Decreto Sicurezza: cerchiamo di fare ordine sulla serie di opinioni e commenti che si sono letti in questi giorni un po’ ovunque, su carta stampata e digitale. Ma prima una premessa doverosa: la “vaccata” digitale ha notoriamente sostituito, nel nuovo millennio, quella orale da bar. Il pressapochismo non è figlio della modernità, quindi, ma è sempre esistito.

Abbiamo sempre chiacchierato (e sempre si farà) principalmente di calcio, gossip e di politica – in religioso ordine di rilevanza – e nessuno potrà mai impedirci di farlo. Nessuno, se Dio vuole, potrà nemmeno obbligarci ad assumere informazioni con metodo accademico prima di esprimerci su ciò che più ci interessa, se parliamo del più e del meno al bar.

Si tratta, a ben vedere, della risposta moderna a una pulsione istintiva radicata ancestralmente nei nostri geni: annusarsi. Proprio così. Mentre fino a un paio di decine di migliaia di anni fa i nostri avi, incontrandosi, si annusavano, come fanno i cani ancora oggi, noi ricaviamo le medesime informazioni dallo scambio di chiacchiere, anche vacuo. Con la chiacchiera al bar capiamo stato di umore, di benessere apparente, insomma il mood del nostro interlocutore, che è fondamentale per comprendere come porci. “Come va? Che mi racconti?”, insomma, equivale ad annusatina, proprio là dove non batte il sole.

Con una premessa del genere, il resto è tutto in discesa. Non è difficile, a questo punto, comprendere come l’uomo del nuovo millennio abbia trovato anche un altro luogo dove annusarsi, ossia la bacheca virtuale dei Social. Pubblico una frase, un link, e vedo come il popolo dei miei follower reagisce. Che il link sia su qualcosa di verificato, onesto e corretto poco importa. Un like della persona giusta ti sistema la giornata, il mancato like te la guasta. Se non abbiamo voglia di scrivere, o condividere vaccate di altri, annusiamo noi il prossimo, curiosando sulle altrui bacheche, mettendo like “tattici”, cuoricini, o commentando in maniera acida chi la volta prima aveva l’odore della sfida.

Tutto molto bello, tutto molto affascinante. Il problema vero, ahinoi, è la risonanza che le “vaccate” digitali che pubblichiamo possono avere. Prima le informazioni che donavamo o ricevevamo restavano nei nostri nasi, successivamente tra le mura del bar, ora girano il mondo alla velocità della connessione della nostra rete. Non è più ammissibile, di conseguenza, puzzare, perché in men che non si dica lo sanno tutti. Dal nostro punto di vista puzzare in rete equivale a dire, appunto, “vaccate”, altrimenti parafrasabili come informazioni – ma anche opinioni – sbagliate, scorrette, inconsistenti o, peggio che peggio, faziose. Ecco la vera rivoluzione della comunicazione Social: non possiamo più permetterci di commettere macroscopici errori di lingua, innanzitutto, ma nemmeno di esprimerci in maniera approssimativa, come facevamo al bar, perché oltre all’immediata figura di marmellata, rischiamo di diffondere informazioni e “umori” nati per rimanere, al massimo, tra le mura del luogo scelto per la pausa caffè.

Esagero? Purtroppo no. Sbaglio o c’è gente che in rete parla di terra piatta? In un mondo col livello di scolarizzazione che abbiamo oggi, senza le vaccate sui social dei complottisti della domenica, si sarebbe mai sviluppato un movimento No-Vax? Persone nate con la camicia, che sguazzano nel benessere che ci circonda, tra una seduta di pilates e un aperitivo in centro, griderebbero mai all’imminente ritorno del Nazismo, dichiarandosi “resistenti” e insultando, di conseguenza, tutti coloro che sono morti per annientare quello vero, che mirava al genocidio? La risposta, secondo noi, è no. Anzi è decisamente no.

Proviamo ad attualizzare. Il Presidente della Repubblica (pensa un po’, non il Ministro dell’Interno, e chi l’avrebbe mai detto), con il Decreto Legge 113\18, per gli amici “Decreto Sicurezza”, ha emanato «Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata». Per il popolo dei ben pensanti di Facebook – che non hanno letto, né mai lo faranno, il testo legislativo citato – invece, il suddetto decreto è il modo con cui Salvini dà contro ai neri perché è razzista. Va bene, ci posso passare sopra, al bar la lotta acefala destra-sinistra è materia molto gettonata da sempre. Portiamo pazienza e andiamo oltre.

