Ricordate il mondo prima della pandemia? Correva l’anno 2019, quasi al suo scadere, il Natale era alle porte e forse il virus già circolava indisturbato tra di noi ma noi ancora ignari e spensierati ci perdevamo nei mercatini di Natale mentre l’Australia andava a fuoco.

Intanto nel Regno Unito era tempo di elezioni e il candidato dei conservatori Boris Johnson, pro Brexit, per convincere il popolo britannico a votarlo pensò bene di fare una parodia di Love Actually. Johnson, come è noto, vinse quelle elezioni, la Brexit divenne realtà e alla fine il Primo Ministro, dopo aver tentato la strada dell’immunità di gregge, come un Zingaretti qualunque che fa l’aperitivo sui Navigli, è stato contagiato dal Coronavirus con conseguente lockdown totale del Paese. Questa però è tutta un’altra storia.

Oggi restiamo nell’ambito “cosa non si fa per convincere l’elettorato” ma voliamo Oltreoceano, fino a giungere sulle sponde del nuovo mondo, dove ancora nel pieno dell’emergenza Covid-19 prova a ingranare quella che si prospetta la peggior corsa alla presidenza di tutti i tempi. Ai blocchi di partenza, con molta calma, il presidente in carica Donald Trump versus quello che fu il vice di Barack Obama, il non giovane Joe Biden.

Partendo dal fatto che proverò a non farmi influenzare dall’innegabile fatto che Joe Biden è senza dubbio uno degli uomini più sexy d’America, c’è da riportare che negli ultimi anni il giovanotto, forte anche dei sui 77 anni, non stia esattamente dimostrando la stessa lucidità che otto anni fa in un dibattito televisivo aveva spinto l’acceleratore sulla rielezione di Barack Obama.

Occorre una piccola premessa: Biden, candidato democratico ufficiale alla Casa Bianca dopo il ritiro del progressista Bernie Sanders, sicuramente attira i favori dell’ala liberale e moderata del partito ma alla sua scalata alle primarie sono stati incisivi i voti degli afroamericani di cui pare avere l’assoluto favore per osmosi in quanto vice del primo presidente di origini afro.

Però insomma, pare che Joe se la stia credendo quel pelo di troppo. La scorsa settimana in diretta radio a uno speaker afroamericano che esprimeva dei dubbi sul votare lui o Trump, Biden ha risposto «Se hai difficoltà a decidere se votare per me o Trump allora non sei nero» (If you have a problem figuring out whether you’re for me or Trump, then you ain’t black).

Ora, al di là delle riflessioni più o meno serie che si possono fare, su Biden o sulle politiche di Trump e soprattutto sul fatto che non sia necessario appartenere a una minoranza per difenderne i diritti, anzi, però, sono solo io o questa frase pronunciata da uno degli uomini più “white” d’America suona surreale anche voi?

Le critiche alla dichiarazione di Biden sono state immediate e a poche ore dall’intervista radiofonica è comparso il sito www.youaintblack.com. Nella pagina, che riporta il logo “Black Voices for Trump 2020,” l’ex vice presidente viene accusato di razzismo. Biden non ha tardato a scusarsi e a dichiararsi pentito, specificando che nel modo più assoluto non sta dando i voti degli africani americani per scontati. Ma il meglio deve ancora venire.

La vera bomba è infatti la risposta di Trump, arrivata questa settimana. Il Potus ha sganciato il contraccolpo non solo – ovviamente – attraverso i social ma niente di meno che con un noto meme, e non uno a caso: sulla pagina Facebook ufficiale del Presidente è infatti apparso il meme della Coffin Dance, quello in cui durante un corteo funebre degli uomini portano una bara a ritmo di Edm usando la bara stessa per le proprie coreografie. La scena, che potrebbe sembrare una macabra provocazione, in realtà è tratta da una splendida tradizione ghanese per cui si balla e si fa festa durante i riti funebri per dimostrare affetto e felicità nei confronti del defunto.

Sulla bara il Trump team ha ben pensato di inserire il logo della campagna presidenziale di Biden. Non saranno forse americani questi becchini ballerini, ma sicuramente sembrano molto africani, e il messaggio non potrebbe essere più chiaro di così. Uno può criticare l’idea e gli strumenti ma l’efficacia della metafora è da applauso.

E così mentre Salvini e Orban si cambiano messaggini su telefonini del 1999 (a questo punto c’è da chiedersi se si fanno anche gli “squillini”), Gallera riporta in auge il “two is megl’ che one” e l’influencer Nicola “Paziente Zero” Zingaretti lancia la moda dell’estate delle mascherine, c’è da chiedersi se alla fine non sarebbe stato meglio far vincere il virus.

Ad oggi una sola certezza: questo mondo è ancora bianco, maschio ed etero.