La SuperLega di pallavolo si è da poco conclusa con i suoi inappellabili verdetti. Lo Scudetto è andato a Itas Trentino che ha meritato il titolo primeggiando in Regular Season e vincendo 9 degli 11 incontri di playoff. Sir Susa Vim Perugia si è aggiudicata la Cev Champions League, consolazione di prestigio, a compensare la delusione per le sconfitte subite in territorio nazionale. Quanto a Rana Verona è stata capace di chiudere la prima fase al quarto posto (risultato storico), ma non ha saputo confermarsi nella post season ed è rimasta con un pugno di mosche in mano. Medesima sorte era toccata ai gialloblù in Coppa Italia, usciti battuti da Sir Susa Vim Perugia nell’atto conclusivo.

Se il movimento italiano prosegue a manifestare il proprio dominio in ambito europeo e mondiale (vedasi anche i successi di Imoco Conegliano in campo femminile), rimaniamo in territorio veronese per analizzare la stagione di Rana Verona.

Ci si può interrogare a lungo sul valore di questa annata, a tratti entusiasmante, a tratti travagliata. Appare insindacabile che la squadra abbia saputo arrivare dove la pallavolo veronese mai era giunta dando la sensazione di essere molto vicina alle formazioni più forti e blasonate. D’altra parte, varie vicissitudini extra sportive e un finale di stagione opaco (vedasi anche la scarsa resa nei playoff per il 5° posto), hanno lasciato negli appassionati più di qualche dubbio. Forse era la stagione buona e la si è sprecata, o almeno questa è la sensazione di molti appassionati.

I buoni risultati sul campo

Verona ha saputo chiudere sia il girone d’andata che quello di ritorno al quarto posto, sinonimo di grande continuità, grazie a 14 vittorie e 8 sconfitte (7 e 4 in entrambe le fasi).
Molto simile anche il rendimento tra casa e trasferta, 21 punti tra le mura amiche, 20 quelli conquistati fuori, terza forza del campionato in questo specifico dato statistico.
A leggere i freddi numeri, Rana Verona dava la sensazione di avere concrete chance di raggiungere le semifinali scudetto, passando il “taglio” dei quarti di finale, storicamente uno scoglio insormontabile per la compagine gialloblù. Nulla è mai scontato, ma conquistare il fattore campo al primo turno di playoff di solito è un vantaggio considerevole e raggiunto con merito. Se a questo aggiungiamo il già citato secondo posto in Coppa Italia, appare evidente come Verona non potesse nascondere le proprie ambizioni per il finale di stagione.

Keita Mvp

A dati sopra elencati si è aggiunta la definitiva esplosione e consacrazione di Noumory Keita. L’attaccante maliano è stato capace di vincere la classifica dei top scorer della regular season realizzando 454 punti, numero ampiamente superiore a tutti gli altri attaccanti della SuperLega. Le prestazioni di Keita non hanno paragoni anche se le confrontiamo ad annate precedenti. Solo il suo attuale compagno Rok Mozic nel 2021/2022 ha saputo siglare più punti, sebbene con un numero decisamente più alto di set giocati.
Rana solida, Rana costante, Rana bella da vedere e pure con quella superstar che tanto serve ai playoff per sbrogliare le situazioni più complicate. Il tutto governato dalle esperte mani di Radostin Stoytchev, allenatore già passato da tante battaglie e a cui non può pesare la pressione delle gare ad eliminazione. Insomma, c’erano tutti gli elementi per confidare in un grande risultato al termine della stagione.

Una fase di gioco durante gara 1 dei quarti di finale tra Verona e Piacenza. Credits: Verona Volley/Benvenuti

Come si è rotto il giocattolo

La data chiave per ricostruire come Verona abbia buttato via una stagione promettente è il 5 gennaio. Cucine Lube Civitanova ospita Rana Verona che soccombe in tre set mai in discussione. Un tifoso marchigiano provoca per tutta la gara Stoytchev che a fine partita, dopo alcuni alterchi verbali con lo stesso tifoso, si lascia andare a comportamenti inaccettabili per un tesserato, mettendo addirittura le mani al collo al tifoso avversario.

L’inizio della fine della stagione di Rana Verona risiede tutta in questo episodio.
Non bastano le formali scuse dell’allenatore, probabilmente sollecitate o imposte dalla società veronese e dal main sponsor. Il fatto è accaduto e non si torna indietro, episodio inaccettabile per il buon nome del sodalizio gialloblù e di tutti i partner a supporto della squadra.

