Pietro Amedeo, segretario provinciale di Forza Nuova, che cos’è questa Casa dei Patrioti? Che legame c’è con Forza Nuova? Nella vostra sede ho visto la bandiera di Lotta Studentesca che è la formazione giovanile di Forza Nuova. Giusto?
«Chiariamo subito questo apparente equivoco. Noi abbiamo volutamente chiamato questo spazio Casa dei Patrioti perché è qualcosa di più rispetto a una sede di un partito. La Casa dei Patrioti, in effetti, è una creatura di Forza Nuova. Però da sempre noi di Forza Nuova (ma purtroppo i media, la stampa, l’opinione pubblica non lo sa o non lo vuole dire o non lo vuole sapere) abbiamo delle associazioni (che avranno spazio proprio nella sede di Veronetta) di volontariato che operano nel sociale, tra cui quelle più importanti sono Solidarietà nazionale, il gruppo femminile Evita Peron, poi c’è la sede del sindacato Sinlai e “Ordine Futuro”, quet’ultima è una testata giornalistica editoriale, con sede a Milano, che si occupa di cultura. Quindi, in sintesi, i militanti di Forza Nuova, ognuno con le proprie capacità, operano nel sociale attraverso queste associazioni. In particolare le persone che si occupano di Solidarietà Nazionale aiuteranno le famiglie bisognose attraverso la consegna di beni alimentari di prima necessità. Noi da molto tempo facciamo questo, portiamo la spesa alla gente che si rivolge a noi, a chi chiede aiuto. Nella Casa dei Patrioti troveranno spazio anche un piccolo magazzino, un CAF, un servizio sindacale da offrire a chiunque ne abbia necessità, non soltanto a chi la pensa come noi. Sostanzialmente è questo il vero motivo per cui abbiamo voluto aprire una cosa che non si chiamasse banalmente “sede di Forza Nuova”. Ci teniamo a far conoscere tutto questo e perciò abbiamo aperto lo spazio sulla strada e non in un ufficio all’interno di un condominio. Poi va da sé che dentro la sede, appena entrato, hai visto naturalmente la bandiera di Forza Nuova. È normale, insomma, siamo noi i creatori di questa realtà. Giustamente la bandiera c’è.»

Questi aiuti di cui parli vengono dati solo ed esclusivamente a cittadini italiani o sono rivolti a 360° alla popolazione, indipendentemente dalla nazionalità e dalla provenienza?
«Questa è una domanda che ci viene posta sempre e ci dispiace che invece non ci venga chiesto come mai noi ci rivolgiamo soltanto agli italiani. Allora, io ti voglio rispondere in maniera sincera. L’associazione Solidarietà Nazionale nel suo statuto non discrimina assolutamente nessuno. In linea del tutto teorica, se si presentasse uno straniero non abbiamo nessun motivo per cacciarlo in malo modo o di rispondergli “noi non ti aiutiamo perché sei straniero”. Anche perché questa sarebbe una discriminazione, tra l’altro perseguibile, figuriamoci se un’associazione di volontariato cadrebbe in una provocazione del genere. Detto questo, però, siccome siamo politici e non siamo con l’anello al naso, sappiamo benissimo perché è nata Solidarietà Nazionale. È scaturita da una considerazione: moltissime realtà di volontariato, per motivi su cui possiamo avere opinioni diverse, aiutano maggiormente persone straniere. Vuoi perché le persone straniere sono più organizzate, vuoi perché gli operatori di queste associazioni hanno delle simpatie forse per le persone straniere, non ci interessa. E abbiamo altresì constatato che gli italiani hanno un certo ritegno, una certa vergogna, a rivolgersi proprio a quelle associazioni. Tra l’altro abbiamo raccolto testimonianze molto brutte, di discriminazione paradossali nei confronti degli indigenti italiani. Gli italiani sono ormai diventati i veri discriminati di un certo tipo di solidarietà, che in alcuni casi è diventata anche un business.»

