Verona che cambia
La lista politica "In Comune per Verona" ha organizzato qualche giorno fa un interessante convegno sul futuro della nostra città e sulle relative scelte urbanistiche.
La lista politica "In Comune per Verona" ha organizzato qualche giorno fa un interessante convegno sul futuro della nostra città e sulle relative scelte urbanistiche.
Venerdì 10 novembre, al pomeriggio, presso la sala Lucchi, la lista politica “In Comune per Verona”, ha organizzato un interessante incontro sul tema “Verona che cambia”. Notevole la presenza del pubblico che ha riempito l’intera sala.
Finalmente alcuni esponenti della maggioranza che guida Verona hanno aperto il dibattito pubblico sul futuro della nostra città e sulle relative scelte urbanistiche. Dibattito che, pur presente nel programma elettorale della coalizione che ha vinto le elezioni, sino ad ora era stato assente.
Dagli ottimi interventi dei relatori, è emerso che risulta necessario e improrogabile, bloccare sin da subito il consumo di suolo, decostruire per liberare il territorio da tanti edifici vuoti, fatiscenti e privi di valore, rigenerare le aree e gli immobili urbani dismessi e pianificare con il metodo della vera urbanistica partecipata. Tutti argomenti e contenuti proposti nel programma elettorale della coalizione del sindaco Tommasi, ma che sinora sono rimasti totalmente inevasi.
Dai vari interventi del pubblico è emersa l’insoddisfazione per la totale assenza di dibattito tra i cittadini e la Giunta comunale. Una chiusura che sta preoccupando, soprattutto perché avviene nel momento in cui si sta preparando il nuovo PAT (Piano Assetto del Territorio).
Inoltre, non è chiaro il comportamento dell’Assessora alla pianificazione territoriale, che rimane chiusa nel proprio ufficio, evitando ogni tipo di confronto con la cittadinanza. Lo stesso sindaco sembra non occuparsi delle questioni urbanistiche e si ha l’impressione che la giunta consideri elementi scomodi e da isolare, tutti coloro che, basandosi su quanto garantito dal programma elettorale, chiedono di partecipare ai lavori per la pianificazione del territorio.
Non è per nulla chiaro neppure il presunto rapporto tra la Fondazione Cariverona e alcuni importanti esponenti della Giunta comunale. La vicesindaca e il capogabinetto hanno avuto rapporti professionali con la Fondazione, in particolare per il Piano Folin, che potrebbe definire il futuro assetto del nostro Centro Storico. Assetto che, a mio parere, non farebbe che confermare la destinazione a consumo turistico dell’area.
Continuare con il vecchio meccanismo di progettazione territoriale, basato sul rapporto tra il fattore politico-amministrativo e quello economico-finanziario è sbagliato e pericoloso. Pericoloso perché potrebbe facilitare l’infiltrazione delle mafie nelle decisioni sull’uso del territorio, attraverso professionisti in doppio petto in grado di garantire investimenti importanti.
Inoltre, il grimaldello delle deroghe rende gli strumenti urbanistici facilmente modificabili a seconda degli interessi degli investitori, e i P.U.A. (Piani Urbanistici Attuativi) e la legge “Sblocca Italia”, sono i principali dispositivi che ne permettono l’attuazione. A Verona, purtroppo, ne abbiamo avuto vari esempi. È quindi necessario passare ad un reale meccanismo di partecipazione urbanistica, che non sia quello dell’ascolto, ma permetta un vero e costruttivo confronto tra gli amministratori pubblici e i cittadini. Per ottenerlo, risulta indispensabile inserire nello statuto comunale e nei regolamenti edilizi l’obbligo della reale pianificazione partecipata.
Ma, la vera partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica può avvenire solamente se esiste la volontà politica per attuarla, altrimenti rimane uno spot elettorale per garantirsi dei voti.
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