Fino a stasera c’è (ultimo di tre giorni), per gli appassionati, la possibilità di vedere al cinema Apocalypse NowThe final cut in lingua originale, sottotitolato.

Stiamo ovviamente parlando di un film culto, di impatto notevolissimo anche a 40 anni dalla sua uscita (in Italia, il 18 dicembre 1979). Un film liberamente ispirato al romanzo “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad e ambientato durante la guerra del Vietnam, ma che è solo parzialmente un film di guerra. E’ il potente percorso del protagonista, Martin Sheen, che si inoltra lungo un fiume “come un filo elettrico” nelle fitte boscaglie del Vietnam fino alla Cambogia per compiere la sua pericolosa missione di uccidere il folle ammutinato Colonnello Kurtz, interpretato magistralmente da un Marlon Brando terribile e struggente.

Dopo l’uscita nel 2001 di Apocalypse Now Redux (203 minuti), versione ampliata e con scene tagliate, il regista Francis Ford Coppola riprende il suo capolavoro e ne stabilisce la versione definitiva, che rimane comunque molto lunga (183 minuti), ma che sopprime alcuni passaggi non essenziali al focus della storia. Tutto, così, gira intorno ai due attori, anche se ci sono personaggi minori in ruoli eccellenti come il William “Bill” Kilgore di Robert Duvall, che rimane tuttora la perfetta incarnazione dell’assurdità della guerra.

Ha senso, a quarantanni dalla sua uscita, vedere un film che giunge alla sua terza versione? Sì, anche se non certamente per il tanto sbandierato 4k, con cui fra l’altro si vede perfettamente che il film non è nato per l’alta definizione e che non lo è diventato per magia ora, perché non colma la lacuna della mancanza del nero assoluto – fondamentale in un film fatto di contrasti cromatici forti e che, per fortuna, propone anche una meravigliosa luce calda; piuttosto va visto perché il dramma adesso assume una compattezza eccezionale, non perdendosi più in rivoli narrativi gustosi (è stato tagliato, ad esempio, il sapido incontro con le conigliette di Playboy) ma effettivamente non essenziali. Un film che risulta ancora oggi attualissimo, che ebbe il merito all’epoca di cambiare definitivamente la percezione e la funzione dei film di guerra e che oggi rimane un incommensurabile messaggio di pace. Perché la guerra è sicuramente orrore, la parola chiave dell’opera. Ma l’orrore lo ritroviamo – nella cronaca di tutti i giorni – nella vita, nell’abisso in cui cadiamo anche senza essere per forza in guerra. E i Doors di “The End” che accompagnano le sequenze iniziali del film sono una perfetta colonna sonora di una storia che più universale non si può.