Sui social sono molti i post disperati di genitori che non ne possono più di avere bambini e ragazzi in giro per casa. Una condizione normale, visto la prolungata (e non abituale) convivenza forzata. Ma come gli studenti delle superiori vivono la segregazione ai tempi del Coronavirus? Come vedono la scuola, la famiglia, il futuro? Ce lo raccontano oggi tre ragazze di 18 anni: Alessia, Giulia e Francesca.

Ragazze, come trascorrete queste giornate?

Alessia: «Principalmente passo la prima parte della mattinata (e a volte il primo pomeriggio) al pc per seguire le video lezioni online. Quando ho finito, mi invento cose da fare per non sprofondare nel baratro della noia assoluta: ad esempio mi alleno, poi ascolto musica, leggo libri, guardo film, telefono ad amici e parenti. Devo dire che rifletto molto su alcune cose e credo che io lo stia facendo più frequentemente adesso perché prima non pareva non esserci mai tempo.»

Francesca: «Durante questa quarantena passo le mie giornate in maniera un po’ “improvvisata” e mi sveglio ad orari molto differenti in base alle lezioni online che ho in giornata. Nel pomeriggio, se non devo studiare, cerco di tenermi impegnata guardando film o rileggendo libri che non leggevo da tempo. Ho addirittura iniziato a scrivere quasi ogni giorno così che, un domani, possa in quale modo rivivere questo periodo molto particolare, pensando ai tempi in cui tutto sembrava far parte di un film di fantascienza.»

Giulia: «Passo le mie giornate a studiare, fare i compiti e guardare film e serie televisive.»

Come vivete i vostri rapporti familiari nelle vostre lunghe giornate a casa?

Alessia: «A stretto contatto con i parenti stretti si alternano giorni felici a giorni in cui vorresti solo essere in un altro luogo e sparire. Litighiamo più di prima, soprattutto io e mia sorella per qualsiasi sciocchezza; non avere contatti con altre persone se non loro, per un mese e oltre, è da impazzire. Sicuramente stando più insieme a loro ho capito e notato cose a cui prima non facevo caso, sia in positivo che in negativo. Loro dicono che io sono cambiata ma, probabilmente, siamo tutti troppo nervosi e stressati.»

Francesca: «Stare sempre a stretto contatto con i propri familiari è molto strano: normalmente si è abituati vedersi a cena e pranzo e nemmeno sempre. Mio padre, lavorando nella polizia penitenziaria, tuttora deve andare a lavorare e il fatto di vederlo uscire è una delle poche cose che fa pensare ad un minimo di normalità, nonostante il timore di un possibile contagio. In realtà, la mia più grande paura di questa quarantena era sopravvivere in casa insieme a mia sorella, in quanto siamo un po’ come cane e gatto: fortunatamente, dopo un mese, riusciamo a litigare solo un paio di volte al giorno e sono sempre discussioni di cui potremmo tranquillamente fare a meno; ma i rapporti tra sorelle sono costituiti d’amore e d’odio e, purtroppo o per fortuna, non ci si può far niente.»

Giulia: «Questa quarantena mi ha fatto riscoprire alcune attività in famiglia, solitamente la domenica la passavo in casa da sola, ora invece cerco di passare il mio tempo con gli altri membri della famiglia, faccio puzzle, giochi in scatola, partite a briscola e ho imparato ad ascoltare cosa che, purtroppo, nell’ultimo periodo non facevo molto. Il fatto di essere obbligati a stare chiusi in casa mi ha fatto scoprire tante cose della mia famiglia che non sapevo e mi ha fatto apprezzare le piccole cose. Ho anche capito l’importanza di un abbraccio, di quanto sia doloroso sentirne la mancanza quando se ne ha il bisogno.»

La scuola on-line, la cosiddetta “didattica a distanza”, è davvero un’alternativa valida alla scuola normale ?

Francesca: «Penso che la scuola si sia trovata molto impreparata. Nessuno si sarebbe mai immaginato una situazione simile; ci siamo tutti trovati di fronte ad un milione di domande a cui, ancora, non sappiamo rispondere. Comunque, nelle prime due settimane, sia professori che alunni ci siamo prodigati nel fare qualcosa: abbiamo iniziato a sperimentare le lezioni online che, seppur siano tuttora molto strane, sono comunque utili. Una delle poche cose negative è che spesso si bloccano per via della poca rete o perché è difficile riuscire far lezione con più di venti persone connesse, ma si fa quel che si può. Lo studio, in fin dei conti, è l’unica cosa che può farci pensare a un minimo di normalità.»

Giulia: «Credo sia giusto fare lezione online, sia per un fatto che l’anno prossimo dovremmo superare l’esame di Stato, sia perché non fare nulla tutto il giorno diventerebbe pesante e noioso.»

Alessia: «La scuola è molto efficiente in questo periodo: si è dimostrata organizzata e pronta, almeno nel mio caso. Questa modalità restituisce, però, una scuola fredda, quasi troppo rigida e non lascia spazio a tutto ciò che in una classe vera succede ogni giorno.»

Cosa è cambiato, fino a questo momento, nella vostra vita?

Francesca: «La mia vita è cambiata molto, seppur non sia mai stata una persona particolarmente affettuosa o bisognosa d’affetto, solo ora mi rendo conto di quanto in realtà mi manchino le persone. Mi manca uscire con i miei amici, poterli abbracciare e non vederli tramite uno schermo e, soprattutto, il fatto di potere stare loro vicino in un momento difficile, nel quale molte persone a me care stanno avendo dei lutti.»

Quando il mondo tornerà accogliente, cosa vorreste fare come prima cosa?

Giulia: «Appena potrò uscire, incontrerò i miei amici, andrò a trovare i miei parenti e andrò a far visita a chi purtroppo non c’è più.»

Francesca: «Quando torneremo a uscire sono abbastanza sicura che i rapporti tra le persone cambieranno. Noi italiani, soprattutto, siamo un popolo abituato a vedersi e darsi i baci sulle guance come segni d’affetto. Per la paura di futuri contagi, penso che quest’abitudine cambierà non appena potremo mettere piede fuori casa. Magari le persone continueranno a mantenersi distanti dalle altre e saremo tutti obbligati ad indossare sempre le mascherine. Ciò che è sicuro, è che quest’esperienza può essere da buon auspicio per chiunque per avere una mentalità diversa e per capire, finalmente, che siamo tutti uguali, soprattutto di fronte ad una epidemia. E spero che, una volta tanto, si possano mettere da parte i pregiudizi.»

Alessia: «Quando si ricomincerà a uscire, secondo me la società in generale sarà sicuramente segnata e cambiata. Faremo molta più attenzione alle cose, alle persone. Ameremo come non mai la semplice normalità e forse saremo meno indifferenti ai problemi.  Ci prenderemo il tempo per fermarci e osservare un po’ le cose attorno a noi. Per quanto mi riguarda, credo che darò molto valore ad ogni singolo momento che passo con le persone a cui voglio bene.»