Voi non vi definite fascisti, giusto?
«Assolutamente no. Noi non ci definiamo fascisti. Questa è anche un’altra cosa molto interessante perché in questi ultimi tempi, per non dire da sempre, anche nei titoli, soprattutto nei titoli, veniamo associati al termine fascista. Di fatto non c’è alcuna traccia in alcun nostro documento o intervista dove noi ci definiamo fascisti. Non ci definiamo fascisti, non ci definiremo mai fascisti, a livello ufficiale e formale. Poi se qualcuno ha bevuto qualche bicchiere di troppo e si definisce figlio del Duce, è un problema suo. E se mi chiedi se ci offende esser chiamati fascisti, la nostra risposta è no, perché noi ovviamente del fascismo ricordiamo le cose positive. Ma da lì a dirci fascisti ne passa. Noi siamo forzanovisti. Il nome Forza Nuova non è nato a caso: è stato appunto creato volutamente con il significato etimologico del termine.»

Neofascisti si può dire?
«No, non si può neanche dire quello. Per un motivo molto semplice, perché il gioco delle parti presuppone che ci si debba sempre confrontarci con qualcosa. Se questo qualcosa fosse utile e interessante, ben venga il confronto, ma il fascismo è una cosa passata, che appartiene alla storia, che la storia ha già ha deciso di archiviare. Noi, oggi, siamo nel presente e guardiamo al futuro. Quindi del passato ci possiamo interessare come cultori della materia, al limite, ma per il programma. Capito? Quindi non abbiamo bisogno di andare a pescare il fascismo per pensare di trovare la nostra identità. La nostra identità è Forza Nuova. Punto. Neofascista è una definizione che non mi piace e non mi interessa.»

Il corteo “Veronetta Vive” contro l’apertura della Casa dei Patrioti sabato 22 dicembre

Però la storia fa parte di un percorso che ci riguarda tutti. Quindi vorrei capire, vi riconoscete nella Repubblica italiana fondata sui valori della Resistenza, per esempio?
«Mah… Repubblica italiana fondata sui valori della Resistenza… ancora una volta è un modo per guardare al passato. Noi siamo assolutamente consapevoli di vivere un presente, che tra l’alto è molto drammatico in quanto a problemi sociali, a povertà, a crisi anche morale, a crisi della famiglia. Più che la Resistenza, è la famiglia la vera essenza della Costituzione italiana. L’idea che la Costituzione sia fondata sulla Resistenza, ripeto, e lo sanno tutti, è un’idea che appartiene al passato, a quella che noi definiamo Guerra civile. Purtroppo ha portato a un sacco di morti da ambo le parti. Noi guardiamo con estremo rispetto e con silenzio sacro qualsiasi morto, di qualsiasi appartenenza politica. Come si fa una commemorazione. Però una commemorazione può durare un’ora, un giorno, ma abbiamo davanti una vita. Noi guardiamo al futuro, a quello che c’è da fare, e francamente della Resistenza abbiamo una visione molto negativa, perché purtroppo è utilizzata come bandiera e come vessillo da chi ancora è un antifascista militante in servizio permanente. A noi fa molta tristezza questo. Come il giorno dell’inaugurazione, per esempio, faceva molta tristezza vedere quelle persone che anziché preoccuparsi dei problemi reali della gente erano lì a cercare di piangere contro un’ondata nera, contro l’invasione fascista. In realtà non c’è nessun fascista da combattere, non c’è nessuna dittatura da combattere, quella è finita 70 anni fa. Molti dei giovani che protestavano magari non sanno neanche che cos’era il fascismo, non sanno cos’era la Resistenza, non sanno cos’erano i partigiani, non sanno niente. Perché la storia poi in realtà è insegnata nelle scuole dove, obiettivamente, si insegna molto poco. Quindi tutta questa ideologia non serve a nulla. Noi siamo delle persone molto concrete. E sinceramente, permettimi di dire questa cosa: noi ci occupiamo di problemi di cui, molti anni fa, si occupavano i comunisti. Questo è singolare. Perché i comunisti, una volta, quando c’erano, si occupavano dei problemi della gente, di chi non aveva da arrivare a fine mese. Oggi è tristissimo, per non dire ridicolo, vedere che la CGIL è in piazza per protestare contro Forza Nuova e non si ricorda dei lavoratori che non hanno più diritti. Oggi viviamo nella precarietà totale, nell’assenza di diritti del mondo del lavoro. Viviamo in una società che paga 2 euro a qualcuno che  porta da mangiare a casa della gente. Ma di cosa stiamo parlando? Però tutto questo non ci scandalizza. Semplicemente ci porta a essere più consapevoli e motivati.»

