Un allenatore croato che guida una squadra al nono posto in Serie A, in piena sessione di mercato, nel post partita parlando coi giornalisti dice che nella sua formazione non ci sono cambi. 

A chi segue il Verona sembra di rivivere i giorni degli sfoghi di Ivan Juric. Invece l’allenatore in questione parla sorridendo, è visibilmente soddisfatto, ha appena ritrovato la sua squadra dopo lo smarrimento totale causato dalla sconfitta contro la Salernitana e la lezione data al Sassuolo al Mapei Stadium.

Sorride e dice che in questa squadra non ci sono cambi. 

Eppure i cambi gli hanno risolto la partita. I tre subentrati nel secondo tempo nella sfida contro il Bologna di venerdì sera – Tameze, Lasagna e Kalinic – hanno imbastito un contropiede micidiale e hanno di fatto regalato i tre punti al Verona, rimediando anche agli errori a porta spalancata del Cholito Simeone, che è sempre preziosissimo per la squadra ma di questi tempi vede la porta grande come quella dell’hockey. 

I cambi gli hanno consentito di chiudere la partita col Sassuolo pochi giorni prima, con un assist al bacio di Kalinic per la tripletta di Barak. Gli hanno anche permesso di schierare un esterno destro di ruolo – il nuovo arrivato De Paoli – al posto dell’infinito Faraoni, che solo il Covid-19 è riuscito a piegare, e neanche troppo a lungo. 

Quando il trio Caprari – Simeone – Barak si è ritrovato privo di un moschettiere, fuori tra virus, mal di schiena e insinuazioni di calciomercato, è stato D’Artagnan Lasagna a permettere a Tudor di ridisegnare l’attacco con un tridente inedito ed efficace, che ha concesso a Barak il tempo di riprendersi con calma e tornare più decisivo di prima.

Le seconde linee gialloblù sono quelle che hanno tenuto a galla la difesa quando, alcune settimane fa, la tempesta perfetta di infortuni e squalifiche ha spazzato via l’intero pacchetto arretrato gialloblù, obbligando il mister a cercare – e forse trovare – talenti in Primavera.

Tra i cosiddetti panchinari dell’Hellas c’è un signore che, a trentaquattro anni e con alle spalle una carriera tra i più importanti club europei, si prende con letale efficacia il ruolo del centravanti da ultimo quarto d’ora, per far salire la squadra e far saltare i nervi agli avversari. E quando Simeone non ce la fa più a correre dietro a tutti, lui entra, si piazza in mezzo, sbraccia, controlla, smista e segna pure. 

C’è un ragazzo francese che gioca a centrocampo, fa il terzo difensivo, l’esterno, il falso nueve e, se glielo chiedi, ti taglia anche l’erba del Bentegodi. E tutto questo lo fa con la classe e l’intensità di un ‘Ngolo Kanté de noantri, anche se il mister gli ha fatto capire che, quando si può, la prima scelta è il doppio regista, e lui la partita la deve spaccare nel secondo tempo.

Ci sono ragazzi che entrano con la testa giusta e, spesso, fanno la differenza. Eppure il mister sorride, e dice che nel Verona non ci sono cambi. E ha ragione lui. L’Hellas ha una rosa di titolari che si mettono a disposizione della squadra, che sia dall’inizio o a partita in corso. Un gruppo che sta regalando soddisfazioni e bel calcio, e che – con silenzio, lavoro e determinazione – oggi è a un passo dalle grandi.

Parlando di grandi… dopo la pausa c’è la Juventus, e i gialloblù la affronteranno senza Simeone, squalificato dopo il giallo rimediato col Bologna. Una tegola? L’Hellas incassa il colpo ma non si scompone: ha una classifica invidiabile e la testa libera. È vero, non ci sono cambi, ma ci sono moltissime alternative

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