Rana Verona pianifica un cambio di rotta

Appare evidente che questo episodio anche da solo possa aver incrinato i rapporti tra allenatore e società. Non è più il tempo dell’accondiscendenza verso certi comportamenti, specie in uno sport notoriamente tra i più corretti e inclusivi. A prescindere dalle azioni messe in atto dal tifoso marchigiano, Stoitchev ha sbagliato e pesantemente e non può essere perdonato o assolto.
Forse questo fatto, tra le altre cose, ha favorito e accelerato un processo di rigetto verso lo stile di leadership proposto dal coach bulgaro. Estremamente accentratore, deciso, autoritario, poco aziendalista e scarsamente avvezzo al compromesso, Stoitchev non è più facilmente sostenibile da una società moderna e ambiziosa, a meno che non ci siano risultati sportivi importanti e irrinunciabili. E qua veniamo all’altro decisivo aspetto per le sorti di Verona.

Nonostante il comportamento censurabile, Stoitchev non viene esonerato. Qualcuno (main sponsor su tutti) a caldo avrebbe agito in tal senso senza indugio, ma in quel momento era una decisione non facile da prendere. Allontanare il bulgaro voleva dire rischiare di compromettere il campionato e la Coppa Italia (le cui finali si sarebbero giocate di lì a poco). Non solo, significava sostituire il fulcro di tutto perchè, è bene dirlo, Stoitchev accentrava. Senza valide alternative pronte, in società si decide per proseguire in continuità.
Errore grave, ma con il senno di poi.

Tutto sembra funzionare come prima. E invece…

Tutto, dall’esterno, sembra andare come prima. L’episodio, se non dimenticato, appare chiuso, strascichi legali a parte, e la squadra prosegue la sua marcia verso il 4° posto. Perde la finale di Coppa Italia, ma la onora alla grande. Insomma, da fuori tutto pare funzionare.
Eppure, evidentemente, non era così. A cavallo dell’inizio dei playoff filtrano voci in merito all’arrivo di Fabio Soli (all’epoca coach di Trento) in riva all’Adige dal 2025/2026. Voci, ma che appaiono subito verisimili e coerenti con azioni e comportamenti delle società interessate.
Alle notizie e rumors mancano solo i comunicati ufficiali. Solo che a Trento società, staff e atleti fanno quadrato e si concentrano sui playoff (abbiamo visto con che esiti), a Verona si palesano le prime crepe. Ne segue la tempesta.

Il muro di Verona in azione durante le fasi finali della Coppa Italia. Credits: Verona Volley/Benvenuti

Siamo all’inizio dei playoff e Verona li butta via. Keita, in gara 1, viene utilizzato con il contagocce (tra motivi fisici e scelte tecniche millantate, nessuno crede più a nulla) e le polemiche seguenti sono la goccia che fa traboccare il vaso: Stoytchev ha il pretesto per abbandonare la squadra e presenta le proprie dimissioni. Per tempismo e stile non certo le migliori dimissioni del mondo, in considerazione che arrivano a serie di quarto di finale mal indirizzata.

La società non può far altro che affidare il gruppo al vice Dario Simoni e così prosegue la stagione. Eliminata dai playoff scudetto, Verona prova a conquistare per lo meno l’accesso in Europa, ma anche nei playoff per il 5° posto, la squadra non reagisce. Il giocattolo si è rotto.

Stagione buttata, ma il futuro è roseo

Il trauma è ancora vivo, pur a distanza di settimane. C’è da fare i conti con le aspettative portate da un crescendo di risultati avvenuti in questa stagione e il successivo naufragio di ogni velleità. Non tutti i mali vengono per nuocere. In molti oggi guardano alla fine dell’era Stoytchev come ad un’opportunità. Che il tecnico bulgaro sia stato indispensabile per la crescita della società è inequivocabile, che stesse diventando esso stesso il principale limite è altrettanto possibile. L’arrivo di Fabio Soli cambia radicalmente i connotati della guida tecnica e il modo di interagire dell’allenatore con società e ambiente. Stoytchev era padre padrone e accentrava sulla propria persona oneri e onori, adesso ogni membro del sodalizio dovrà fare un passo avanti in termini di responsabilità perché, indubbiamente, le deleghe aumenteranno per tutti.

Verona sul mercato si sta muovendo benissimo e nella stagione prossima non avrà nulla da invidiare ai top team in termini di sestetto titolare. Confermati Keita e Mozic (non scontato, specie il primo), è atteso l’arrivo in regia di Micah Christenson, tra i migliori interpreti mondiali del ruolo e di Darlan De Souza, opposto brasiliano del 2002 che promette di fare sfracelli in SuperLega già dal suo esordio.

Con gli album delle figurine non si vincono i campionati, ma la sensazione è che la prossima versione di Rana Verona sarà la migliore mai vista dai tifosi. Per vincere occorre passare anche da annate deludenti, apparentemente buttate come questa appena conclusa. Chissà che le delusioni recenti possano essere viatico per successi futuri. Il mercato e l’aver affidato la guida tecnica al fresco vincitore dello Scudetto sembrano essere indizi convergenti proprio in tal senso.

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