Domenica 15 maggio alle ore 21, Nathalia Sales si esibirà al Teatro Camploy di Verona con uno spettacolo dal profondo valore personale e culturale, che vuole raccontare delle reciproche influenze tra Italia e Brasile, in particolare nel mondo delle musica.

Uno spettacolo che vuole omaggiare il suo Paese d’origine, il Brasile, e quello che l’ha accolta e in cui è maturata a livello professionale, l’Italia. Nata a Rio de Janeiro, Nathalia si è infatti trasferita a Trieste, città che le ha dato la possibilità di esprimersi con i migliori musicisti locali e nazionali.

Nonostante la giovane età, Nathalia ha già partecipato a numerosi concerti legati soprattutto al vasto ambito della moderna MBP (Música popular brasileira). Un ampio repertorio a cui viene affiancata la lunga tradizione della musica brasiliana, dal samba alla bossa, e qualche tocco d’Italia, con testi di autori del Belpaese da lei riadattati in portoghese.

Lo spettacolo che andrà in scena domenica 15 sarà un’opportunità per esplorare quel legame tra due mondi così distanti a livello geografico, ma con forti richiami in campo culturale. Un evento che, come raccontato dalla stessa Nathalia, non vuole essere solamente un concerto, ma anche uno spazio alla narrativa con alcuni aneddoti storici, filosofici e culturali.

L’Italia e il Brasile hanno molto in comune, soprattutto per la presenza di famiglie di origini italiane emigrate nello scorso secolo alla ricerca di una nuova vita. Secondo te, che legame c’è tra i due Paesi? Che cosa unisce l’Italia in Brasile?

«Il Brasile negli anni Trenta è stata terra di immigrazione anche dall’Italia e, soprattutto, dal Veneto. Nel Rio Grande do Sul, soprattutto nel nord-est dello stato, e anche in quello di Santa Caterina, la lingua veneta fu tramandata per un lungo periodo. In un terreno così fertile e ricettivo si sono sviluppati fra Italia e Brasile rapporti stretti di interculturalità in ogni campo, dalla letteratura all’architettura, che hanno lasciato tracce marcate non solo a San Paolo, ma in diverse regioni. Dalle scienze alle arte, nelle quali spiccano maestranze italiane nella costruzione e decorazione di edifici ispirati all’art déco e al liberty, dal folclore alla gastronomia, alla musica».

Qual è il tuo background musicale? Sei cresciuta e maturata artisticamente in Italia, ciò ha influito in qualche modo il tuo stile musicale?

«Sono nativa di Rio de Janeiro e, nonostante la mia giovane età, posso vantare al mio attivo una cospicua attività e un’uscita discografica nel 2021. Mi muovo nel vasto ambito della moderna MPB senza dimenticare la lunga tradizione della musica brasiliana dal samba alla bossa nova, ma parte del mio repertorio sono anche autori italiani i cui testi sono stati spesso ripresi da autori brasiliani. Sono autrice io stessa di testi di canzoni con una propensione per i temi intimisti».

“Nathalia Sales canta l’Italia”

Hai tratto qualcosa dai numerosi artisti ci calibro internazionale che si sono esibiti in Brasile?

«La mia percezione della musica è stata influenzata proprio dalla musica italiana che ascoltavo già in Brasile e, successivamente, in Italia. Autori come Mina, Vanoni, Endrigo e Lucio Dalla erano già molto famosi in Brasile grazie alle loro collaborazioni con artisti del mio Paese. Poi, quando mi sono trasferita in Italia, ho avuto modo di approfondire tutto il loro repertorio».

Che cosa porti del tuo Paese nella musica che proponi in Italia?

«Sicuramente la parte gioiosa legata al Samba e ai ritmi brasiliani, ma anche la parte più melanconica e intima propria della bossa nova. Come cantava Ornella Vanoni ‘A questo punto buonanotte all’incertezza, ai problemi e all’amarezza: Sento il carnevale entrare in me…..’. Il carnevale, che per un piccolo periodo di tempo cancella problemi e preoccupazioni di tutti i giorni, rappresenta molto bene il mio stile di vita».

Come è nato il progetto “Nathalia canta l’Italia”?

