Siamo in Inghilterra nel 1938 e due sorelle, Martha e Thomasine, ricevono dal papà una macchina in grado di intercettare le trasmissioni radio del futuro. Se da una parte la scoperta delle conquiste sociali e della cultura pop degli anni avvenire fanno fantasticare le due ragazze, il venir a conoscenza dello scoppio della Seconda guerra mondiale cambierà per sempre la loro visione del mondo.

La componente ucronica del film è dichiaratamente figlia di Philip Dick e del suo romanzo “La svastica sul sole”, ma si potrebbe vedere l’esordio al lungometraggio di Andrew Legge come un “Ritorno al futuro” in chiave molto pessimista.

La domanda in effetti che ci si pone a fine visione è: quali sarebbero le reali conseguenze della deviazione dei fatti storici? Una questione etica per nulla banale, che il regista irlandese sceglie di affrontare mediante un sottogenere che riflette – se vogliamo – meta-cinematograficamente sul quesito: il found footage.

Una vecchia VHS

Per found footage si intende quella tecnica che permette di realizzare film mediante video già esistenti, mischiando delle volte riprese fiction a quelle non-fiction. Un espediente che pone la narrazione su più livelli, scavando nella storia con la magia che solo il cinema possiede, rispondendo ipoteticamente ai più classici “come sarebbe se”.

Oltre a ciò, l’impostazione di mockumentary (falso documentario) data da Andrew Legge a “Lola”, rende ancora più immersiva la visione, rapendo lo spettatore in una storia che si vorrebbe fosse esistita realmente.

Il sapore di questo tipo di cinema richiama il pulp fantascientifico, aspetto avvalorato anche dall’estetica del film stesso, dato che il formato 4:3 e i segni della pellicola contribuiscono a mostrare l’aspetto volontariamente vintage dell’operazione, come se fosse una vecchia VHS ritrovata in qualche sottoscala.

Prendersi gioco della storia

Sebbene a volte Lola sia appesantito da una certa ridondanza di fondo e alcuni snodi di sviluppo della trama fin troppo prevedibili, l’idea di manipolazione delle immagini sia diegeticamente che non – assistiamo a Martha che taglia una pellicola – si rivela vincente, intercettando anche un discorso teorico relativo alla natura del lavoro del regista come demiurgo per nulla scontato.

In 79 minuti e con un budget di produzione estremamente contenuto, Lola si iscrive come un elemento di rilievo nel filone del cinema sci-fi ucronico, arrivando perfino a farsi beffe della storia più terribile, prendendo in giro Adolf Hitler con You really got me dei Kinks.

L’appuntamento con EXTRA sci-fi festival Verona continua con la Giornata di studi interamente a tema distopie il 30 marzo dalle 9 alle 18 al Polo Santa Marta dell’Università degli studi di Verona, e poi si torna al Cinema Nuovo San Michele venerdì 31 e sabato primo aprile con l’ultimo fine settimana tra cortrometraggi e lungometraggi.

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