Sono passati più di quattro anni dal referendum consultivo sull’autonomia del Veneto del 22 ottobre 2017. Da allora poco o nulla è cambiato, nonostante sul digitale terrestre ReteVeneta ce ne renda conto ogni giorno in sovra-impressione.

Per sondare l’umore e le aspettative del popolo della nostra regione in questi anni, torniamo a spulciare i dati di demos.it per vedere se i cittadini credono agli annunci di Luca Zaia rilanciati nell’ultimo libro del governatore, Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia.

Cresce costantemente la sete di autonomia se non indipendenza…

Nel 2020 l’81% del campione si dichiarava a favore dell’autonomia, in crescita rispetto a gennaio 2019 (76%) e a marzo (78%). L’anno scorso, addirittura, secondo un sondaggio di Fabbrica politica il 52% degli intervistati avrebbe risposto che voterebbe “a favore di uno Stato del Veneto indipendente dall’Italia”, un passo avanti deciso rispetto al 2016, anno in cui il 52% immaginava uno status simile a quello del Trentino-Alto Adige.

… come pure la disillusione

Nel 2019, sia tra chi avrebbe votato per la Lega (51%) sia per Forza Italia (52%), la maggioranza si è mostrata scettica sulla possibilità che la richiesta del Veneto venga soddisfatta, nonostante il tema venga periodicamente riacceso. Una continuità – per ora almeno, quella delle chiacchiere – che viene certificata dal campione, visto che il 61% riteneva che l’autonomia, se mai dovesse arrivare, sarà certo non grazie ai partiti politici ma solo grazie a Zaia. Di fatto, pochissimi credevano a un intervento della Lega di Salvini, specie dopo la trasformazione da partito del Nord a partitone nazionale: solo il 12%.

Il 2019, peraltro, è stato un anno cruciale, perché venne pubblicato il testo integrale del dossier L’autonomia del Veneto in attuazione, consegnato al neo Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia lo scorso 23 settembre 2019 (e finito subito nel cassetto). Cruciale anche perché Matteo Salvini, a ottobre, aveva ritirato la Lega (non senza pentimenti e giravolte) dal fronte “no euro” e “Italexit”: nonostante ciò, in quell’anno, il 74% del campione dichiarava che l’unità del 1861 era stato un fatto positivo, “sentimento cresciuto di quattro punti percentuali in dieci anni e del tutto equiparabile a quanto rilevato prima dello scoppio della crisi da Coronavirus (75%)” mentre la soglia di coloro che ritenevano che “in futuro sarà più importante essere europei che mantenere le identità dei singoli Stati” scendeva sotto al 46%.

Uno stallo paradossale

Così, nell’Anno Domini 2021, ci troviamo in una situazione molto intricata. A scuola, in geografia, si insegna che per definire un popolo ci vogliono lingua, cultura e territorio: nel 2021, secondo i Veneti, “Il veneto è una vera e propria lingua e andrebbe riconosciuta e tutelata […]” per il 63%, con una netta crescita rispetto al 2019, quando erano il 54% ed è questo un tassello essenziale per poter certificare un’identità che aspira a diventare nazionale.

A fronte anche di questa consapevolezza, per i Veneti l’autonomia sarebbe un traguardo da ottenere il prima possibile; tuttavia, nel 2020, “in Veneto […] è cresciuto un sentimento regionale che non sembra mettere in discussione l’appartenenza all’Italia ma che, al contrario, chiede di essere riconosciuto in un’autonomia da comporre all’interno delle istituzioni. La pandemia ha enfatizzato il ruolo delle Regioni, ma non sembra aver indebolito il senso dell’unità nazionale”. Insomma, fuori ma dentro: ed è sintomatico, insieme alla voglia di autonomia, il favore nei sondaggi per il Governo Draghi che non ha certo il tema in agenda.
Così pure oggi il centro-destra (secondo il sondaggio Youtrend dicembre 2021) con Lega e FdI, in Veneto, in caso di elezioni vincerebbe a mani basse: ma la Lega ora tace sull’autonomia per raccogliere consensi al sud mentre FdI rimane nettamente contraria.

Un esempio di contorsioni: i partiti indipendentisti

Con un panorama di questo tipo difficile immaginare spiragli concreti. Alle elezioni regionali del 2019 Zaia, come visto ritenuto l’unico sostenitore dell’autonomia, prende con la sua lista il 44,57% dei consensi. E gli altri? Il Partito dei Veneti (0,84%), il Veneto Per Le Autonomie (0,56%) e la Lista Veneta Autonomia (2,38%) non raggiungono insieme il 4%, segno che la fiducia nei partiti storicamente indipendentisti è oramai finita.
Questo vale sia per forze “pure” come ad esempio la Liga Veneta Repubblica (che appoggia il movimento separatista catalano di Carles Puigdemont e partecipa ad eventi a favore della supposta identità linguistica veneta) che mostra un seguito ridottissimo; d’altra parte, una forza elettorale nella vincente squadra elettorale di Zaia, ovvero la Lista Veneta Autonoma, ha percentuali irrilevanti e si trova in compagnia di un partito come la Liga Veneta – Salvini Premier che, nonostante il nome, è totalmente appiattita sulla linea politica nazionale di Salvini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA