In un mondo dove molto dello sviluppo di internet è significativamente influenzato dall’intento di facilitare l’accesso alla pornografia, il tema dell’erotismo femminile resta un tabù (per essere puntigliosi, il termine più corretto sarebbe tapu e non tabù, ma risentiamo della traduzione del termine diffusa da Freud!).

Eppure, sono molte le donne che visionano produzioni erotiche, siano essi video o romanzi con contenuti pornografici più o meno espliciti, sebbene spesso fatichino a parlarne apertamente.

Al di fuori di giudizi morali (o moraleggianti) riguardo il mondo del porno, è innegabile che il fenomeno sia sempre più in crescita e conoscerlo e capirlo, come sempre, è fondamentale.

Non tutto il porno è uguale

Nel libro A billion wicked thoughts gli autori Ogi Ogas e Sai Gaddam hanno condotto un’analisi del modo in cui uomini e donne ricercano contenuti pornografici. Ciò che hanno scoperto è che, mentre gli uomini preferiscono contenuti sessuali veicolati sotto forma di immagini, le donne prediligono rappresentazioni letterarie romanzate.

Prendendo in esame 15mila di questo genere di libri, le psicologhe Maryanne Fisher e Tami Meredith hanno inoltre notato che il protagonista maschile tende a svolgere professioni specifiche che in ordine di popolarità sono il dottore, il cowboy, il boss, il principe, lo stalliere, il cavaliere, il chirurgo, il re, la guardia del corpo, lo sceriffo.

La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti d’America, quindi è probabile che professioni come il cowboy e lo sceriffo in Italia non popolino le fantasie erotiche con altrettanta frequenza.

Tuttavia, tale studio offre uno spaccato molto interessante che, sull’onda della psicologia evoluzionistica, ha portato gli autori a sostenere che le donne fantasticherebbero di uomini che, anche e soprattutto mediante la loro professione, rappresentano in modo stereotipato competenza, sicurezza di sé, forza e status, spesso ergendosi all’apice di una gerarchia di potere.

Il ruolo dell’eroina femminile: il principe dietro la bestia

Mentre il protagonista maschile si configura come una figura di potere, forte, indipendente e capace di farsi valere sugli altri anche mediante aggressività fisica o psicologica, le protagoniste ed eroine femminili tendono a rivestire il ruolo di coloro che insegnano all’uomo a essere buono e amorevole con loro.

Gli autori scrivono infatti che la trama più frequentemente riportata in queste fantasie è quella di un’eroina che riesce a fare breccia nel cuore dell’eroe che diventa dolce e affettuoso con lei, ma continua a essere dominante e agguerrito con tutti gli altri.

Spingendosi oltre, il professor Jordan Peterson afferma che questa dinamica rimanda alla fiaba de “La bella e la bestia” la quale, a sua volta, si collega archetipicamente al tema dell’incontro del femminile con il caos, l’aggressività e le forze distruttive che, se non vengono domate e convogliate, sfociano in un’inevitabile distruzione per tutti.

Il femminile, non più inteso solo in un riduttivo senso biologico, assurge a forza ordinatrice e civilizzante.

I falsi eroi: il mostro dietro la bestia

Nella realtà, la bestia, anche dopo aver ricevuto un bacio, non sempre si rivela essere un principe, ma soltanto un mostro ancor più temibile di quello che sembrava in apparenza.

A volte la sicurezza di sé è solo arroganza, l’apparente spavalderia tradisce profonde insicurezze nascoste sotto gratuita aggressività e la vulnerabilità che il mostro dimostra all’eroina è solo un sadico teatrino per illuderla di essere speciale e manipolarla nel restargli a fianco.

Un simile mostro, degno di comparire nelle versioni più tetre e cupe delle fiabe dei fratelli Grimm, pare però essere sempre più diffuso e pubblicizzato.

Spinti infatti dai risultati di molti studi di psicologia evoluzionistica, un crescente numero di guru del “rimorchiare” elargiscono illuminanti insegnamenti (si fa per dire) a un pubblico di uomini sventurati in amore (se non dei veri e propri incel) su come diventare dei magnetici maschi alpha ai quali le donne non saprebbero apparentemente resistere.

Un simile esempio è un dating coach quale Andrew Gruszka che, godendo di quasi 2 milioni di iscritti su YouTube, afferma di aver trascorso molti anni a insegnare l’arte di “procacciarsi le donne più sexy del mondo come se si trattasse di andare a fare la spesa” e “avere a disposizione 20 o 30 donne tra cui scegliere come su un menù del McDonalds”.

Simili mirabolanti risultati sarebbero ottenibili proprio assumendo atteggiamenti che all’apparenza richiamano i positivi tratti del principe, ma che tradiscono invece delle sottostanti forme di narcisismo e psicopatia che possono anche assumere una valenza psicopatologica.

Una ricerca dentro o fuori di sé

Non sempre l’oggetto di desiderio è qualcosa di esterno a noi: a volte ci si innamora di una persona proiettando al di fuori qualcosa che non vediamo, ma che è presente in noi e non riusciamo a riconoscere come nostro.

Forse per molte donne non serve attendere un salvifico principe azzurro o potersi avvalere della forza di un bruto addomesticato.

Piuttosto che agognare un uomo che incarni l’ideale eroe delle più diffuse fantasie erotiche, è forse più proficuo coltivare dentro di sé quei tratti maschili stereotipati quali sicurezza di sé, indipendenza, forza, tenacia, assertività e competenza che molte donne faticano nel vedere dentro loro stesse.

Soprattutto in una società e una cultura che hanno promosso per anni l’immagine di donna che oscilla tra la “brava e ubbidiente figlia” e la “casta moglie casalinga”.

Non più una semplice unione di uomo e donna, ma qualcosa di più elevato: una riconciliazione di femminile e maschile nello stesso individuo.

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