L’Autority per l’energia Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha pubblicato nel sito ufficiale il documento di consultazione in cui illustra gli orientamenti “in materia di partite economiche relative all’energia elettrica oggetto di autoconsumo collettivo o di condivisione nell’ambito di comunità di energia rinnovabile”. Chiede di far pervenire le osservazioni e proposte entro il 9 maggio 2020 per poi procedere alla definitiva approvazione. L’esposizione del documento purtroppo non stimola ai più alcun desiderio di proporre osservazioni o proposte. Viene facilmente derubricato ad argomento difficile riservato per pochi tecnici specializzati.

Invece è una di quelle notizie che non devono passare sottotraccia perché è destinata a incidere nella vita dei cittadini e cambiare i loro comportamenti in modo radicale. Cerchiamo di capire cosa sta capitando. Arera è l’ente indipendente con la responsabilità di regolare diversi mercati tra cui quello dell’energia. Ne definisce le regole affinché i soggetti che vi operano per produrre, consumare, trasportare, distribuire, vendere, acquistare agiscano in un regime di equità e trasparenza. Svolge quindi un ruolo fondamentale di garanzia per tutti.

Il documento in questione è importante perché si riferisce alla Direttiva UE 2018/2001 del Parlamento Europeo sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. L’abbandono dei combustibili fossili comporta rinunciare alle grosse e concentrate centrali elettriche, che spesso vediamo imponenti ai lati delle autostrade, e affidarsi alle piccole e distribuite produzioni rinnovabili fotovoltaiche ed eoliche che già appaiono sui tetti delle case, sui capannoni, nelle valli ventose. Ne consegue che ognuno di noi possa diventare produttore della energia elettrica che consuma. Prosumer è il nuovo termine per identificare chi opera in questa condizione.

La stessa direttiva Europea, per facilitare gli investimenti in rinnovabili, ha introdotto un nuovo soggetto operatore nella Comunità Energetica Rinnovabile, ossia un gruppo di utenti che si aggregano per condividere una produzione elettrica rinnovabile. Il loro l’obiettivo è fornire ai propri soci benefici ambientali, economici e sociali, non solo semplici profitti finanziari.

Il parlamento italiano, per promuoverne lo sviluppo rimuovendo gli ostacoli normativi e amministrativi, ha fatto proprie le indicazioni europee con l’art. 42bis del DL Milleproroghe datato 30 dicembre 2019, n. 162, dando mandato all’Aera di predisporre il regolamento, ora oggetto di consultazione, che inserisce le Comunità Energetiche Rinnovabili nel nostro sistema elettrico.

Ma quali cambiamenti ci possiamo aspettare? A titolo d’esempio immaginiamo un condominio dove, fra le sue pertinenze, oltre al giardino, la portineria, l’ascensore e altro, ci sia anche l’impianto di produzione di energia elettrica rinnovabile. Un vero condominio solare! L’impianto è una proprietà condivisa e ogni condomino, membro di fatto  della comunità energetica condominiale, preleva quanto serve per condizionare e illuminare l’ambiente, gestire gli elettrodomestici, alimentare l’auto elettrica. Con le spese condominiali, insieme al giardiniere, alla pulizia scale, al portinaio, alla manutenzione dell’ascensore,  pagherà anche la gestione e la manutenzione dell’impianto di produzione elettrica. E l’energia? Gratis. Le emissioni di CO2? Zero.  

Lo stesso modello può essere esteso a un quartiere, a un piccolo paese, agli abitanti di una strada, un distretto industriale, un complesso ospedaliero, una qualsiasi aggregazione di soggetti interessati a rendere sostenibile ed economico la soddisfazione del proprio bisogno energetico. La diffusione delle comunità energetiche rinnovabili avrà quindi effetti positivi sull’ambiente e può dare un importante contributo alla creazione di città resilienti e sostenibili.

Dall’ultimo Bilancio energetico del Comune di Verona, del 2018, si apprende che il totale annuo cittadino di emissioni di CO2 è di circa 1.3 milioni di tonnellate e che il 34% di queste provengono dagli edifici residenziali. Le Comunità Energetiche  sarebbero quindi  un utile  strumento offerto ai Comuni che si sono impegnati, aderendo al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia, a ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2030. Il Comune di Verona vi ha aderito nel luglio 2018 e ora sta approntando il conseguente Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (Paesc).  L’approvazione del Consiglio Comunale è attesa per giugno 2020 e la prima discussione in commissione consigliare è in calendario giovedì 16 aprile. Includerà fra le azioni previste anche le Comunità energetiche rinnovabili?