L’Austria, grazie a JJ e alla sua “Wasted love”, ha vinto l’Eurovision Song Contest 2025, svolto alla St. Jakobshalle di Basilea (Svizzera). L’artista di origini filippine ha totalizzato 436 punti, il punteggio più basso mai totalizzato da un vincitore dopo il cambio di regolamento del 2016, precedendo Israele (Yuval Raphael, “New day will rise“, 357 punti) ed Estonia (Tommy Cash, “Espresso macchiato”, 356 punti).

Per l’Austria si tratta della terza vittoria nella storia del concorso dopo quelle del 1966 con Udo Jürgens e del 2014 con Conchita Würst.

Lucio Corsi alla fine ha regalato un inaspettato 5° posto (256 punti) all’Italia con la sua “Volevo essere un duro“. Un risultato che riscatta l’artista secondo classificato a Sanremo 2025 da tutte le critiche piovutegli addosso da quella parte del fandom eurovisivo che l’aveva bollato, fin da febbraio, come “noioso”.

Come suo stile, Lucio Corsi ha tirato dritto, accompagnato dal fido Tommaso Ottomano sul palco, ha riportato uno strumento suonato dal vivo all’Eurovision dopo 27 anni e si è preso gli applausi non solo della St. Jakobshalle ma anche del campione uscente Nemo – che alla CNN aveva detto «Non capisco come la gente non se ne sia ancora accorta di lui» – che di Ed Sheeran, che sulle sue storie Instagram durante la finale ha scritto «Canzone splendida».

Meno fortunato è stato l’altro italiano in gara. Gabry Ponte con “Tutta l’Italia” non è riuscito a regalare a San Marino quel piazzamento nei primi 15 che tanto si auspicavano sul Monte Titano. Anzi, ha chiuso all’ultimo posto con soli 27 punti. Con lo svelamento delle classifiche delle semifinali è pure emerso che l’approdo all’atto conclusivo è riuscito per soli 2 punti su Cipro e in questo hanno pesato tanto i 12 punti assegnati dal televoto italiano.

Grandi deluse le favorite della vigilia Svezia e Francia. I KAJ con il loro inno alla sauna “Bara bada bastu“, dati per certi vincitori una settimana fa, si devono accontentare del 4° posto, mentre Louane – nome di spicco del panorama transalpino su cui la Francia puntava tutto – è arrivata 7° (dietro anche alla Grecia della sorprendente Klavdia) penalizzata dai soli 50 punti ricevuti dal televoto.

Un Eurovision senza certezze musicali

Avevamo già scritto di come si arrivasse a questa 69° edizione dell’Eurovision Song Contest con il rammarico di avere poche proposte musicali valide e contemporanee in gara, soffocate da una ridondanza di brani già sentiti e schiavi dei trend social e della ricerca dello “stile eurovisivo”.

A livello organizzativo la Svizzera e la sua emittente SRG SSR hanno fatto un ottimo lavoro, cancellando il disastro di Malmö, con una bellissima cerimonia d’apertura per le strade di Basilea e con delle serate che ben amalgamavano competizione e omaggi al paese e alla sua storia musicale, con l’unico neo dell’assenza di Céline Dion che ha portato alla cancellazione dello spezzone dedicato anche all’altra vincitrice svizzera (nel 1956) Lys Assia.

Se guardiamo alla proposta musicale ecco che l’Eurovision 2025 è stato – più che in passato – una “ciambella col buco intorno”. E questo smarrimento è stato ben testimoniato dal voto delle giurie, che sì anche quest’anno sono state decisive per l’assegnazione del microfono di cristallo, ma che hanno anche distribuito il loro voto in maniera sorprendente. Ben 13 paesi – la metà di quelli in gara – hanno infatti ricevuto almeno una volta il punteggio massimo di 12 punti. Sono state premiate proposte tra loro diversissime, dal Regno Unito (grazie alla giuria italiana, rappresentata da Topo Gigio) alla Lettonia, passando per i 6 “douze points” presi da Lucio Corsi.

Nonostante questo l’Italia si classificava 4° per le giurie dietro ad Austria, Svizzera e Francia. Si pensava quindi che quest’anno sarebbe stato – finalmente – il televoto a decidere la competizione. Quasi. Israele (15° per le giurie) ha dominato, come nel 2024, raccogliendo 297 punti, davanti all’Estonia (258 punti), che ha volato sulle ali della viralità di “Espresso macchiato”, e Svezia (195 punti), con l’altro tormentone di questa edizione.

