I romanzi avvincenti vanno letti fino all’ultima riga. Fino a quel punto finale non si sa mai davvero come vanno a finire. La stagione 2019/20 del campionato di calcio di serie B è una vicenda che possiede un non so che di disorientante in cui l’esito a fine luglio è ancora tutto da decifrare. Quest’anno, più che mai, il torneo sembra ideato dalla fantasia di Charles Dickens. Trentotto capitoli tra angosce e gioie disseminate sul percorso, che ricordano un Grandi Speranze in salsa calcistica. Dove la felicità, se mai arriverà, sarà frutto di una serie di fattori, tra sofferenze, opportunità, determinazione e fato.

La trama del capolavoro di Dickens a tratti appare inverosimile. Rocabolesca, indecifrabile e ricca di colpi di scena. Vista dal punto di vista del lettore, una goduria. Un po’ meno da quello dei personaggi ed interpreti, che si sono trovati in una imprevedibile girandola di situazioni. Ricorda un po’ quella dell’attuale serie B. Che a novanta minuti dal termine, tranne che per le due promosse Benevento e Crotone e il Livorno già retrocesso, resta in sospeso per ben quindici protagoniste sulle venti della storia. Sul piano tecnico la cadetteria si è rivelata complicata, equilibrata, e condizionata da un livello non particolarmente eccelso. Le ultime quattro gare disputate dal Chievo e dalle concorrenti nella volata sono la summa di ormai undici mesi di gare in stile ottovolante. Ieri alle otto di sera Semper e compagni erano decimi, eliminati, e pure con un pizzico di timore dell’incombere della soglia playout. Oggi sono sesti e finendo così avrebbero pure il vantaggio del fattore campo nel turno preliminare dei playoff. Un continuo saliscendi: saltati i pronostici, i risultati per certi versi strabilianti impediscono di fare valutazioni prima del triplice e definitivo fischio finale. Prendiamo Segre e compagni, ad esempio: prima gestiscono con facilità la Cremonese ma finiscono kappaò. Poi dominano la Juve Stabia, candidata alla retrocessione, ma portano a casa zero punti. Gli stessi undici gialloblù, più o meno, poi scendono in campo con il Cittadella, che annientano e mortificano, prima di passare a Benevento dopo una gara di carattere e compattezza contro la regina della B peraltro imbattuta in casa.

Impossibile trarre qualsiasi conclusione ora, anche perché il racconto potrebbe – e ci sperano Alfredo Aglietti e i suoi – prevedere per il Chievo un supplemento. La sfida contro il Pescara dirà inequivocabilmente se il Ceo merita il biglietto per accedere ai playof. Arrivare all’appendice di stagione sarebbe, sulla carta, un risultato che premierebbe la compagine per come ha affrontato un’annata davvero impegnativa in cui, tirando le somme, il numero di punti teorici lasciati sul campo appare decisamente più cospicuo di quelli colti per buona sorte. Il tutto con una ricostruzione in corso d’opera a cui si è affiancata l’allestita una compagine in grado di giocarsi la promozione nonostante la necessità di abbassare il monte ingaggi e i costi fissi, alzando i ricavi netti attraverso il mercato: un’operazione di equilibrismo che i gialloblù e i due tecnici che si sono avvicendati sulla panchina si sono trovati a gestire. Si sono alternate grandi prove, soprattutto con le formazioni meglio strutturate, ad altre in cui si sono scottati le mani proprio quando il salto di qualità appariva imminente.

Venerdì sera “Aglio” si affiderà alla voglia di andare al di là degli ostacoli, sua e di un gruppo di giocatori cresciuto su tutti i punti di vista dallo scorso agosto ad oggi. Leverbe ha saputo trasformare l’iniziale timidezza in leadership e qualità. È diventato determinante in uno scacchiere in cui tutti hanno fatto passi avanti decisivi per il rendimento della compagine, che nel frattempo ha visto congedarsi per infortuni o scelte societarie alcuni giocatori di esperienza. Se la voglia matta di Garritano di conquistarsi la A sul campo è uno stimolo per tutti e mentre Zuelli sta dimostrando di avere il carattere e le doti per far parte della partita, è innegabile che un fattore determinante sarà l’esperienza di gente come Obi, Renzetti e Djordjevic e la qualità che, senza Giaccherini, è racchiusa nei piedi eccelsi di Vignato. Quando gli equilibri psicologici e tecnici diventano sottilissimi, con formazioni ormai in piena riserva di forze fisiche, le grandi speranze gialloblù passeranno anche e soprattutto dai piedi del talento uscito dal vivaio di Veronello.

(Foto Maurilio Boldrini / AC ChievoVerona)