La pandemia in cui il mondo tergiversa da ormai due anni sta lasciando enormi strascichi, soprattutto dal punto di vista psicologico. Fin dal primo lockdown, infatti, l’impatto del Covid sulla salute mentale è stato imponente, soprattutto nelle giovani generazioni, ma non solo. Ansia, stress, disturbi dell’alimentazione, problemi a relazionarsi con gli altri, con le proprie paure ed emozioni sono tutti fattori che purtroppo, a volte, sono arrivati fino a gesti estremi. Basti pensare che solo nell’ultimo anno, in Italia, c’è stato un aumento del 66% delle richieste di supporto psicologico e che nei primi sei mesi del 2021 le persone che hanno chiesto aiuto perché attraversate dal pensiero di togliersi la vita sono state quasi il triplo rispetto alle segnalazioni del periodo pre Covid.

Proprio di salute mentale si è iniziato a parlare e a sentir parlare in relazione alla pandemia. Nel maggio 2020, quando l’imprenditrice e influencer Chiara Ferragni aveva svelato di aver intrapreso un percorso di psicoterapia con il Dottor Leone Baruh per affrontare le sue fragilità, i fan e i media hanno alimentato una forte curiosità per il mondo dell’analisi e generato, di conseguenza, un ampio dibattito sulla valenza della terapia come momento di cura della propria salute mentale.

Ma se i soldi non fanno la felicità sicuramente in tema di ricorso a specialisti della salute mentale scomodo non fanno, anzi. Il problema sorge quando ricorrere ad una seduta di terapia significa fare rinunce consistenti nella vita quotidiana. E proprio per questo motivo, il Governo Draghi aveva inizialmente previsto una misura meritoria, così come gran parte degli stati d’Europa, ovvero il Bonus Salute Mentale per chi, anche senza una diagnosi medica, a causa dell’impatto della pandemia, ha bisogno di assistenza psicologica. Si trattava di un’agevolazione pensata soprattutto per chi non può permettersela, visto che un’ora di terapia in media costa 67 euro.

Ma nella legge di Bilancio 2022 (da 36,5 miliardi), entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno, è stato invece accantonato il Bonus Salute Mentale. In sostanza si trattava di un emendamento bipartisan che puntava a fornire un primo contributo (detto “bonus avviamento”) a tutti coloro che hanno bisogno di avviare un percorso terapeutico e, successivamente, un “bonus sostegno” (fino a 1.600 euro l’anno) in base all’Isee per il proseguo della terapia. Ma la misura ha trovato le porte sbarrate nel passaggio decisivo del testo in Senato. Nel caso in cui il bonus psicologo fosse stato confermato, il Governo avrebbe stanziato un totale di 50 milioni di cui 35 milioni sarebbero stati erogati come bonus sostegno e 15 milioni come avviamento psicologico.

Non sono mancate le reazioni per questa mancata approvazione da parte di diversi esponenti politici e non solo, anche perché se da un lato il bonus psicologo è stato frenato, dall’altro sono stati approvati definitivamente provvedimenti come il bonus tv, monopattini, mobili e pure rubinetti. Allora come possiamo far fronte all’incremento delle richieste di aiuto? Come è possibile contenere il malessere che coinvolge anche i giovanissimi?

Oltre ad un investimento per il sociale, il bonus psicologico avrebbe rappresentato una risposta immediata, emergenziale ai dati statistici di disagio psicologico che continuano ad incrementarsi durante la pandemia. Con esso avrebbe inoltre valorizzato la psicologia scolastica, perché è fondamentale che ci sia un presidio di prevenzione ma anche di ascolto e sostegno nella scuola, dove si possono intercettare gran parte dei disagi legati all’infanzia e all’adolescenza, che altrimenti si  trascinerebbero in età adulta.

A fronte di questa rilevante decisione, la speranza è che possano esserci altre possibilità da mettere in campo, che però diano il giusto peso a chi tiene alla propria salute e al proprio benessere. Questo significherebbe un riconoscimento della sofferenza mentale, un tentativo di eliminare, ancora una volta, quella visione stereotipata dello psicologo che si occupa solamente dei casi “gravi” e un’accettazione di un cambiamento che inevitabilmente sta coinvolgendo tutti. Significherebbe infine ascoltare il bisogno di relazione, in primis con la parte più intima di noi stessi.

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