Sabato 31 maggio alle ore 21 l’arbitro rumeno István Kovács fischierà l’inizio della tanto attesa finale di Champions League, la più ambita e prestigiosa competizione calcistica europea, giunta alla sua 70esima edizione.

All’Allianz Arena di Monaco Inter e Paris Saint Germain si sfideranno in un match dal tasso tecnico-tattico elevato, come ben fa sperare l’incredibile percorso intrapreso da entrambe le formazioni nel corso della competizione. Se i nero-azzurri hanno prevaricato in semifinale sulla corazzata Barcellona con un complessivo e roboante 7-6, dopo aver avuto la meglio sul solido Bayern ai quarti, gli uomini di Luis Henrique possono vantare la triplice vittoria in terra inglese, rispettivamente contro prima (Liverpool), sesta (Aston Villa) e seconda classificata (Arsenal) del campionato di Premier League, espugnando Anfield agli ottavi, superando i Villans ai quarti e chiudendo la pratica con i “cannonieri” in semifinale.

Il sogno triplete

L’entusiasmo nella capitale francese è alle stelle: il campionato conquistato con sei giornate di anticipo e il secco 3-0 nella finale di coppa nazionale contro il Reims hanno concretamente aperto le porte al sogno triplete, che verrebbe coronato con la vittoria di un trofeo che nella bacheca parigina mai è stato esposto.

Per quanto riguarda la sponda meneghina, invece, la situazione è tutt’altro che analoga. Per la compagine nero-azzurra, infatti, si tratta di un vero e proprio “dentro o fuori” che obbliga Inzaghi e i propri uomini ad un ulteriore sforzo, al fine di rendere giustizia al convincente cammino avanzato in Europa nel corso della stagione, a differenza di quello intrapreso in campionato (sfumato per un nonnulla a vantaggio del Napoli) e Coppa Italia (dove sono usciti in semifinale con i “cugini” del Milan, poi battuti in finale dal Bologna). 

Approcci differenti

Si affrontano due formazioni che questa Champions l’hanno disputata con approcci totalmente differenti: per l’Inter sono dieci vittorie, tre pareggi ed una sola sconfitta nelle 14 gare totali disputate nella competizione, la cui la fase a girone unico è stata affrontata con spirito differente rispetto alla Serie A. Inzaghi ha optato per un approccio più conservativo, esaltando le prestazioni difensive, limitando notevolmente i gol subiti e dimostrando una solidità collettiva imprescindibile per un lungo cammino nel campionato europeo.

Dall’altro lato c’è invece una squadra che alla vigilia della sesta giornata del girone di Champions si trovava momentaneamente al 25esimo posto, fuori persino dal turno preliminare, con una sola vittoria, tre sconfitte, un pareggio e tante difficoltà che sembravano potessero costare caro. Poi l’improvviso cambio di rotta nelle partite contro Salisburgo e Manchester City, che li ha trascinati con merito alla partita più decisiva della stagione.

L’Allianz Arena di Monaco di Baviera, lo stadio della finale – Foto di Herr Bohn su Unsplash

Due squadre allo specchio

Inter e Psg sono due squadre tanto simili quanto diametralmente opposte: strizzano entrambe l’occhio a un calcio posizionale, dove l’impostazione tattica trova totale completezza nell’occupazione dello spazio libero, generando continuo movimento in tutte le zone di competenza. Se però l’Inter di Inzaghi porta una pressione contenuta e a zona, il Psg segue un pressing uomo su uomo a tutto campo, portando spesso i propri interpreti in porzioni di spazio non di loro competenza – se si osserva banalmente la singola disposizione iniziale.

L’arma tattica potrebbe essere proprio questa: l’interscambio di posizioni e la diretta controrisposta dell’avversario, con un Hakimi ormai abituato a scorribande centrali volte a creare densità nell’ultimo terzo di campo, che potrebbe però lasciare spazio per le incursioni di Bastoni o della mezz’ala sinistra – quasi sicuramente Mhkitaryan. Un’ulteriore chiave di lettura potrebbe essere l’intercambiabilità – anche in fase di non possesso – del funambolico tridente d’attacco targato Kvaratskhelia – Doué – Dembélé, così come la coppia Lautaro – Thuram, che obbligheranno Luis Henrique a mantenere sempre almeno due uomini in marcatura preventiva durante la fase di possesso, evitando il 2vs1.

Due formazioni che si sono contraddistinte per la forza ed il furore dimostrato nei momenti di difficoltà, che hanno saputo riadattarsi a seconda dell’avversario e del momento del match, senza però rinunciare a quei principi cardine attorno a cui i rispettivi allenatori hanno orientato la propria identità.

I precedenti… in finale

Per i nero-azzurri si tratta della settima finale della loro storia. Finora, nelle sei precedenti, la bilancia è perfettamente equilibrata con tre vittorie e altrettante sconfitte, l’ultima delle quali nel 2023 contro il Manchester City di Guardiola. Per il club francese, invece, questa è la seconda opportunità di conquistare il tanto ambito trofeo in 55 anni di storia, dopo la sconfitta per 1-0 contro il Bayern Monaco nel 2020.

È Inter contro Psg, ma anche, per certi aspetti, Italia contro Francia, con due prestigiosi club che lottano per aggiudicarsi la prima edizione della Champions League con il nuovo formato. I nero-azzurri per scacciare gli incubi di Istanbul (come i cugini rossoneri nel 2007), i parigini per agguantare l’ultimo trofeo a disposizione di questa stagione. Inzaghi per confermarsi nell’olimpo dei migliori allenatori in circolazione, Luis Henrique per eguagliare il connazionale Guardiola in termini di triplete collezionati – due – dopo quello ottenuto nella stagione 2014/2015 sotto la guida del Barcellona.

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