Ultimo capitolo, per il momento, della serie degli “aspetti che non ti aspetti” delle grandi donne della scienza in Italia. Un modo per far avvicinare ragazzi e ragazze alle materie STEM e per scoprire il lato umano di tante figure entrate ormai nella storia nazionale.

I profili che abbiamo esplorato, come i molti altri che si possono rileggere a questo link, sono raccolti nel podcast EwaProject, progetto ideato in collaborazione con Petra Cristofoli-Ghirardello come spin-off di un hackathon, grande evento informatico organizzato dal Digital Innovation Hub di Confartigianato Vicenza.

La geologia marina

Chiudiamo in bellezza con un personaggio davvero affascinante e inspiring che vi farà venire una gran curiosità verso una disciplina sconosciuta ai più: la geologia marina… e la stiamo facendo semplice, perché dietro ci sono termini come micropaleontologia, stratigrafia e geologia. Ecco, diciamo “geologia” per semplificare!

Ci tuffiamo nel passato e raggiungiamo i fondali marini, habitat adorato da Maria Bianca Cita Sironi, una pioniera dello studio delle pietre, tanto terrestri quanto subacquee. 

In fondo al mar…

Ma cosa vuol dire essere “geologa marina”? Per spiegarlo, immaginate qualcuno in grado di dare un nome ai fossili come noi, da piccoli e piccole, riconoscevamo i pupazzi con cui giocavamo. Ecco, a lei bastava un colpo d’occhio, senza troppi strumenti o libri per cercare informazioni, ed era in grado di identificare specie, origine, età dei reperti. Ed è questa sua capacità che ci porta alla prima curiosità.

Maria Bianca Cita, classe 1924, ha sempre voluto studiare geologia e, pensate, si laurea a soli 22 anni. Prende cattedra di docente universitaria nella sua Milano e fa da assistente a forse uno dei geologi più famosi del suo tempo, Ardito Desio, il geologo che per primo conquistò la cima del K2.

Forse proprio perché per lei era così facile e intuitivo trovare informazioni e dati, e riuscire a “leggere” i messaggi scritti sui fossili stessi, Maria, per tutti Bianca, arriva quasi a snobbare la crosta di “terra ferma”, trovandola “ovvia”, e si specializza in paleontologia marina. Lei stessa arrivò a dire che l’incontro con la geologia marina (quasi fosse una persona) cambierà la priorità della sua vita. 

Ricercatrice in pieno Oceano

Arriviamo quindi alla seconda curiosità. Lei è stata la prima e unica non-americana a salpare con la più grande nave da perforazione esistente negli anni Settanta, la Glomar Challenger, un gigante del mare lungo 120 m per ricerche in pieno oceano, trivellazioni scientifiche e studi di oceanografia. E Maria Bianca era completamente a suo agio su quei giganti del mare…

Si chiederà sempre, però, perché fosse stata scelta proprio lei tra i grandi esperti da ogni dove. E l’unica, “semplice” risposta che sia riuscita ad ottenere è che non vi fosse al mondo nessun altro così veloce, intuitivo e preciso nel capire i fossili.

Ma forse solo con il terzo aneddoto potrete capire l’impatto enorme che Bianca ha avuto per questa materia. Una svolta geniale per gli studi sul Mediterraneo.

Il segreto del Mediterraneo

Siamo all’inizio degli anni Settanta, quando Bianca prende parte a esplorazioni di fondali più “casalinghi” per lei che è italiana. Spinta com’era da quel mix potentissimo di passione e intuizione, si rende presto conto di alcune particolarità che andranno a ribaltare le teorie dell’epoca.

Grazie alle perforazioni con la Glomar Challenger, si scopre infatti che il fondale è coperto da delle “croste” di alcune centinaia di metri di sale, gesso e altri materiali piuttosto anomali per uno spazio così piccolo. Da queste osservazioni si ipotizza che queste dovevano essere state delle vere e proprie saline, che non potevano essersi formate se non in seguito all’evaporazione dell’acqua marina.

In altre parole, grazie a Maria Bianca, si è concluso che anche il Mediterraneo doveva essersi asciugato, in passato, diciamo tra i 7 e i 5 milioni fa, e si è quindi ipotizzato un ciclo di evoluzione delle ere geologiche diverso. Ora convalidato dagli studi più recenti. 

Vale davvero la pensa parlare di questa grande donna di scienza al giorno d’oggi. Per la sua intelligenza, per il suo coraggio, per la sua intraprendenza e creatività. Non a caso, è stata proprio lei la prima donna a capo della Società Geologica Italiana.

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