“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano.” Con questa citazione dalla celebre dichiarazione del 9 maggio 1950 del ministro degli esteri francese Robert Schuman, si è aperto la scorsa settimana l’incontro con il giornalista Gianni Borsa nella sala incontri della Banca BCC Valpolicella Benaco a Valgatara.

Le parole di 74 anni fa sono tuttora drammaticamente attuali anche se è completamente cambiato il contesto, sia europeo che mondiale. Non si tratta più di un confronto fra Stati europei con Usa e Urss a parteciparvi, ma del confronto fra una dozzina di potenze mondiali e regionali, enormemente cresciute negli ultimi decenni.

“Scegliere l’Europa”, ovvero l’importanza di conoscerne il funzionamento

L’ultimo libro di Gianni Borsa, Scegliere l’Europa. Domande e risposte edito da AVE, 2024.


Borsa parla anche di questo nel suo ultimo libro, dal titolo Scegliere l’Europa (edito da AVE, 2024), con l’aiuto di cinque professori universitari. Si tratta di un testo che l’autore consiglierebbe anche ad alcuni candidati per le imminenti elezioni europee del 9 giugno, che a volte rivelano di non avere le idee ben chiare sulle competenze dell’Unione europea e sui suoi poteri.

D’altra parte capita frequentemente, ha osservato durante l’incontro veronese, che si chieda al sindaco quanto è invece di competenza della Regione o del governo italiano e viceversa. Fare chiarezza ad ogni livello è utile per mantenere in salute quel privilegiato spazio di diritti e democrazia qual è il Vecchio Continente.

L’appuntamento è stato organizzato dal Movimento Federalista Europeo della Valpolicella anche per diffondere consapevolezza del ruolo importante e insostituibile dell’Unione Europea, riguardo al quale i cittadini britannici nel 2016, ma solo dopo il referendum sulla Brexit, in massa chiesero informazioni su Google.

Metà della popolazione mondiale vive in Stati dove non sono assicurate le libertà politiche: dal di fuori è molto evidente perché l’Europa sia un grande attrattore di persone e di Stati.

Le sfide della denatalità e del cambiamento climatico

Per il resto le sfide che ha davanti a sé la Ue sono numerose e importanti.
La Brexit si è avuta poi nel 2020 e gli inconvenienti che ha portato con sé e che provoca tuttora hanno indotto tutti o quasi i politici italiani ed europei ad abbandonare i progetti di Frexit o Italexit.
La denatalità coinvolge tutti i Paesi europei e in particolare Spagna, Polonia, Grecia, Austria, Finlandia e Italia, mentre in Africa già ora la Nigeria ha la metà degli abitanti dell’intera Ue.

Il cambiamento climatico o, per meglio dire, lo sconvolgimento climatico esige la collaborazione fra Stati, almeno a livello europeo.
L’allargamento della UE ai Balcani occidentali e all’Ucraina non è imminente eppure non può essere rimandato troppo a lungo.

Potere di veto, un limite da riformare

Nello stesso tempo le riforme necessarie per eliminare il potere di veto di ogni governo, conseguente alla regola dell’unanimità su molte questioni, rischiano di non vedere la luce perché esse possono entrare in vigore solo con l’accordo anch’esso unanime di ogni Stato membro secondo il suo ordinamento.

Il giornalista e corrispondente per l’Agenzia Sir a Bruxelles Gianni Borsa.


Il Parlamento europeo a novembre 2023 ha proposto che si apra una Convenzione per le riforme. Ora la parola spetta al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Sia a dicembre 2023 che a marzo 2024 non hanno affrontato la questione. Forse se ne parlerà a fine giugno 2024 dopo le elezioni. La decisione è a maggioranza semplice: basta il sì di 14 governi per avviare un urgente processo di riforme, anche in vista dell’allargamento a dieci nuovi Stati nei prossimi anni Trenta.

L’Europa, unita nella diversità, in cui ognuno ha diritto a mantenere la propria cultura e la propria lingua, potrà essere all’altezza delle sfide del momento attuale solo accettando diverse velocità di integrazione.
D’altra parte è quanto accade già ora, con solo 20 Paesi su 27 aderenti all’unione monetaria dell’euro, mentre due (Irlanda e Cipro) non sono ancora nell’area Schengen.
Il principio fondamentale, osservato fin dal 1950, è che ogni unione rimanga sempre aperta a tutti, secondo i tempi e le libere scelte di ogni Stato.

Tante le nazionalità, ma a ben vedere una sola cittadinanza, quella europea, che si esprimerà a suffragio universale per rinnovare due delle sue istituzioni: il Parlamento a giugno e di conseguenza la Commissione a novembre.

«La speranza siamo noi», ha concluso Gianni Borsa, riprendendo il messaggio natalizio del 2021 di David Sassoli, che sarebbe diventato una sorta di suo testamento politico.

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