Contro la Salernitana il Verona ha buttato via cinque punti tra andata e ritorno. Cinque punti preziosi contro una concorrente alla salvezza che è tale solo per la retorica del club, non certo per i valori visti in campo. Cinque punti che sembravano già conquistati e che il Verona ha perso senza sapere come. 

In conferenza stampa, dopo la partita, Tudor sembrava in stato confusionale. Guardandosi intorno per cercare di capire chi gli avesse rifilato quella botta in testa, ha cercato di spiegare – e di spiegarsi – come sia stato possibile che la sua squadra abbia perso una partita dominata sul piano del gioco, contro una squadra meritatamente  ultima in classifica e decimata dal covid. 

Una partita strana l’ha definita il mister, in un’atmosfera strana. I giocatori sembravano scarichi dopo il match giocato a mille contro lo Spezia soltanto tre giorni prima. La prestazione non è stata soddisfacente, eppure anche il peggior Verona, di fronte a questa Salernitana, avrebbe dovuto vincere, non sulla carta, ma sul campo. Invece ha perso, e Tudor, a un’ora dalla partita ancora non si spiegava come fosse accaduto.

L’arbitraggio non è un alibi

Togliamo il primo alibi al Verona: l’arbitro Dionisi, contro la Salernitana, ha fatto delle scelte senz’altro discutibili. Dal rigore generoso alla punizione inesistente, per finire con il rosso a Ilic colpevole di aver applaudito sarcasticamente all’indirizzo del direttore di gara. Probabilmente le scelte arbitrali non hanno favorito il Verona, e forse la Salernitana senza questi episodi non sarebbe passata in vantaggio, ma una cosa è certa: non è per colpa dell’arbitro che i gialloblù hanno perso.

Il Verona ha perso per una tempesta perfetta di limiti tattici e debolezze mentali. Tudor, visibilmente confuso dopo la partita, non ha fatto la benché minima autocritica rispetto alle scelte tecniche, limitandosi a scaricare la responsabilità sui giocatori scarichi mentalmente. 

Ci sono però delle questioni su cui l’allenatore avrebbe potuto rispondere, e che sicuramente verranno analizzate profondamente in settimana.

Il doppio regista non funziona

La prima evidenza è che, ormai bisogna ammetterlo, il doppio regista è un esperimento fallito. Al di là dello stato di forma e dell’aggressività di Tameze, è chiaro a tutti che il centrocampo dell’Hellas trova il suo miglior equilibrio con un regista e un caro vecchio “incontrista” o “interditore”, come si diceva una volta. Tudor ha motivato l’esclusione di Tameze dall’inizio con la sua scelta tecnica di voler palleggiare davanti alle linee della Salernitana. È stata una scelta sbagliata che ha portato a un giro palla sterile e speriamo che stavolta il mister l’abbia capito.

Ilic, ormai è un problema. Da mesi il giovane serbo non riesce a raccogliere una sufficienza in pagella e del suo indiscutibile talento si vedono solo sprazzi isolati. Quello che il centrocampista offre partita dopo partita è un compitino mediocre, senza particolari prodezze in avanti e senza la cattiveria necessaria dietro. Il suo valore per la squadra sta nell’assicurare un’alternativa a Veloso nel momento di un probabile calo fisico del capitano, ma per il resto – ad oggi – Ilic non sembra essere in grado di caricarsi il centrocampo sulle spalle e, con il capitano in fisiologica flessione, questo sta diventando un problema non da poco.

Il catenaccio fa paura al Verona

L’ultima questione, forse la più importante, che ha caratterizzato la sconfitta del Verona con la Salernitana è l’incapacità manifesta dell’Hellas di scardinare le difese schierate. I gialloblù hanno un attacco stellare, non ci sono dubbi. Simeone, Caprari, Barak e, ultimamente, Lasagna sono un capitale offensivo rivalutato splendidamente dalla coppia Tudor-D’Amico. Eppure è chiaro che la forza del Verona sta nell’intensità in pressione e nella ripartenza.  Una tattica funzionale in una Serie A in cui anche le squadre più piccole tendono a essere propositive, ma che non è sufficiente quando la squadra impatta contro un caro vecchio catenaccio all’italiana come quelli di Colantuono e Mazzarri.

Tudor, di fronte a queste difese schierate, deve trovare un’alternativa. Contro la Salernitana ha provato a sostituire uno spento Simeone con Kalinic, ben più portato a tenere palla e favorire gli inserimenti, e il tentativo sembrava aver premiato i gialloblù, fino alla mazzata della punizione di Kastanos, quando tutti – in campo e fuori – hanno perso la lucidità al punto da piazzare Lasagna esterno di centrocampo. Brividi.

Il Verona è forte, non dimentichiamolo

Ora il Verona deve ricompattarsi e superare mentalmente questa amarissima sconfitta, senza perdere la sicurezza nei propri mezzi e senza drammi eccessivi. Contro la Salernitana è arrivata la “tempesta perfetta”, ma il campionato è ancora lungo e il Verona può – e deve – onorarlo fino in fondo, per chi sta dentro e per chi sta fuori. 

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