L’ottimo inizio di campionato della Scaligera Basket verrà ricordato a lungo dai tifosi gialloblù, che grazie alla bomba di Selden a un secondo dalla fine del primo tempo supplementare potranno annoverare la sfida contro la Happy Casa Brindisi di domenica scorsa come una fra le vittorie più belle e memorabili della storia cestistica veronese. Una vittoria cercata con le unghie e con i denti, al cospetto di una “signora squadra”, che ha ceduto solo alla fine di una accesa battaglia sotto canestro.

La partita d’esordio in Serie A, a vent’anni di distanza dall’ultima volta, ha acceso inevitabilmente la fantasia dei tifosi, ma mai come ora bisogna tenere i piedi per terra. Di certo, però, ha dimostrato – al di là del risultato finale – che la Tezenis in questa categoria ci può stare e può dire tranquillamente la sua. Indicazioni importanti ne sono arrivate e proviamo ad analizzarle, in vista della partita di domenica 9 ottobre alle 19 sul difficile campo della Dinamo Sassari.

Selden, la stella

Quella contro i sardi sarà una sfida importante non tanto per la classifica – che si comincerà ad osservare seriamente soltanto fra qualche settimana – ma per capire se le sensazioni più che positive del primo match saranno confermate. Su tutte la leadership di Wayne Selder Jr, vero e proprio mattatore della serata contro Brindisi con una prestazione monstre. 25 i punti messi a segno (top scorer della serata), fra cui i tre decisivi all’ultimo respiro dell’over time, ma anche stoppate, assist, lotta sotto canestro e tanto altro.

E pensare che aveva trascorso, dal punto di vista fisico, una settimana complicata, che di certo non gli ha permesso di presentarsi all’appuntamento nel migliore dei modi. Eppure l’ex giocatore di Grizzlies, Bulls e Knicks, solo per citare alcune delle franchigie NBA in cui ha militato in carriera, ha saputo stringere i denti e guidare i suoi alla vittoria. Se il buon giorno si vede dal mattino, chissà cosa saprà fare quando potrà presentarsi al 100% alle partite.

Un collettivo all’altezza

In realtà domenica sera il popolo gialloblù si è potuto “stropicciare gli occhi” anche per molto altro. Il collettivo, in generale, ha funzionato benissimo e ben cinque uomini sono finiti in doppia cifra. Le prestazioni, in particolare, di Anderson, Smith, Holman e Cappelletti, su tutti, sono state a dir poco superlative. Ognuno di loro ha saputo dare un apporto fondamentale alla manovra della squadra, chi guidando i compagni da fuori la linea dei tre punti con una regia fantasiosa e concreta, come Cappelletti e Anderson, e chi andando a sgomitare sotto canestro al cospetto dei più “fisicati” avversari, come Smith e Holman.

Questi ultimi sono arrivati a Verona a fari spenti, ma hanno fin da subito dimostrato di poter essere le colonne su cui costruire la salvezza della squadra. In silenzio hanno fatto il lavoro sporco non solo sotto il tabellone ma anche da fuori area (soprattutto Holman), prendendosi rischi “calcolati” e andando a segno in più di un’occasione.

Cappelletti, poi, non ha minimamente patito l’emozione dell’esordio nel massimo campionato e ha saputo guidare i suoi con personalità e un pizzico di sana follia, tentando spesso gli uno contro uno sotto canestro e dando sempre la percezione di avere in mano un’idea di gioco, ai compagni e agli avversari, che non hanno saputo contenerlo (17 i suoi punti totali). Anche Imbrò quando è entrato ha dato il suo saggio apporto, non cercando mai la “forzatura”, ma dando un contributo importante in termini di calma e lettura delle varie fasi di gioco.

Per non parlare di Karvel Anderson, autore di una serie di triple da capogiro che hanno mandato alzato sempre di più il livello dei decibel del palazzetto, che non credeva ai propri occhi. Karvel è tornato ad essere quel “The Marvel” che i tifosi hanno imparato ad amare e a coccolare. Lui si prende tutte le responsabilità del caso, da vero leader, non in competizione ma in armonia con Selden, per una coppia di americani da 50 punti a partita.

