Si è presentato ieri con tutta la sua squadra alla città. Lo ha fatto dalla terrazza di Castel San Pietro, da cui si può apprezzare una vista fra le più belle di Verona, a due passi da quello stesso edificio che per tutte le amministrazioni presenti e passate ha creato solo molti mal di pancia e polemiche circa il suo utilizzo. Damiano Tommasi ha scelto un nome semplice ed evocativo per la coalizione che lo sosterrà: “Rete!”. Una parola (con tanto di punto esclamativo) che ovviamente gioca molto sulla sua ex professione (calciatore) ma anche su una marea di altri significati, alcuni dei quali sono stati esplicitati nel suo breve discorso dallo stesso candidato sindaco.

Pur dichiaratamente a disagio nel fare campagna elettorale, l’ex Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori sa trasformare ciò che non appare francamente nelle sue corde in un vantaggio, presentando la sua squadra con poche ma efficaci parole che, nel bene e nel male, tracciano al contempo una certa idea di città.

Riportiamo qui di seguito il suo discorso (che ha preceduto, poi, quello dei rappresentanti di ciascuna componente della coalizione, dal PD a Traguardi, da Azione al Movimento Cinque Stelle

«Uno dei grandi insegnamenti che ci ha lasciato questo periodo partito con il Covid-19 e poi proseguito con l’emergenza in Ucraina è che la risposta non può che essere di comunità. Quando mi è stata proposta la candidatura alle amministrative di Verona, il mio pensiero è sempre andato subito ai miei trascorsi professionali e al fatto che tutto quello che ho realizzato nella mia vita è sempre stato fatto in squadra, un concetto che è più importante di qualsiasi individualità. Quella parola, “Rete!”, e la grafica che abbiamo voluto inserire un po’ ripercorrendo l’ansa dell’Adige, vorrebbero rappresentare Verona e un po’ tutti noi. Da soli non si va da nessuna parte, perché siamo tutti interconnessi, dal primo all’ultimo. E siamo tutti responsabili della nostra città.

Dal primo giorno di quest’avventura ho affermato che, a prescindere da chi poi vincerà, mi piacerebbe avere al voto il record di affluenza, perché una città che partecipa, che si interessa, che chiede risposte e dà soprattutto soluzioni è una città vincente. Rete! vuole andare oltre le singole individualità, oltre le singole diversità e mettere al centro Verona e i suoi cittadini. Il nome in alcuni evoca anche la “rete” di protezione. Questo vuole essere uno dei simboli del nostro percorso, anche per mettere un po’ più di cura, verso le persone che abbiamo a fianco e verso la città che viviamo a beneficio di tutti. Ma la presentazione di questo simbolo è anche mettere un punto fermo su quelli che sono i valori che ci uniscono.

La Rete è anche quella che quando manca non possiamo usare internet, fare una video chiamata, informarci. Il nostro progetto è aperto a chiunque si voglia connettere, ma abbiamo delle password di accesso, che sono i nostri valori, da cui non possiamo derogare.

Il numero delle sigle che si stanno connettendo a Rete! è ampio, ma i valori per noi sono sempre gli stessi. Io vorrei che tutti coloro che aderiscono a questa idea di Verona vogliano portare qualcosa a questo progetto. Cittadini che oltre a sottolineare le criticità portino anche soluzioni sono cittadini che Verona non può non accogliere.

Non sono a mio agio a fare campagne elettorali in tutti gli angoli della città, ma mi piacerebbe che ci fossero le parole in ogni angolo della città. Parole che muovono dentro di noi la voglia di partecipare e dare il nostro contributo. E sono convinto che a Verona siano in tanti ad avere le password giuste. Se mettiamo da parte le nostre ideologie e bandierine e aderiamo a un progetto per Verona che animi la città che ha tantissime risorse, è la cosa migliore per fare una cosa positiva per la nostra città.

Abbiamo in questi giorni emergenze molto gravi e importanti ma credo che quello che sta dimostrando l’Italia, il Veneto e Verona anche nell’accoglienza di una popolazione che sta vivendo in Europa la tragedia della guerra credo che sia l’emblema di cosa sono i veronesi, che hanno a cuore chi sta a fianco e sanno fare, appunto, rete. Ecco, la politica attiva dovrebbe essere un facilitatore per mettere in contatto fra di loro le eccellenze umane del nostro territorio. Mi piacerebbe restituire un po’ di orgoglio e ambizione di essere veronesi, troppo abituati a scusarsi o a sviare il discorso. Verona è una città che deve ambire ad essere esempio non solo nazionale ma anche internazionale. Lo è già, ma poche volte lo si riconosce. Dobbiamo metterci in contatto anche con le altre realtà che non siano solo della nostra provincia, perché l’ambizione dev’essere quella di una città europea.»

Damiano Tommasi durante la presentazione di “Rete!” ieri a Castel San Pietro

Damiano Tommasi, nelle sue uscite pubbliche, non scende mai nei dettagli. Rimane sempre “alto”, parla sempre di grandi ideali e forse farà così a lungo, probabilmente fino alla fine della campagna elettorale. Una strategia di comunicazione che abbiamo imparato a conoscere prima attraverso il lungo silenzio post-annuncio candidatura, poi attraverso una serie di interviste concesse ai vari giornali locali (fra cui anche ad Heraldo) in cui l’ex calciatore a domanda diretta tende sempre a non dare una risposta nel concreto. Certo, non era la presentazione di Rete! il contesto giusto per entrare nella profondità delle questioni principali che riguardano la città, ma più in generale Tommasi non dice mai “farò così o cosà”, ma riesce sempre a sviare il discorso, parlando di idee, progetti, comunità, rete, interconnessione, qualità della vita e dell’istruzione e molto, moltissimo altro. Tutti valori condivisibili e difficilmente contestabili e che trovano sempre più consenso, secondo alcuni sondaggi. Certo è che Tommasi sarà pure un politico inesperto, come alcuni avversari amano dipingerlo, ma dal punto di vista della “retorica politica” si sta dimostrando particolarmente bravo e per nulla ingenuo. Anzi.

Sarà perché su alcuni problemi deve ancora maturare una soluzione o sarà anche perché sotto sotto teme – esponendosi con un’idea precisa sull’urbanistica o sulla gestione dei grandi dossier cittadini – di scontentare, prima ancora di giocarsi il tutto per tutto nelle urne, qualcuno appartenente alla larga maggioranza che lo sostiene. Scontentarlo e magari aprire qualche scomodo fronte interno. Meglio non rischiare, dunque. E ci sta, sia chiaro.

Al momento il dato più interessante legato alla sua “discesa in campo” è che l’effetto Tommasi ha sortito un’ondata benefica su tutto il centro-sinistra (dai partiti che lo compongono ai singoli elettori), centro-sinistra che per la prima volta dopo tantissimo tempo sente di avere (a torto o ragione, lo vedremo a spoglio effettuato) un candidato finalmente credibile, spendibile e, chissà, per molti persino vincente. E non a caso si è compattato in un’unica coalizione, fatto che probabilmente appartiene agli “unicum” della storia.

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