Verona, “città ideale”?
Nel Rinascimento furono teorizzati i principi urbanistici secondo i quali costruire una città ideale. Verona, nata secoli prima, ha caratteristiche diverse, ma con alcuni elementi che la rendono unica.

Nel Rinascimento furono teorizzati i principi urbanistici secondo i quali costruire una città ideale. Verona, nata secoli prima, ha caratteristiche diverse, ma con alcuni elementi che la rendono unica.
Verona non è una tipica città ideale del Rinascimento, almeno non nel senso stretto del termine con cui si intende la “Città ideale” rinascimentale. Ovvero un modello urbanistico e architettonico teorico, ispirato a principi di armonia, proporzione, razionalità geometrica e ordine sociale.
Nel Rinascimento, soprattutto nel Quattrocento, filosofi, architetti e artisti come Leon Battista Alberti, Filarete, Piero della Francesca e Leonardo da Vinci concepiscono la città ideale come una costruzione razionale che rispecchia l’ordine cosmico e sociale.
Le caratteristiche principali sono: pianta geometrica (spesso radiale o a griglia), edifici armonici e allineati secondo principi matematici, spazi pubblici centrali, come piazze e logge e funzioni urbane separate (residenze, commercio, difesa, religione).
Uno degli esempi più rappresentativi di una “citta’ ideale” lo abbiamo a soli 70 chilometri da Verona, nel cuore della Pianura Padana, tra Mantova e Parma, e precisamente Sabbioneta, un piccolo gioiello urbanistico considerato uno dei migliori esempi di città ideale rinascimentale. Fondata nel XVI secolo da Vespasiano Gonzaga Colonna, principe illuminato e raffinato mecenate, Sabbioneta è oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO e rappresenta un perfetto equilibrio tra arte, architettura e visione politica.
Vespasiano Gonzaga volle costruire ex novo una città modello, ispirata ai principi rinascimentali di razionalità, simmetria e funzionalità. A differenza di molte città medievali nate spontaneamente, Sabbioneta fu progettata a tavolino, con una pianta geometrica a forma di stella e un impianto urbano ordinato, con vie dritte, piazze armoniche e edifici pubblici ben distribuiti. Vespasiano immaginò Sabbioneta come una città-stato autosufficiente, non solo sede del potere politico, ma anche centro culturale e spirituale.
La sua posizione strategica, lungo la via che collegava Mantova a Cremona, ne faceva un nodo importante per i traffici e la comunicazione. Simbolo dell’utopia rinascimentale, Sabbioneta rappresenta un esempio straordinario di come la visione di un uomo possa plasmare un intero spazio urbano secondo ideali di bellezza, ordine e civiltà. Visitarla significa entrare in un laboratorio vivente di storia e architettura, in cui passato e presente si fondono con armonia rara.
Verona è una città Medievale di origine romana che nel Rinascimento si adatta alle nuove esigenze culturali e militari, ma non nasce né viene rifondata secondo i criteri della “città ideale”. Verona è una città che nel Rinascimento ha accolto elementi di quella cultura (artistici, architettonici, militari), senza mutare radicalmente la sua struttura storica. È un bell’esempio di città storica stratificata, dove l’antico, il medievale e il rinascimentale convivono, ma non secondo un progetto ideale unitario.
Osservando la nostra città è facile individuare la Verona romana con il cardo e decumano, l’Arena, il ponte Pietra, il Foro che costituiscono una base urbanistica ordinata. A questo ordine urbanistico, si aggiunge la pittoresca e disordinata struttura medioevale, costituita da viuzze, piazze dove si svolgevano commerci, funzioni e chiese che accoglievano la popolazione nelle feste. Cinta da mura possenti e difesa da porte monumentali come Porta Leoni e Porta Nuova, Verona si ergeva come simbolo di potere e ricchezza.
È con la signoria degli Scaligeri, tra il XIII e il XIV secolo, che Verona medievale raggiunge il suo massimo splendore. Cangrande della Scala, mecenate e condottiero, ospita alla sua corte Dante Alighieri, Petrarca e Giotto.
In questo periodo la città si trasforma: nascono i grandi palazzi, le arche scaligere e Castelvecchio, roccaforte e residenza, edifici che si aggiungono ad una città già stratificata. Nel Quattrocento e nel Cinquecento rinascimentale, sotto il dominio veneziano, si costruiscono molte opere civili e religiose rinascimentali, ma l’impianto urbano resta irregolare, tipico delle città cresciute nel Medioevo.
Alcuni edifici riflettono lo stile rinascimentale (come ad esempio Palazzo Bevilacqua, la Loggia del Consiglio), ma non c’è un ridisegno razionale complessivo e la bellezza di Verona sta proprio nella sua “imperfezione”. È una città che ha saputo armonizzare secoli di storia in modo organico e vivo, piuttosto che imporsi come modello teorico. Verona non è una “città ideale” rinascimentale perché non è nata da un sogno geometrico, ma da una storia vera, stratificata e complessa. Ed è proprio questa realtà, fatta di contrasti, sovrapposizioni e continuità, a renderla affascinante. Non ideale, forse. Ma profondamente autentica.
Le “città ideali”, spesso, sono rimaste su carta o sono diventate musei a cielo aperto. Verona, al contrario, ha continuato a vivere, trasformarsi e adattarsi.
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