Pochi giorni fa il Consiglio Superiore della Magistratura (per gli amici CSM) ha inviato un parere al Ministero della Giustizia sollevando dubbi sulla costituzionalità di alcune parti del suddetto decreto. Il medesimo popolo, quello di chi non ha letto né mai leggerà il testo che commenta con arguzia in rete, ha subito festeggiato intonando Bella ciao. Ok, ci sto, ancora una volta, d’altronde il popolo scrive su FB per non doversi annusare per strada, bisogna anche comprenderlo.

Ma quando giornali nazionali titolano “il CSM boccia il decreto Sicurezza: è incostituzionale”, non ci sto più (link). Qui non siamo al bar, questa è informazione fatta con quelle parti che prima ci annusavamo, mirante unicamente ai like e alle condivisioni da parte del popoletto. Chiacchiera e notizia si mischiano, si amplificano a vicenda, di fatto annullandosi, se entrambe basate sul pressapochismo.

Il CSM (art. 104 Cost.) è un organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’indipendenza e autonomia dei magistrati. Con la costituzionalità di una legge ha a che fare tanto quanto Mario, quello del Bar di Ligabue. Inoltre ha scritto al Ministero della Giustizia, che mai si potrà pronunciare sulla costituzionalità di un decreto, prerogativa che la Costituzione stessa attribuisce in maniera esclusiva alla Corte Cotituzionale (art. 134 Cost.). Quindi di cosa parliamo? Di chiacchiere, le solite, quelle sopra, ma non più giustificabili.

Non è finita. Un paio di sindaci dicono che non ubbidiranno alla disposizioni del Decreto Sicurezza (che è legge, per notizia) riguardanti gli sbarchi, e parte di nuovo il coro di Bella ciao (nella pausa tra uno Spritz aperol e una partita di calcetto). Immediatamente rimbalzano in rete le vecchie dichiarazioni di Matteo Salvini il quale, da Europarlamentare e Segretario della Lega, incitava i sindaci a non ottemperare alla legge sulle unioni civili, cosa che ovviamente nessuno ha ascoltato. Questo sarebbe, per i più, sufficiente per rendere una legge dello stato interpretabile o applicabile a piacimento.

Fermi tutti, questo non è il bar e parliamo di materie di una certa rilevanza, quindi cerchiamo di fare ordine. Le dichiarazioni del Salvini dell’epoca si commentano da sole, non sprechiamo tempo. Ma allora era un politico e faceva propaganda, una propaganda che l’ha portato a fare il Ministro, che ci piaccia o meno. Ora ha un ruolo istituzionale e, nonostante un comportamento social non proprio canonico, incide nel concreto con il suo operato, soprattutto in ambito di Ordine Pubblico, core business del suo Dicastero, perché è pagato per farlo. Anche i Sindaci che si oppongono in tale maniera hanno un ruolo istituzionale e, prima di assumerlo, giurano sulla Costituzione, esattamente come il Ministro (art. 50. D. Lgs. 267\200, Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali).

Non confondiamo i campi, quindi. Un conto è la propaganda politica, un conto è la condotta istituzionale. Tutti a gridare allo scandalo, tutti a scrivere sui Social, indignati. Ma che noia! Chi cerca di uscire dal coro, invece, prova a capirci qualcosa. Non serve una laurea, spesso basta rimanere sulla rete, sfruttandola per quell’immenso bacino di informazioni oggettive che è. Il suddetto Testo Unico, all’art. 142, recita: «Con decreto del Ministro dell’Interno il sindaco, il presidente della provincia […] possono essere rimossi quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico». Ecco spiegato, in tre secondi, cosa rischiano quei sindaci e, soprattutto, per mano di chi. Il fatto che la legge, magari un giorno, verrà dichiarata incostituzionale da chi di dovere, conta poco. Di questa semplice verità non ho mai trovato traccia nei Social da bar né, ahimè, in giornali più quotati.

Ora delle due l’una: o i sindaci stanno facendo propaganda in vista di un’imminente candidatura all’opposizione di chi oggi detiene saldamente la maggioranza, o hanno davvero coraggio e rischiano concretamente il posto per sostenere le loro idee. Lo vedremo osservando come si comporteranno e criticando, magari, dopo aver acquisito qualche informazione. Le informazioni, del resto, si ottengono se ci si annusa come si deve, in rete o sulle piattaforme del sistema informazione che offre il nuovo millennio, un Sistema che ha un odore che promette davvero poco di buono.