere solo, che siamo in tanti e che sarebbe anche ora di dire basta a certe scemenze.

Via col Vento

Veniamo al punto. L’ultima scemenza mediatica, in ordine di apparizione, pare che ce l’abbia regalata la piattaforma HBO Max, che ha ufficialmente sospeso dalla propria programmazione un classico come Via col vento che Victor Fleming regalò all’umanità nel 1939, con la motivazione che «presenta alcuni pregiudizi etnici e razziali che sfortunatamente sono stati comuni nella società americana».
In attesa che tutti gli americani coscienziosi, compresi quelli che stanno demolendo le statue di Cristoforo Colombo, abbandonino la terra occupata dai loro antenati e rientrino nella vecchia Europa o nel continente africano, butterò lì un termine per nulla complesso ai dirigenti della HBO e a tutti i loro sostenitori: contestualizzazione. Le attuali rivendicazioni sono sacrosante, ma alle volte essere più realisti del re può risultare controproducente.

Nessun sano di mente amante del Cinema potrebbe mai negare che in tanti, troppi film si è fatto del razzismo, ma non è bruciando sulla pubblica piazza le pellicole che si risolvono le cose.

Quante volte abbiamo visto gli indiani “cattivi” schiacciati dall’eroico John Wayne di turno? Per non parlare poi degli italiani sempre mafiosi, canterini e gesticolanti, così come dei francesi con la solita baguette sotto al braccio o gli altezzosi inglesi con i denti brutti o, ancora, gli irlandesi violenti e amanti dell’alcol, senza dimenticarsi dei cinesi che fanno tutti kung-fu sgranocchiando pipistrelli vivi. Il fatto è che ogni stereotipo legato ad un popolo è, per definizione, razzista e tutto il Cinema che amiamo ne è pieno da sempre.
Vero è che la popolazione afroamericana è quella che più ne ha sofferto e a questo aggiungiamo che anche a Hollywood qualche “problemino” d’integrazione esiste tuttora (ditemi a bruciapelo dieci nomi di attori famosi di colore), però non è nascondendo il passato sotto al tappeto della vergogna che si può cambiare lo status quo.

Hattie McDaniel, l’attrice che interpretò Mami

Ricordo di aver visto la prima volta Via col vento da ragazzino e già allora trovai macchiettistica la caratterizzazione del personaggio di Mami (Mammy, in originale, ruolo per il quale Hattie McDaniel ricevette un Oscar), soprattutto per l’imbarazzante doppiaggio italiano. Capii però che era stato girato tanti anni prima e che la storia raccontava di un passato ancora più remoto. Ora, posso comprendere che parcheggiare un ragazzino senza alcun spirito critico davanti alla televisione sia sempre rischioso, ma chi volete che se lo fili oggi un film del 1939 se non un appassionato di Cinema duro e puro o un’inguaribile romantica di novantanove anni?

Però va bene, facciamo finta di comprendere i timori di chi in questo periodo ha paura anche della propria ombra se troppo scura, e vediamo di buttar lì una manciata di titoli non tanto da eliminare, ma solo da correggere un po’.

Una poltrona per uno
Tagliata completamente la parte di Eddie Murphy perché rappresenta il solito cliché dell’uomo di colore che dalla strada diventa ricco solo per una botta di fortuna.
Il nostro Natale non sarà più lo stesso senza la pellicola originale, ma se non altro durerà molto meno.

Fuga per la vittoria
Va bene ritmo nel sangue, va bene la prestanza atletica e bla bla bla, ma quando è troppo è troppo: Pelé verrà sostituito digitalmente da Francesco Totti, ma verrà doppiato da Bobo Vieri perché ha una migliore dizione.

Men in White
Vabbè, che ve lo dico a fare?

Io sono leggenda
Con la recente e rivoluzionaria tecnica che sostituisce i volti degli attori, ovvero la “Face swap” (da non confondere con la più elaborata “Face sitting”), Will Smith non potrà più bullarsi di essere l’ultimo uomo sulla terra e, al suo posto, vedremo Nicolas Cage, però con un parrucchino afro.

Sylvester Stallone in Rocky Balboa

Rocky
Anche se ti sei guadagnato il titolo e vivi una vita agiata, incarni ugualmente uno stereotipo, perciò mi dispiace caro Apollo, ma il tuo ruolo verrà tagliato nel nuovo montaggio. Rocky lo vedremo tirar pugni solamente a un quarto di manzo appeso in una cella frigorifera. E perderà lo stesso.

Il mio amico Arnold
Neppure le vecchie serie tv si salvano dalla censura, ma qui il budget è poco, perciò si risolverà tutto con un nuovo doppiaggio che trasformerà Gary Coleman e suo fratello in due ragazzi partenopei. Questo prima che anche gli amici napoletani comincino ad abbattere qualche statua.

Bene, direi di terminare qui, anche perché tra pochissimi giorni riapriranno i battenti le sale cinematografiche e, sinceramente, chi se lo filerà più Via col vento? Quindi, accompagnato dalle immortali note di Ivory and Ivory di Paul McCartney, vi do appuntamento su queste pagine per le recensioni dei nuovi film in uscita.
Alleluia, era proprio ora!