«In merito agli articoli usciti sulle testate locali e nazionali, vorrei precisare che non sono stato rinviato a giudizio, ma ieri si è svolta l’udienza preliminare. Contesto, e non è escluso che agirò per vie legali, gli organi di informazione che mi descrivono come colpevole, quando il processo ancora non si è svolto né sono stato condannato. La nostra Costituzione prevede che una persona sia innocente fino a prova contraria e che un imputato non sia colpevole fino alla sentenza di condanna definitiva.» Andrea Bacciga, consigliere di maggioranza del Comune di Verona, della lista del centrodestra “Battiti per Verona” ha voluto oggi precisare in una conferenza stampa alcune inesattezze, a suo dire, che gli organi di informazione hanno divulgato. Durante l’udienza preliminare, svoltasi lo scorso mercoledì 29 maggio davanti al giudice Luciano Gorra, sono state ammesse come parti civili tre attiviste del movimento “Non Una di Meno”, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned) e l’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi). Come suo difensore Bacciga ha nominato l’avvocato Roberto Bussinello, che per il suo assistito ha chiesto il rito abbreviato. Durante la conferenza stampa l’avvocato Bussinello, «certo dell’innocenza del suo assistito» ha sottolineato che la richiesta di rito abbreviato non era per gli effetti che questo procedimento offre, ovvero la riduzione della pena di una terzo in caso di condanna, e una conseguente implicita ammissione di colpa, «perché sennò avremmo chiesto il patteggiamento, ma (il rito abbreviato) è stato richiesto per raggiungere in tempi brevi, rispetto al rito ordinario, un giudizio sul piano del diritto».

L’avvocato Roberto Bussinello

Non sono mancate le polemiche, quando, nella sala stampa sono giunte due esponenti del movimento “Non una di meno”, la giornalista e attivista Giulia Siviero e l’avvocato del movimento Federica Panizzo: i dissapori che vedono le due parti contrapposte sono tornati in superficie. 

Ma per arrivare fin qui cos’era successo? Facciamo alcuni passi indietro e torniamo al 26 luglio del 2018: durante il Consiglio comunale a Verona, nel quale si stavano trattando due mozioni della Lega – una per erogare finanziamenti e dare spazio alle associazioni contrarie all’aborto, proclamando Verona «città a favore della vita» e una per creare la «sepoltura dei bambini mai nati», anche senza il consenso delle donne coinvolte –, nel loggione si accomodò un gruppo di attiviste del movimento “Non una di meno”. Considerando le mozioni «un chiaro attacco contro la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne», in segno di protesta, si erano vestite con tuniche rosse e cappelli bianchi, a ricordare le ancelle – della serie tv The Handmaid’s Tale– ridotte a schiave sessuali. Di fronte alle “ancelle” il consigliere Bacciga aveva alzato il braccio a mo’ di saluto fascista. Il gesto fu visto da tutti i presenti e ripreso dalle telecamere a circuito chiuso del Comune. Il consiglio comunale, venne interrotto e, dopo circa 20 minuti ripreso con l’intervento dello stesso Bacciga, che si difese dicendo che stava entrando e aveva salutato «in questa maniera delle persone con la mano destra, ma se è proibito salutare con la mano destra ditemelo, evidentemente siamo in un regime che dovrò salutare con il pugno chiuso. Se volete tagliarmi la mano destra fatelo».

Il consigliere comunale Andrea Bacciga

La polemica ormai si era innescata – tutti gli esponenti della politica veronese avevano disapprovato il gesto – ed era poi rimbalzata nei social, lo stesso consigliere aveva twittato una citazione di Mussolini: «Se mi assolvete, mi fate un piacere; se mi condannate, mi fate un onore». 

Per quell’episodio in Comune “Non una di meno”, rappresentato dall’avvocato Federica Panizzo, e altri cittadini avevano depositato un esposto in procura per un’ipotesi di violazione dell’articolo 5 della legge Scelba n. 645 del 1952, che punisce «chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste». 

Tre mesi dopo, a ottobre, Bacciga si era ritrovato di fronte al Procuratore della Repubblica, Angela Barbaglio, e nell’interrogatorio aveva negato il gesto fascista, ribadendo che aveva alzato il braccio in segno di saluto. Il procuratore aveva aperto il fascicolo d’indagine, disponendo l’acquisizione delle immagini delle telecamere a circuito chiuso e le indagini, da parte della polizia giudiziaria, di altri comportamenti del Bacciga, vicino al movimento di estrema destra “Fortezza Europa”. Successivamente il pubblico ministero aveva iscritto nel registro degli indagati il consigliere, chiedendo il giudizio immediato. Ma il giudice per le indagini preliminari Raffaele Ferraro, nel dicembre 2018, aveva rigettato il processo immediato perché la richiesta era «in difetto del requisito della prova evidente, reputandosi necessario il filtro dell’udienza preliminare». Il gip, infatti, aveva ritenuto che non sussisteva il «pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste», ma che il gesto di Bacciga era stato solo una provocazione. 
La nuova udienza è stata fissata per l’11 dicembre.