La gara è stata, però, a tratti anche “sporca”, nonostante sia stata sempre agonisticamente corretta, e quando è stato il momento di lottare sotto canestro i giganti gialloblù non si sono tirati indietro. Insomma, carattere a profusione.

Un roster profondo

Come ha giustamente sottolineato coach Ramagli a fine gara nella consueta conferenza stampa di analisi del match, è importante che tutti arrivino in allenamento con il sorriso, anche chi ha giocato meno durante la prima partita. Ovviamente la situazione contingente e l’andamento della partita hanno costretto Ramagli a usare meno le rotazioni e affidarsi, soprattutto nei momenti di difficoltà del quarto quarto e dell’over time, a chi in quel momento era più in palla. Quindi ovviamente Udom, Candussi (penalizzato, peraltro, dal riacutizzarsi del dolore alla caviglia), Casarin e Johnson hanno giocato pochi minuti. Per loro ci sarà senz’altro tempo e modo di dare il proprio apporto, quasi sicuramente già contro Sassari. Sanno che il campionato è lungo e ci sarà spazio per tutti, anche perché Ramagli ha dimostrato in passato di tenere sempre tutti in grande considerazione. Prova ne è la gara -4 dei play-off di giugno quando contro Udine a portargli il punto decisivo furono proprio i “ragazzini” della squadra, a cui diede grande fiducia venendo ripagato alla grande.

Discorso a parte per Guido Rosselli, il grande capitano, che pur avendo giocato poco ha saputo essere concreto sotto canestro con una serie importante di rimbalzi, in una fase delicata del match. Il suo è un contributo, d’altronde, che va ben oltre il puro campo e che si fa sentire nello spogliatoio, dalla panchina, in pizzeria nel dopo-gara e via dicendo. Insomma, è un totem a cui la Scaligera non potrebbe rinunciare in questo momento e che nei momenti complicati può rivelarsi un vero allenatore in seconda, qualora ce ne fosse bisogno.

In generale, però, e proprio perché si è vista all’opera soprattutto una parte della squadra, la sensazione è che molto potrà crescere il livello della prestazione di squadra. Il collettivo potrà dare una mano in tutti i fondamentali, dando maggiore respiro sia a Cappelletti in regia sia ai compagni che coprono gli altri ruoli.

Amarcord anni novanta

Insomma, a farla breve pare che al primo vero test della stagione, quando i punti contavano sul serio, il roster allestito da Alessandro Frosini ha risposto ben più che presente. Ciò non toglie che il torneo sarà durissimo e che la salvezza andrà conquistata punto su punto, ad ogni partita, senza mollare mai un centimetro. Ma come è stato detto più volte in questi giorni, “chi ben comincia è a metà dell’opera” e la Scaligera Basket meglio di così non poteva proprio iniziare. Arriveranno senz’altro periodi più difficili, ma questi due punti iniziali consentono di affrontare a cuor più leggero le prossime sfide. Dopo Sassari, infatti, al Pala AGSM AIM arriverà la corazzata Virtus Bologna. Sarà l’occasione per riassaporare, dopo due decenni, le sfide che infiammarono il parquet di Verona nei mitici anni novanta. Quando Verona e Bologna, per intenderci, si giocavano ai play-off l’accesso alla finale scudetto. Questa volta non sarà così e prima di ritornare a quei livelli ci vorrà probabilmente del tempo.

Dalla Vecchia alza una delle coppe, ritornate in possesso della società Scaligera Basket, durante l’intervallo di Verona-Brindisi

Nel frattempo, però, sognare è lecito. Anche perché il “carico da novanta” (un numero ricorrente) l’hanno messo Roberto Dalla Vecchia, Sandro Boni, Davide Bonora, Matteo Nobile e altri ex grandi giocatori di quel periodo, quando, nell’intervallo lungo fra secondo e terzo quarto della partita con Brindisi, hanno portato al centro del campo le coppe vinte in quel meraviglioso periodo e ritornate di recente in possesso della società. L’entusiasmo può alimentare i risultati che a loro volta possono alimentare l’entusiasmo, in un loop virtuoso di cui il basket cittadino ha estremo bisogno.

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