Dopo i fatti di Inter-Napoli, il calcio italiano torna a far parlare di sé con l’avvicinamento della finale di Supercoppa italiana, che vedrà sfidarsi il 16 gennaio la Juventus (Campione d’Italia 2017/18) e il Milan (finalista della scorsa Coppa Italia, vinta sempre dalla Juventus). Non è, però, la nuova sfida (peraltro impari) tra bianconeri e rossoneri ad animare il dibattito sportivo, perché ancora una volta la scena se la prende – giustamente – un fatto che con il campo c’entra meno di zero.

La Lega calcio di Serie A, che organizza questa manifestazione, ha scelto come sede della finale l’avvenieristico King Abdullah Sports City Stadium. Siamo a Gedda, seconda città più popolosa dell’Arabia Saudita che affaccia sul Mar Rosso. Scelta esotica a parte – dettata da ovvie ragioni economiche –, tutto bene? Mica tanto. All’apertura della vendita dei biglietti, infatti, si è scoperto che le donne non potranno entrare in tutti i settori dello stadio. Nel dettaglio, i settori più vicini al terreno di gioco saranno vietati alle donne, che potranno accedere solo nei settori riservati alle famiglie o alle donne “non accompagnate”.

I dirigenti di Via Rosellini, sede della Lega calcio di Serie A, devono aver “dimenticato” che il concetto di libertà per una donna che nasce e cresce in Arabia Saudita non è purtroppo quello al quale loro stessi sono abituati. Basti pensare, un esempio per tutti, che solo pochi mesi fa in quel Paese è stato abolito il divieto di guida per loro.

Eppure quando c’era da mettersi in fila, lo scorso novembre, per urlare ad alta voce la vicinanza all’universo femminile – in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne – erano tutti presenti in Lega calcio, con le solite dichiarazioni roboanti, l’invito ai calciatori e agli arbitri di dipingersi una parte del volto con una simbolica striscia rossa e l’immancabile hashtag #unrossoallaviolenza sbandierato ovunque. Poche settimane dopo, ecco l’uno-due micidiale del calcio italiano: prima la discriminazione razzista verso il calciatore senegalese Kalidou Koulibaly vissuta in mondovisione dallo Stadio Meazza di Milano durante Inter-Napoli, ora la discriminazione verso le donne associata a una partita organizzata da chi il calcio italiano lo governa. Donne che all’interno dello stadio di Gedda non potranno muoversi liberamente e dovranno restare confinate ai soli settori previsti per loro.

Infine, a proposito di chi governa, ecco come ha ribattuto alle polemiche che questa vicenda ha scatenato, il Presidente della Lega calcio di Serie A Gaetano Micciché: «La nostra Supercoppa sarà ricordata dalla storia come la prima competizione ufficiale internazionale a cui le donne saudite potranno assistere dal vivo. E voglio precisare che le donne potranno entrare da sole alla partita senza nessun accompagnatore uomo». Quando si dice che la toppa è peggio del buco.

Il Presidente della Lega Calcio Gaetano Micciché