Dalla notte del 28 dicembre 1895 (e di cui oggi ricorre il 126esimo anniversario), quando a Parigi nel Gran Cafè del Boulevard des Capucines venne presentata per la prima volta l’invenzione dei Fratelli Lumiere, il cinema ne ha fatta di strada.

Nel corso dei decenni, la Settima Arte è cresciuta oltre ogni aspettativa, espandendosi da una piccola invenzione apparentemente senza futuro e destinata solo a un intrattenimento per pochi a uno dei più grandi fenomeni mediatici di sempre, in grado di contribuire a cambiare la storia dell’umanità.

La strada ovviamente non è stata una linea retta. La storia del cinema è costellata di cambiamenti e periodi di crisi, mutamenti da parte del pubblico, di produzione, di consumo, di correnti culturali e così via.

Oggi, annus domini 2021, si trova probabilmente ad affrontare una delle crisi più importanti della sua parabola, alle prese con la concorrenza dello streaming e gli effetti di una pandemia globale che ha costretto le sale alla chiusura per moltissimo tempo. Il futuro appare incerto e nessuno può dire con certezza cosa sarà effettivamente cambiato e come, nelle abitudini delle persone una volta usciti dalla situazione attuale.

Nessuno, però, ci vieta di immaginare.

Coronavirus contro cellulosa

Ne abbiamo sentito parlare tanto, eppure non è possibile affrontare l’argomento “sale cinematografiche” senza parlare anche di Covid.

Da marzo del 2020 i cinema, come altri luoghi di cultura e di aggregazione, sono stati chiusi per lungo tempo. Da lì, la questione delle riaperture si è presentata a singhiozzo, con limiti alla capienza, nuove chiusure, Green Pass e numerose altre misure che comunque hanno di molto ridotto l’affluenza di pubblico. Proprio in questa situazione, a colmare il vuoto lasciato dalla chiusura delle sale, sono entrate prepotentemente in gioco le piattaforme di streaming. Chiaro, queste esistevano già da prima del Covid e il fenomeno del crescente spostamento di pubblico verso lo streaming online è ben precedente alla pandemia. Questa, se non altro, ha fatto da amplificatore per questi cambiamenti di fruizione che erano già in atto da un po’ di tempo, aumentando esponenzialmente il numero di persone che hanno cominciato a prediligere i vari Netflix e Prime o Disney plus al “cinema in presenza”.

La crisi causata dal coronavirus, insomma, ha accelerato l’evolversi di una situazione le cui conseguenze profonde sono ancora difficili da apprezzare nella loro interezza.

Pur in presenza di qualche timidissimo segnale di ripresa di interesse nei confronti del cinema tout court, grazie alle ultime riaperture e alla immissione sul mercato di titoli accattivanti, bisogna dunque distinguere le conseguenze della crisi da coronavirus da quelle più profonde, strutturali, che già si mostravano prima della pandemia.

La rivoluzione dello streaming

Se quella causata dalla pandemia si può considerare quindi una crisi passeggera, causata da un fattore esterno e imprevedibile come un virus che in teoria, una volta debellato quest’ultimo, dovrebbe rientrare, il cambiamento in atto nel mondo del cinema ha radici più profonde e che precedono la crisi attuale. La parola, ribadiamo, è solo una, ripetuta ormai a gran voce da ogni dove: streaming. Piattaforme online che permettono la visione di film e serie tv comodamente e da qualunque dispositivo continuano ad attirare un numero sempre maggiore di persone, modificando la gerarchia di visione cinematografica.

Ora le grandi case di produzione (che in qualche caso coincidono anche con le stesse piattaforme di streaming, ndr) giocano con la tempistica tra le prime visioni al cinema e quelle in streaming, dando sempre più importanza al ruolo delle seconde nell’ambito della distribuzione delle loro pellicole. Cambiano così tutta una serie di processi produttivi e distributivi, modificando il modo di concepire, creare e diffondere prodotti audiovisivi. Questi cambiamenti produttivi si uniscono a cambiamenti culturali, sociali e di pubblico, talmente ampi e talmente complessi che analizzarli uno per uno appare un’impresa quasi impossibile. Concettualmente è più facile porsi delle domande alle quali tentare di rispondere. Quella che maggiormente si sente ripetere, con disfattismo o con sufficienza, è la seguente: lo streaming, aiutato dalla pandemia, significherà la morte del cinema come lo conosciamo?

Il cinema come esperienza insostituibile

La sala cinematografica e lo streaming sono due modi molto diversi di consumare prodotti simili, se non in gran parte dei casi identici.

Da una parte c’è lo spettatore immerso nell’oscurità e nel silenzio, circondato da altre persone tutte metaforicamente incatenate ai sedili e con lo sguardo diretto all’enorme telo su cui viene proiettato il film, la cui traccia sonora risuona a un volume tanto alto da risultare inaccettabile in qualunque altro luogo.

Dall’altra parte – per quanto i modi di visione in questo caso siano molto più variabili – c’è uno spettatore solo o raccolto in piccoli gruppi, con la possibilità di parlare, di distrarsi, di mettere in pausa o di rivedere o saltare intere parti del film: uno spettatore con maggiore controllo sull’esperienza di fruizione ma forse, proprio per questo, meno coinvolto. Con queste due divisioni sommarie e assolutamente non esaurienti non si intende certamente fornire un giudizio di valore, affermando quale dei due sia il modo giusto di vedere un film (anche se appare abbastanza scontato quale sia, ndr), perché la cosa è completamente soggettiva.

Ciò che è chiaro, però, è che le due esperienze, proprio perché diverse, non possono sostituirsi completamente fra di loro.

I fratelli Lumiere

Lo streaming, nonostante le comodità e i numerosi vantaggi, non può sostituire del tutto la visione in sala perché semplicemente non può offrire quello che la sala può offrire. È certo che il cinema cambierà, ma parlare della sua morte fin da oggi sembra a chi scrive decisamente eccessivo. Se c’è qualcosa che la storia dei media ci insegna è che ogni volta che sembra imminente la scomparsa di un medium perché ne arriva uno nuovo che pare destinato a sostituirlo, la realtà alla lunga si dimostra essere molto più complessa. È la storia della radio, che doveva essere eliminata dalla TV ma ha ritrovato la sua dimensione nelle autoradio e in Internet, o la stessa televisione che doveva essere scalzata da Internet e, per mille motivi, così ancora non è stato. E chissà se lo sarà mai.

Non possiamo che fare supposizioni su quale sia il futuro delle sale cinematografiche. Possiamo immaginare che cambierà certamente e possiamo speculare sul come, ma fino a che non accadrà, non possiamo fare altro che immaginare. Nel frattempo, però, possiamo ancora godere della stessa magia che, oltre cent’anni fa, sconvolgeva gli ignari spettatori parigini, sbalorditi dalle immagini – fra le altre – di un treno in arrivo alla stazione de La Ciotat.

Loro, forse, non immaginavano l’importanza che quelle riprese ancora rudimentali avrebbero avuto sulla nostra storia e che, più di un secolo dopo, saremmo stati ancora qui a parlarne.

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