«Amo definire questo progetto non un semplice concerto ma un vero e proprio spettacolo culturale dove gli spettatori saranno guidati alla scoperta delle influenze reciproche italo-brasiliane. L’idea mi frullava per la testa da mesi, sostanzialmente dal periodo della pandemia. Tutto il mondo dello spettacolo ha sofferto molto con l’emergenza sanitaria. Mi ero ripromessa di fare qualcosa per tutti noi e per tutte le persone che, come me, amano la musica e l’arte. Il progetto nasce per la prima volta in un locale di Veronetta, fu un successo ed eccomi qua, pronta per ritornare in un teatro italiano. Nel mio concerto narrativo “NATHALIA SALES CANTA L’ITALIA” racconterò molti intercorsi tra interpreti brasiliani ed italiani, proponendo pezzi di cantanti come Dalla, Vanoni, Modugno, Mina e tanti altri. Non sarò l’unica protagonista, poiché lo saremo tutti».

Perché hai scelto proprio Verona e il Teatro Camploy?

«Verona, dopo Trieste, è la città italiana che mi ha accolto e alla quale mi sento più legata. Vivo nel quartiere di Veronetta, un posto molto artistico e quasi “magico”, che nonostante abbia avuto molti problemi in passato sta rinascendo grazie all’apertura di locali, ristoranti e attività, molte delle quali proprio legate alla musica. Il teatro Camploy sorge nel cuore di Veronetta e quindi mi è sembrato giusto omaggiare il mio quartiere che mi ha appoggiato fin dall’inizio di questo progetto».

Quali sono i musicisti coinvolti?

«I musicisti coinvolti vengono appositamente per il concerto del 15 maggio da Venezia,
Padova e Trieste. Il pianista veneziano Paolo Vianello ha collaborato con moltissimi esponenti, per citarne alcuni Pietro Tonolo, Cheryl Porter, Gianni Morandi, Toquinho, Tosca e Morgan. Dal 2012 suona con Ornella Vanoni e partecipa alla tournée “Piccolo Concerto” e “Un filo di trucco, un filo di tacco” in Italia, Svizzera e Canada. Il bassista padovano Paolo Andriolo è tutt’ora richiesto da mezzo mondo ed è nella scena musicale da più̀ di 30 anni. Ha collaborato con artisti italiani e internazionali come Toninho Horta, Gilberto Gil, Eumir Deodato, Dave Samuels, Pitura Freska. Ha suonato tra il 2019 e il 2020 con il trio della pianista brasiliana Bianca Gismonti in Cina, India, Nord Europa e Brasile. Il percussionista triestino Pai Benni è stato il primo musicista ad accompagnarmi nella mia vita artistica: fondatore e primo direttore della Banda Berimbau, orchestra di percussioni brasiliane tra le più rinomate ed attive in Italia, nel suo set di percussioni vi sono svariati strumenti caratteristici del folclore brasiliano».

Il pianista veneziano Paolo Vianello
Il pianista veneziano Paolo Vianello, uno dei musicisti che farà parte della serata

Che cosa si deve aspettare il pubblico? Che tipologia di spettacolo vuoi proporre?

«Questo non vuole essere solamente un concerto, ma daremo spazio alla narrativa con alcuni aneddoti storici, filosofici e culturali poco conosciuti. Poi avremo la partecipazione dei Nuovi Cedrini che arricchiranno la serata, oltre a musicisti molto apprezzati in Italia e all’estero. Ma non saranno le uniche sorprese, perché a condurre la serata ci sarà il veronese Nicolò Brenzoni, Presentatore, autore e conduttore radiotelevisivo di alcune delle trasmissioni come “Verona Segreta”, “Che classe” e “Gol de Ponta”! A rappresentare la nostra voce del passato sarà l’attrice veronese è Claudia Zingrandi, che ha collaborato per anni nella scena teatrale e corale nel triveneto. Ci saranno alcune apparizioni da parte di alcuni bambini con disabilità mentale perché con piacere vogliamo sostenere AGBD (“Associazione Sindrome di Down”), dando loro la possibilità di esprimersi».

Cosa vorresti che il pubblico portasse con sé al termine dello spettacolo?

«Il mio desiderio è che al termine dello spettacolo gli spettatori escano dal teatro emozionati. Le sorprese sono così tante che vogliamo lasciarvi senza fiato. Faremo un tuffo nel passato fino ad oggi, il nostro presente e parleremo attraverso la musica ciò che desideriamo per il futuro. Personalmente mi commuove già l’idea. Grazie».

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