Una cellula urbanistica e sociale in divenire che ingloba e fagocita tutto ciò che non entra, non vuole o non può entrare nelle città venete. La provincia è provincia ovunque, ma in Veneto lo è particolarmente e – soprattutto – lo è a modo proprio. Nelle sue opere Miguel Vila delinea un’identità possibile – e molto verosimile – della periferia veneta, scenario del noto “miracolo del Nord-Est”, e in particolare di quel triangolo geografico ed esistenziale che è Padova-Venezia-Treviso. In Padovaland e in Fiordilatte Vila mostra una generazione che muove le proprie vite e le proprie relazioni tra villette monofamiliari, capanni industriali, centri commerciali e rotonde stradali. 

Miguel Vila, artista padovano con origini argentine, classe 1993, ha frequentato il triennio di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, per poi frequentare il corso di Fumetto all’Accademia di Bologna. Nel 2020 esordisce con il fumetto Padovaland pubblicato da Canicola Edizioni, il cui titolo forse ricorderà, a chi è della zona, l’omonimo parco acquatico “Padovaland”, il cui slogan – beffardamente – recita: “L’isola del divertimento”.

Nell’opera prima dell’artista padovano, la tranquilla, troppo tranquilla, provincia veneta color pastello fa da sfondo alla quotidianità di Irene, Andrea e Catia, giovani immersi in uno spazio ed un tempo che sembra sospeso, alla cui noia reagiscono con disagio e meschinità nel personale e nelle relazioni.

Fiordilatte, seconda opera del fumettista uscita nel 2021 sempre per Canicola, riprende la provincia veneta come formula narrativa della condizione esistenziale di due personaggi, Marco e Stella, impegnati in un convenzionale e solido quanto basta rapporto di coppia, la cui resistenza è minata da Ludovica, perturbante ragazza madre dal passato opaco e che scoperchia tutta una serie di interrogativi e meschine verità nei due giovani protagonisti.

Dettaglio di una vignetta di Padovaland

«Una provincia diffusa», come la definiva Vitaliano Trevisan in Works, verso cui l’opera del fumettista Vila non assume un atteggiamento moraleggiante, ma che piuttosto «porta agli occhi delle presenze comuni che solitamente tutti un po’ snobbiamo», rappresentandolo da vicino. Una lucidità analitica e una sincerità narrativa che nei tratti del fumettista dal realismo va nell’iperrealismo, ingrandendo il reale al microscopio, svelandone così le fattezze ed – inevitabilmente – le imperfezioni e le brutture.

Nell’opera di Vila il micro – o a questo punto – il macrocosmo della provincia veneta diventa, nella sua desolazione e nel suo continuo ripetersi, lo scenario del grottesco. I decorativi e posticci leoni di pietra delle villette monofamiliari non sembrano riuscire a camuffare il disagio di una generazione in conflitto con una destinica appartenenza alla provincia e con se stessa.

Un’isola senza divertimento“, dove lo spirito provinciale della popolazione più anziana “si scontra con la generazione più giovane che invece vuole affacciarsi alle città”, argomenta Vila. Diceva Ivan Benassi, protagonista del film Radiofreccia: «credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso». Che forse sia anche una voglia di distanziarsi dall’impatto che la provincia ha su di te e/o l’impatto che tu hai nella provincia?

Nella narrazione collettiva, e non solo, la provincia è sempre stato il luogo d’eccellenza da cui scappare, da cui prendere distanza con un balzo fisiologico verso luoghi di maggiore aggregazione. Così, la provincia del “fabbricare fabbricare fabbricare” si delinea come uno scenario fertile all’affiorare delle inquietudini personali e intime dei personaggi di Padovaland e Fiordilatte.

Dettaglio di una vignetta di Padovaland

«È la provincia a generare il grottesco o è il grottesco a generare la provincia?» è un radicale groviglio filosofico nel quale forse – ci fa intendere Miguel Vila – non vale la pena di perdersi, posto che ricondurre in gran parte la vena grottesca e disfunzionale dei personaggi ad un’ambientazione così presente e connotata come lo è in Vila, sia praticamente un riflesso incondizionato. Certo è che un’ambiente così caratterizzato e caratterizzante partecipi inevitabilmente alla reazione chimica tra le molecole di vita dei personaggi.

La sua opera e i suoi personaggi, assicura Vila, non mancherebbero in nessun caso dell’oscillante relazione tra bene e male dei personaggi, neanche in un’ambientazione alternativa a quella veneta. «Attraverso i personaggi che ho creato – spiega il fumettista – volevo vedere a distanza cosa fanno, come interagiscono tra di loro e con l’ambiente, come se fossero delle cavie».

Padovaland e Fiordilatte hanno, di fatto, nella narrazione e nella rappresentazione la potenza e la capacità di smascherarci tutti. Brufoli, vene livide, smagliature, cicatrici “zoommate” tanto da sembrare fotografie in alta risoluzione delle imperfezioni di tutti. Gli smottamenti della pelle assumono in Vila una valenza espressiva e narrativa in grado di far sentire il lettore s-velato delle proprie cosmesi e studiate apparenze. Il risultato sa essere perturbante poiché l’opera tende al lettore uno specchio e l’effetto è molto simile alla reazione che si ha quando nel voler fotografare qualcosa dinanzi a sé ci si ritrova inaspettatamente riflessi e traditi dalla fotocamera interna.

Il tratto iperrealista di Vila indaga e mostra le sue “cavie” nell’epifanica banalità del vivere e dell’agire quotidiano. Il lettore è fatto accomodare alla tavola di cene familiari dove si discute goffamente e approssimativamente di politicamente corretto, è fatto voyeur di un bagno caldo a porta serrata, è fatto ospite (in)desiderato di intimi e sinistri interni notte.

«A me interessa raccontare le cose senza per forza passare dagli escamotage [narrativi nda] usati nei fumetti. Preferisco sempre rappresentare le cose come accadono nella realtà senza mai trascendere quello che si vede nella scena. Uso dettagli, piccoli movimenti, istantanee per raccontare la scena senza appesantirla con l’uso di didascalie o narrazioni fuori campo. Se usassi nuvolette o baloon per raffigurare i pensieri dei personaggi direi pochissimo sui movimenti e sul linguaggio del corpo che invece sono molto espressivi e narrativi.»

Dettaglio di una vignetta di Fiordilatte

L’opera di Miguel Vila somiglia alla vita: nessun narratore onnisciente che ci informa sui pensieri dell’altro, nessuna didascalia esplicativa e chiarificatoria sullo stato dei fatti. Piuttosto, una moltitudine di attimi, di immagini e dettagli che nella loro composizione raccontano vicende comuni per la regia di un fumettista che fa delle sue vignette dei fotogrammi della complessa vita quotidiana in una delle molte identità della provincia veneta.

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