L’Extra Festival – gli appuntamenti in provincia del Festival del Giornalismo di Verona organizzato dall’Associazione Culturale Heraldo in collaborazione con il Comune di Verona e con gli enti locali del territorio scaligero – ha fatto tappa sabato 29 marzo presso la Sala Incontri della BCC Valpolicella Benaco di Valgatara con l’incontro “La migrazione ambientale”.

La serata, organizzata in collaborazione con la Pro Loco di Marano di Valpolicella, ha visto la partecipazione di Virginia Della Sala, giornalista de Il Fatto Quotidiano e autrice del libro “Migrare in casa” (Edizioni Ambiente, 2024) che racconta come il fenomeno delle migrazioni climatiche incida fortemente anche nel nostro paese.

Dopo i saluti istituzionali del Presidente dell’Associazione Culturale Heraldo Ernesto Kieffer, della Presidente della Pro Loco di Marano Gianpaola Zanotti e del Sindaco di Marano Giuseppe Zardini, il giornalista di Nigrizia Brando Ricci ha iniziato a dialogare con Della Sala, partendo dalla necessità di definire chi sia oggi un “migrante climatico”.

«Esistono norme internazionali per riconoscere il migrante climatico e molte sentenze che riconoscono la migrazione climatica come un’emergenza al pari della migrazione per conflitti» esordisce Della Sala, che spiega come il nostro paese sia pieno di migranti interni che si spostano a causa dei fenomeni estremi provocati dal cambiamento climatico.

Della Sala racconta che le è bastato consultare il portale dell’IDMC (Internal Displacement Monitoring Centre, ovvero Centro per il Monitoraggio degli Spostamenti Interni) per rendersi conto di questa realtà: in Italia nel 2023 si sono registrati 4.100 spostamenti per disastri naturali, contro i 300 del 2022, stando al report GRID.

Gianpaola Zanotti (Pro Loco Marano di Valpolicella) con Ernesto Kieffer (Presidente Associazione Culturale Heraldo)

Il trend è stato confermato dal rapporto sul rischio posto da frane ed inondazioni del CNR Irpi che mostra come tra il 2018 e il 2022 erano stati registrati 18.777 sfollati per frane ed inondazione, nel solo 2023 il numero è salito a 41.687, più del doppio.

La risposta italiana al cambiamento climatico

«Tutti gli accadimenti che ci sembrano la “singola storia” fanno parte di un flusso più ampio di cui dobbiamo tenere conto» commenta Della Sala che nel suo libro lancia una provocazione: «Pensare a noi, in prospettiva, come migranti climatici. Avremo piani per ricominciare?».

Uno di questi è il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato dal Governo italiano nel 2023, dopo 17 anni di rinvii e di richiami da parte dell’Unione Europea. Tuttavia Della Sala è pessimista: «Per essere operativo bisognerebbe creare un osservatorio che ad oggi ancora non esiste, perché non ci sono i soldi. Ma il piano non prevede la necessità di soldi. Il piano fornisce linee guida agli enti, poi sono loro a decidere di utilizzare o meno secondo queste linee guida i fondi che ottengono».

La sfida posta dalla giornalista è quella di adoperarsi per verificare un fenomeno nuovo, per il quale non sono sufficienti i parametri utilizzati fino ad oggi: «Abbiamo un’eccellente macchina di intervento, la Protezione Civile, che opera per emergenza e noi invece dobbiamo agire per prevenzione».

Il giornalismo non è esente da colpe per la modalità di racconto del cambiamento climatico e secondo Della Sala c’è un errore alla base di tutto: «C’è un problema con la categorizzazione del tema. Quando pensiamo all’ambiente pensiamo a quelli che bloccano le strade. Tendiamo a separare la questione ambientale da quella della sicurezza del paese e allo sviluppo industriale ed economico. Dare le notizie in questo modo non permette alle persone di capire di essere all’interno di un sistema. Quello in cui è carente il giornalismo oggi è mettere a sistema tutti questi aspetti».

I territori a rischio

Vengono poi analizzate da Della Sala e Ricci le diverse risposte che varie città e località nel mondo stanno mettendo in campo per mitigare gli effetti del cambiamento climatico come i sistemi di raccolta dell’acqua sotterranea comuni sia a Bangkok che a Medicina, in provincia di Bologna. C’è l’Indonesia che si prepara a spostare la capitale – entro il 2045 – da Giakarta a Nusantara a causa delle inondazioni e l’accordo firmato dalle Isole Tuvalu con l’Australia per far sì che i suoi cittadini possano essere ammessi nel paese come “rifugiati climatici”.

C’è il sospetto però che questi accordi siano «svantaggiosi per la popolazione fragile, resa debole dalla situazione e costretta a scendere a patti che magari non avrebbe accettato» commenta Della Sala che mette quindi in chiaro che «la questione ambientale è quindi anche una questione geopolitica».

Spostandosi in Italia la giornalista de Il Fatto Quotidiano mette sotto la lente di ingrandimento tre località italiane esposte a grandi rischi legati al cambiamento climatico: l’Emilia Romagna, per il rischio idrogeologico e la cementificazione fuori controllo; la Sicilia per la siccità e Venezia; un caso-scuola che mostra come ragionare solo sulle barriere artificiali non sia abbastanza.

Il folto pubblico accorso all’incontro

“Un passo avanti di consapevolezza”

La chiusura è dedicata al ruolo che ha la società civile in questo contesto di estrema fragilità del territorio. Una società chiamata ancora di più alla sua funzione di presidio, prestando attenzione ai potenziali rischi di politiche poco lungimiranti o peggio, che non tengono conto del fattore ambientale.

Dall’altro lato Della Sala conclude chiedendo di fare «un passo in avanti di consapevolezza», affinché la società civile sappia bene cosa chiedere oltre a protestare per i suoi diritti, mentre ai giornalisti chiede di essere sempre di più professionisti in grado di «lanciare un amo che permetta di fare una riflessione».

Brando Ricci e Virginia Della Sala in dialogo durante l’incontro dell’Extra Festival

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