In qualche modo siete i nuovi comunisti…
«Abbiamo la lingua più bella del mondo, con un vocabolario ricchissimo, però a livello mediatico, siamo o sembriamo degli analfabeti. Continuiamo a utilizzare sempre gli stessi termini, sempre le stesse categorie. Comunista, fascista, comunista, fascista… non ne usciamo più. Noi ci rifiutiamo di scendere nella discussione pubblica con questi termini. Capito? Anche il comunista oggi dovrebbe smetterla di definirsi comunista, secondo me. Dopo di che, per ridere, certo, possiamo dire siamo i nuovi comunisti. Va bene, se non ci vengono in mente altri termini per definire qualcuno che si occupa dei diritti delle persone, d’accordo. L’importante è che sia chiara una cosa: noi mettiamo al primo posto gli italiani. Perché noi siamo patriottici. E chi dice questa cosa che nel 1800 sarebbe passata in modo trionfale, come un’affermazione degna di una statua equestre in una piazza di una città, oggi invece purtroppo rischia quasi l’apologia di reato, perché viene immediatamente classificato come fascista. Noi non stiamo a questo gioco, ci definiamo patriottici perché siamo italiani, orgogliosi di essere italiani, discendenti della gens latina, orgogliosi del nostro sangue. Noi siamo chiaramente contro e siamo stati e saremo sempre contro lo Ius Soli. E ovviamente difendiamo i nostri confini: siamo contro l’invasione che è poi un business in mano a pochi che lucrano e hanno lucrato su queste povere vite di africani. Noi siamo per una patria che debba essere finalmente orgogliosa. Tutto qua.»

Ho sentito dire che uno degli aggressori accusati dell’omicidio Tommasoli era candidato nelle liste di Forza Nuova. È vero?
«Era stato candidato nelle elezioni amministrative di Verona, ma nella circoscrizione, non nel consiglio comunale. Quando si devono riempire le liste per cariche non propriamente importanti, come può essere il consiglio di una circoscrizione, si prendono persone che possono essere anche amici, dove sostanzialmente la presentazione di una persona è sufficiente per dire “ok”. In quel caso è successo proprio così. Forza Nuova ha sempre attinto le proprie forze dal mondo giovanile, a Verona dal tifo calcistico dell’Hellas Verona. Questo ragazzo era stato candidato nelle liste di Forza Nuova per la circoscrizione, ma poi è stato trombato sonoramente, non aveva preso neanche forse i voti della famiglia. Comunque, in ogni caso, non è mai stato eletto con Forza Nuova.»

Il corteo “Veronetta Vive” contro l’apertura della Casa dei Patrioti sabato 22 dicembre

Visto che ho toccato l’argomento Tommasoli, vi dichiarate contro la violenza, giusto?
«Assolutamente. La violenza non è il nostro linguaggio. Sabato 22 dicembre, un cronista attento e obbiettivo avrebbe potuto scorgere la realtà dei fatti. Verso le 15 un gruppo nutrito di antagonisti anarchici appartenenti a varie formazioni politiche, comunque autoclassificate di estrema sinistra, ha tentato con la violenza di raggiungerci venendo respinto dai reparti della polizia celere. E queste persone gridavano degli slogan molto violenti inneggianti alla nostra morte. Spesso mi sono stati riportati dei casi di iscritti al partito che si sono macchiati di qualche delitto, di violenza eccetera, ma son fatti loro. Non possiamo essere responsabili se uno guida senza patente. Qualche settimana fa, a Predappio, c’è stato un raduno di nostalgici fascisti e c’è stata una ragazza che era appartenente a Forza Nuova, la quale si è presentata con una maglietta inneggiante ad Auschwitz. Non so se avesse bevuto o cos’altro… Sai dopo quanto l’abbiamo espulsa?»

No.
«Dopo 15 minuti. Io ti sfido a trovare un partito che espelle un proprio militante in 15 minuti. Semplice. Fine della storia. Questo però non l’ha raccontato nessuno.»

Senti, ieri ho visto che campeggiava un crocifisso nella vostra sede. 
«Assolutamente sì.»