All’Austria però è bastato contenere la rimonta israeliana – con 178 punti – per vincere per la terza volta nella sua storia l’Eurovision Song Contest. Nota finale sull’immeritato “zero” dato alla Svizzera, che l’ha fatta precipitare dal 2° al 10° posto finale. Un risultato che è uno schiaffo all’eleganza e alla semplicità della performance di di Zoë Më, che con coraggio aveva puntato su un lungo piano sequenza, proponendo una delle esibizioni più distintive di questa edizione.

Dalla Svizzera all’Austria (e viceversa)

Da un lato la vittoria dell’Austria ha evitato l’innescarsi un caso politico con la vittoria di Israele, di cui è stata chiesta più volte anche in questa edizione l’esclusione con tanto di lettera di denuncia del genocidio a Gaza (inviata però a competizione già iniziata) firmata da ex-vincitori come Salvador Sobral ed ex-concorrenti come Hatari, Dadi and Gagnamagnid e Gåte.

D’altra parte invece non si possono non osservare alcuni aspetti che lasciano dei dubbi in vista della prossima edizione dell’Eurovision. JJ, al secolo Johannes Pietsch, infatti è stato fin da subito identificato come “il nuovo Nemo” ed in effetti, anche grazie ai suoi studi di canto lirico, l’artista austriaco ha ricordato moltissimo il vincitore dell’edizione 2024 nella voce e nella drammaticità della sua performance.

“Wasted love” è un brano che prima del contest nel suo stesso paese era riuscito appena a raggiungere la 19° posizione della classifica austriaca, rimanendo fuori negli altri paesi a differenza di “Bara bada bastu” o “Espresso macchiato”. Molti critici hanno visto in questa canzone un mero esercizio stilistico, ben confezionato però nella messa in scena ed elevato dall’indubbio talento di JJ.

Viene da chiedersi allora se seguire lo stile del vincitore uscente possa diventare ancora di più la strada perseguita dai paesi in gara o se ci sarà ancora spazio per un racconto più aderente alla realtà della musica europea. In più, per il terzo anno consecutivo, le giurie si sono rivelate alla fine determinanti per il risultato finale, ben più del televoto, pur avendo pari peso del 50% e anche in un’annata che, come abbiamo visto, è stata molto equilibrata. Potrebbe spingere l’EBU a fare ulteriori riflessioni sul metodo di giudizio?

La storia del vincitore JJ

Domande a cui troveremo risposta solo nei prossimi mesi. Intanto è iniziata la festa in Austria, che aspettava questo momento da 11 anni, quando Conchita Würst vinse a Copenhagen con “Rise like a phoenix“. L’Austria si conferma la casa dell’Eurovision per le edizioni in cifra tonda: dopo la 60° nel 2015 si tornerà infatti – con ogni probabilità – a Vienna per il 70° anniversario della manifestazione.

Il merito è del giovane (classe 2001) cantante austriaco di origini filippine, nato a Vienna ma che ha vissuto fino al 2016 a Dubai. Ha coniato il suo nome d’arte dal soprannome datogli dai compagni di scuola, un modo per abbreviare il suo vero nome Johannes Pietsch, e – tornato in patria – ha studiato canto lirico presso l’Università della Musica e dell’Arte della Città di Vienna.

Caratterizzato da una voce da controtenore capace di raggiungere le tonalità di soprano, JJ si è avvicinato alla musica pop prendendo parte a talent show in giro per l’Europa dal britannico The Voice UK nel 2020 all’austriaco Starmania nel 2021. Dichiaratamente queer, nell’intervista a queer.de aveva dichiarato riguardo a “Wasted love”: «Il mio messaggio è semplicemente di amare, perché l’amore è la cosa più bella del mondo e l’odio la più terribile».

“Wasted love” è tra l’altro il suo singolo di debutto nella discografia. JJ infatti prima d’ora aveva fatto parte dei cast di diverse rappresentazioni liriche alla Vienna State Opera, tra cui “Il flauto magico” di Mozart. Il brano con cui ha vinto l’Eurovision 2025 è stato scritto insieme a Thomas Thurner e all’ex-rappresentante dell’Austria all’Eurovision 2023 Teodora “Teya” Spiric. Non è l’unica artista in gara in passato all’Eurovision con cui JJ ha uno stretto legame, essendo amico anche della stessa Conchita Würst, inquadrata a Basilea commossa al momento della sua premiazione.

Non rimane così che spegnere definitivamente le luci sull’edizione numero 69 dell’Eurovision Song Contest e preparsi a spostare il carrozzone da Basilea in direzione Austria. Sarà un trasloco veloce e i fan eurovisivi non vedono l’ora di prendere posto nella nuova casa per un altro viaggio, speriamo più affascinante, nella musica europea.

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