“Una brillante operazione”: così l’assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi ha definito, in un comunicato stampa del Comune di Verona, l’ultimo sgombero effettuato dalla Polizia locale nell’area denominata “Adige Dock’s”, l’ex deposito della stazione di Porta Vescovo a Porto San Pancrazio, che ha portato al fermo di 9 persone denunciate per invasione di edificio.

Ma dove avrebbero dovuto cercare riparo queste persone, con i dormitori pieni e una politica del Comune il cui approccio al tema dell’emergenza casa appare quantomeno poco chiaro?

Nel corso dell’incontro tra le associazioni del terzo settore riunite nel coordinamento “Abitare Verona” e il Comune del 25 marzo scorso sull’emergenza abitativa a Verona, Attilio Orecchio dell’associazione Le Orme, il presidente Alberto Sperotto della Ronda della Carità e Alberto Modenese di Paratodos hanno lanciato un appello: «Serve un cambio di passo della Giunta, che deve fare di più e lanciare segnali concreti di svolta e di rottura rispetto a una politica repressiva e contraria all’inclusione del passato, in primo luogo con un nuovo regolamento di polizia urbana. Poi assicurando comportamenti rispettosi e improntati al buon senso nei confronti delle persone che vivono in strada, vittime della mancanza di offerte abitative alla loro portata. Inoltre, mettendo fine agli sgomberi senza che gli occupanti abbiano un’alternativa.»

Ed è un peccato che all’incontro, incentrato su un tema di strettissima attualità e rilevanza per una città che si vorrebbe proiettata verso una dimensione sociale e culturale di ampio respiro, non fossero presenti le assessore che in primis sono chiamate ad agire per competenza: Luisa Ceni, assessora alle politiche sociali, e Stefania Zivelonghi, assessora alla sicurezza, assenti per sopraggiunti impegni evidentemente più urgenti. Erano presenti invece l’assessore per il terzo settore e le attività produttive Italo Sandrini e l’assessore al patrimonio Michele Bertucco, definiti dai rappresentanti delle associazioni come “aperti e disponibili a trovare delle soluzioni, pur nella consapevolezza che servono risorse economiche e che i temi, data la complessità, coinvolgono anche servizi sociali, urbanistica e sicurezza”.

All’appello si è unito anche don Paolo Pasetto, il prete degli “ultimi”, che ha commentato così la mancanza di chiarezza sul tema da parte delle istituzioni: «Il Comune deve esplicitare le proprie posizioni sulle politiche che riguardano l’emergenza abitativa e della casa, aggravata dalle scelte scellerate del Governo sui tagli al sociale.»

Poche ore dopo l’incontro del 25 marzo, i vigili urbani notificavano 9 Daspo ad altrettanti cittadini che occupavano i portici di via Albere. Dunque, mentre l’assessore all’edilizia popolare, strade e arredo urbano Federico Benini pubblicizza entusiasta sui social la rimozione dei tristemente famigerati “separatori” anti-bivacco di tosiana memoria dalle panchine della città, le forze dell’ordine sottolineano con azioni concrete che, se utilizzate per stendersi, quelle stesse panchine sono tuttavia motivo di Daspo. Un cortocircuito politico e di metodo di ardua comprensione, a meno che invece non sia proprio questa la risposta delle istituzioni all’appello delle associazioni sull’emergenza abitativa in città.

Così come risulta difficile comprendere come sia possibile che, con centinaia di alloggi Agec  che, se riadattati, potrebbero ospitare chi è in difficoltà, l’assessore Michele Bertucco abbia recentemente assicurato che appena 8 alloggi verranno presto terminati.

È lecito chiedersi se il problema, dunque, non riguardi anche una possibile diversa allocazione delle risorse economiche a disposizione del Comune: quanti alloggi Agec si sarebbero potuti riattare, solo per fare un esempio, con i 140mila euro spesi per la nuova Stella di Natale in Piazza Brà, che ha certamente allietato le feste natalizie dei cittadini veronesi, e che all’epoca il sindaco Tommasi definì “una cifra congrua”?

Sarebbe interessante, a questo punto, sapere dal sindaco quale sarebbe, secondo lui, la “cifra congrua” da destinare invece all’emergenza abitativa a Verona, che sempre di più riguarda anche cittadini veronesi che, pur lavorando, non riescono a far fronte alle richieste economiche di un mercato immobiliare in costante rialzo.

E mentre i vigili urbani emettono centinaia di Daspo e multe destinati, per ovvi motivi, a rimanere pezzi di carta, il 7 aprile terminerà il periodo di “accoglienza invernale” per gli 80 senza dimora per i quali il Comune aveva messo a disposizione altrettanti posti letti aggiuntivi. Logico ed inevitabile che queste 80 persone andranno ad aggiungersi alle centinaia che già dormono per strada, ad ulteriore detrimento della loro dignità e con le possibili conseguenze in termini di sicurezza che proprio il Comune sottolinea, con tanto di comunicati stampa dedicati e riprese video a corredo.

Ma la soluzione non può essere la repressione fine a se stessa, come ampiamente dimostrato dai numeri di un’emergenza che non accenna a decrescere, ma che al contrario diventa sempre più drammatica, coinvolgendo anche minori e donne con figli piccoli.

I Daspo e le multe ai senza dimora si limitano ad un valore di azioni di disturbo nei confronti dei destinatari, senza alcuna conseguenza utile alla comunità, come dimostrano i ricorsi degli Avvocati di Strada che vengono regolarmente accolti per “stato di necessità” come più volte ribadito anche dalla Cassazione, dato che un senza dimora per definizione non ha opzioni alternative al dormire per strada. La stessa Corte Costituzionale, nella Sentenza 47 del 23 gennaio 2024, afferma: “Affinché il divieto di accesso sia legittimamente disposto, non basta che la presenza del soggetto possa apparire non consona al decoro dell’area considerata, ma è necessario che la condotta sia associata ad un concreto pericolo di commissione di reati: la misura non deve, in conclusione, intendersi rivolta ad allontanare “oziosi e vagabondi”, come pure si era affermato nell’ampio dibattito parlamentare sviluppatosi in sede di conversione del d.l. n. 14 del 2017.

E se da un lato si pone la necessità concreta di trovare soluzioni efficienti ad un problema sociale che va aggravandosi, dall’altro c’è anche la questione dell’immagine che la Giunta sta dando del suo operato e dei suoi valori che dovrà confrontarsi con le aspettative dei propri elettori, i quali presumibilmente si aspettavano un più deciso cambio di passo rispetto alla politica attuata dalla Destra, da sempre alla guida della città, e connotata da una visione miope e repressiva delle marginalità sociali.

Appare dunque urgente una risposta chiara e coerente da parte del Comune alle domande poste dalle associazioni sull’emergenza abitativa, associazioni che di fatto hanno concretizzato il loro contributo anche politico al problema con una serie di soluzioni, attuabili ed efficienti, che appaiono invece carenti da parte delle istituzioni.

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