La Nazionale azzurra maschile di pallavolo manca la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 chiudendo al quarto posto il torneo preolimpico disputato in Brasile. Davvero troppo poco per meritare il pass a cinque cerchi. Per ottenerlo, sarebbe servito perlomeno battere almeno una delle squadre di rango del girone (Germania, Cuba, Brasile). La selezione di “Fefè” de Giorgi, invece, è tornata a casa senza nessun successo di prestigio. Ha lottato, ma sono mancate lucidità, brillantezza, forma fisica. E la pallavolo di alto livello, se non sei al top, ti punisce subito.

Sereni, ci pensa il ranking

La sconfitta, al netto di alcune prudenze e scaramanzie di rito, non complica più di tanto la situazione. La Nazionale azzurra, vicecampione europea e campione mondiale in carica, è al terzo posto della classifica internazionale e non avrà problemi a centrare uno dei pass olimpici basati appunto sul ranking internazionale.

Certo, le cose potrebbero essere diverse a giugno 2024, dopo la prima fase di Volley Nations League, ma dovrebbe accadere l’imponderabile per far naufragare l’Italvolley in posizioni che non qualifichino. A Parigi Simone Giannelli e compagni andranno. Di sicuro, però, questo inciampo, questa primo “dietro alla lavagna” dopo un biennio di successi e grandi prestazioni, ha fatto storcere il naso a molti e complicato l’organizzazione dell’avvicinamento al torneo olimpico.

La VNL 2024, infatti, dovrà essere affrontata con il massimo impegno e non come mero allenamento o, meglio ancora, come opportunità per far crescere alcuni giovani. De Giorgi ha incassato, ma non è apparso affatto contento, anche in considerazione delle fatiche del calendario imposto dalla SuperLega.

Parimenti non dovrebbero aver gradito questo risultato le alte sfere del volley italiano. La ragione è presto detta: la Nazionale maschile avrebbe dovuto, nelle intenzioni, salvare il movimento dalla fallimentare estate della nazionale femminile. L’obiettivo era quello di togliere un po’ di pressioni anche sulle decisioni che verranno prese a breve in merito alla conduzione tecnica della stessa Nazionale.

Attenzione a non chiedere troppo

La questione, posta in questo modo, per quanto comprensibile, non è però corretta. Alla Nazionale maschile non si può chiedere troppo, ai singoli giocatori altrettanto. In primis perché è due anni che si esprimono al meglio raccogliendo allori in ogni manifestazione internazionale. Sarebbe ingeneroso attaccarli dopo un insuccesso piuttosto indolore.

Infine perché questa Nazionale maschile non ha una profondità di organico elevata e una controprestazione prima o poi ce la si poteva aspettare. Le sorti di questa Nazionale sono rette da atleti di indubbio talento, ma che, per un motivo o per l’altro, non riposano da troppo tempo ormai. Il torneo preolimpico ha evidenziato con severità questo aspetto.

Un caso su tutti: Alessandro Michieletto. Lo schiacciatore di Trentino Volley ha collezionato ben 82 presenze in Nazionale maggiore (più innumerevoli altre nelle Nazionali giovanili) e 152 con la maglia del proprio club. Il tutto in sole tre stagioni piene. Troppo, anche per un ventiduenne sano e con capacità mentali e agonistiche fuori norma.

La seniores maschile ha fatto il suo

Se pensiamo a quale fosse la credibilità della Nazionale azzurra al termine del corso targato Gianlorenzo Blengini, occorre essere solo grati al lavoro svolto da staff e giocatori in questi anni.

Un preolimpico andato male, ma nel quale non è mai mancato impegno e sobrietà nelle sconfitte, servirà molto in termini motivazionali. Se servono a puntare ancora più in grande l’estate prossima, vanno benissimo queste sconfitte. Sperando nel frattempo, che qualche altro giovane possa trovare spazio in SuperLega a tal punto da essere pronto tra pochi mesi per allargare le rotazioni in quel di Parigi.

La seniores femminile non ha fatto il suo

Della Nazionale femminile si è già parlato molto, anche in precedenti articoli. Quello che è certo è che il ranking è meno tranquillizzante rispetto ai maschi e le macerie di un’estate di litigi e frizioni sono evidenti.

La preoccupazione è doverosa, il senso di urgenza nella risoluzione delle divergenze che hanno reso pesante l’atmosfera in squadra è altrettanto necessario. La Fipav comunicherà il nome del successore di Davide Mazzanti non prima di fine ottobre. Se prima c’era Julio Velasco come unico candidato alla panchina azzurra, ora si sono fatti insistenti i rumor che mormorano di contatti tra federazione e Zoran Terzic.

A danno dell’argentino, infatti, vi sono voci in merito all’età (risibili), alla questione del doppio incarico, fumo negli occhi per la Federazione (risolvibile con qualche accorgimento non troppo elegante) e forse al fatto che Velasco rappresenti un nome talmente “federale” da risultare troppo responsabilizzante per tutti i vertici dirigenziali.

Un fallimento olimpico non sarebbe un insuccesso solo di Velasco, che se ne farebbe una ragione, ma di tutta la Federazione. Una responsabilità talmente grande che non è detto che qualcuno se la voglia prendere. Anche perché, di contro, un eventuale successo di Velasco risulterebbe presso l’opinione pubblica solo un successo del tecnico argentino. Che storie, che titoli se Velasco dovesse vincere le Olimpiadi con la selezione femminile!

Al centro della foto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affiancato dal Presidente del Coni Giovanni Malagò e il Presidente Fipav Giuseppe Maifredi. Fonte: www.federvolley.it

Gli esportatori di allenatori importano allenatori?

Ecco allora che, data l’indisponibilità per vari motivi di tutti gli altri nomi italiani papabili, è uscito il nome nuovo di Zoran Terzic. L’esperto tecnico serbo appare una candidatura autorevole per palmares, vissuto internazionale, ma è evidente che non possegga nulla di più di molti altri capaci tecnici italiani.

Forse si pensa ad un nome “terzo” proprio perché più libero da condizionamenti esterni, l’ideale per risolvere questioni intricate di spogliatoio. Se così fosse, però, per la Federazione sarebbe un arrendersi alla situazione venutasi a creare, così come sarebbe un fallimento per tutto il movimento pallavolistico italiano. Non che Terzic non sia un candidato rispettabile, come detto, ma se la Nazionale deve servire anche a dare lustro ad un intero movimento, non sarebbe affatto una buona mossa affidarsi ad un tecnico di formazione estera.

Il cerino è in mano Fipav

Una nazione che esporta tecnici come nessun’altra nazione in nessun altro sport di squadra, non può davvero permettersi di prendere in esame una candidatura straniera.
Ormai, manca poco al momento delle decisioni, ma la partita della nomina sembra ancora da giocare.

A tal punto che non appare nemmeno fuori luogo ipotizzare che alla panchina possano ambire anche altri nomi meno chiacchierati e, fino a qui, giudicati indisponibili o non in corsa. In ogni caso, chiunque arriverà dovrà ricostruire e molto.

Il talento diffuso c’è, ma non è chiaro quali siano gli eventuali veti incrociati tra atlete o se, abbandonato il corso Mazzanti, tutto possa riallinearsi attorno ad un complesso valoriale e sportivo condiviso.

L’unico obiettivo possibile, in vista di Parigi 2024, è la qualificazione e una medaglia olimpica. Qualsiasi altro risultato sarebbe da considerare un fallimento, oltre che una indiretta riabilitazione di Mazzanti.

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