Un particolare della Casa dei Patrioti a Veronetta

Come vi relazionate con l’istituzione ecclesiastica e con il mondo cattolico?
«Il nostro partito è l’unico in Italia che nel proprio statuto si definisce cattolico. Siamo nati sotto la benedizione di San Michele Arcangelo il 29 di settembre del 1997. Questo cosa significa? Che tutti gli appartenenti di Forza Nuova devono fare un atto di professione di fede? Assolutamente no. Logico che noi lasciamo la libertà assoluta di coscienza, però diciamo che il 99,9 periodico per cento dei militanti, degli iscritti a Forza Nuova sono cattolici, ma per una questione di appartenenza. Il partito ha un rapporto molto sofferto con la gerarchia ecclesiastica per un motivo molto semplice, perché, come è noto, e lo diciamo a ogni occasione possibile immaginabile, spesso e volentieri la gerarchia ecclesiastica attuale, secondo noi viene meno a quella che è la tradizione cattolica. Riteniamo che spesso e volentieri questo Papa e la Conferenza Episcopale Italiana siano molto latenti e imperfetti e, soprattutto, come ho detto prima, tradiscano anche il senso vero della cattolicità. Questo però, come dire, non ci scalfisce minimamente. Nel senso che lo viviamo da cattolici che soffrono per una situazione di crisi. Per questo ci stringiamo attorno alla Virtù più famosa, quella della Speranza. Speriamo che le cose possano cambiare.»

Poco tempo fa a Verona c’è stata la manifestazione antiabortista, che ha avuto un marcato carattere religioso. Sembrava più una processione che altro. Forza Nuova ha in qualche modo appoggiato questa iniziativa…
«L’associazione NO194 dell’avvocato Pietro Guerini non è Forza Nuova, ma è un’associazione autonoma. Noi abbiamo un rapporto di amicizia, perché condividiamo una stessa battaglia contro la Legge 194. Ed entrambi vorremmo che la legge fosse abrogata a favore di una legge diversa. L’avvocato Guerini ci invita ogni anno a partecipare ai suoi cortei. A Verona c’è stato questo corteo e, ovviamente, è venuto anche l’onorevole Fiore, ma per il semplice fatto che era già presente la mattina per un convegno. Insomma, non è partito da Roma solo per partecipare al corteo.»

È innegabile, per la diffusione delle sedi, della propaganda, che CasaPound sia in qualche modo egemone nella narrazione sovranista. Voi che relazione avete con CasaPound? Come vi ponete nei loro confronti? Che differenze ci sono?
«Egemone? Sono curioso di sapere con quali criteri scientifici tu sia venuto a questa conclusione. A me non risulta. Comunque la premessa è che CasaPound è un partito nato dopo Forza Nuova e inizialmente era una realtà associazionistica. In realtà CasaPound ha molti punti in comune con Forza Nuova, come del resto molte altre sigle più piccole, ma non per questo meno importanti come Lealtà e Azione, per esempio, molto diffusa in Lombardia. Però, diciamo, il primo partito che in Italia si è presentato nel panorama è Forza Nuova nel 1997. Ed è l’unico che è rimasto invariato dalla sua nascita. Nei programmi, nelle sue organizzazioni e anche nella sua coerenza. CasaPound ha dimostrato di voler partecipare in tutti i modi alla vita politica parlamentare. Anche noi lo facciamo, ma in maniera simbolica, presentandoci da soli, quindi affrontando ogni volta dei risultati da prefisso telefonico, come spesso ci è stato detto. Loro invece hanno tentato in tutti i modi di trovare qualche partito che facesse da traino e, a conti fatti, con risultati insignificanti. Ci separano altre differenze evidenti. Ci sono anche delle questioni collegate all’impostazione religiosa: per esempio loro sono estremamente laici e rifiutano qualsiasi confessionalità. Noi invece, come abbiamo detto poco fa, siamo cattolici in maniera molto convinta. Per noi è imprescindibile la politica dalla fede. Altra cosa: noi siamo contro l’immigrazione. Punto. Loro, invece, in maniera un po’ salviniana, sono contro l’immigrazione fatta di elementi criminali, che è un modo elegante per dire alcuni vanno bene, altri vanno male. Sono molti i punti che ci dividono. Detto ciò a noi non appassiona moltissimo la storia, o il metodo di CasaPound. Questo, però, non impedisce di trovare delle forme di dialogo. Non è un problema. A oggi non ci sono stati gli elementi per poterci occupare di un eventuale dialogo, ecco.»