Glenn Miller, il leader della Big Band più famosa d’America, e non solo, scomparve misteriosamente il 15 Dicembre 1944, esattamente 77 anni fa, dopo essersi diretto oltre la Manica su un piccolo aereo militare diretto a Parigi.

Da quel momento le teorie della cospirazione hanno cominciato ad emergere, da generazione a generazione, fino ai giorni nostri, dove spuntano sempre nuove teorie, articoli e pubblicazioni di libri che pretendono di aver risolto il mistero.

Glenn Miller, nato il 1 Marzo del 1904 nella città di Clarinda, nello Stato dell’Iowa negli Stati Uniti d’America, di umili origini, diventò uno dei maggiori esponenti della musica jazz e swing, nell’era delle Big Band, tra gli anni 1930 e 1940.

Il suo ingresso nelle scene musicali passò quasi inosservato.

Dagli esordi nell’orchestra di Boyd Senter in Colorado, nella quale cominciò a suonare il trombone, per poi passare da band a band, fino a quando iniziò a farsi valere come arrangiatore musicale.

Nel 1924 Miller conobbe il famoso direttore d’orchestra Ben Pollack, al quale è attribuito il merito di avergli dato la sua prima grande occasione. Fu infatti nella band di Pollack che Miller trovò l’opportunità di promuovere la sua carriera come arrangiatore.

Nel 1939, abbandonò l’orchestra jazz di Ben Pollack, per formarne una sua, la Glenn Miller Orchestra. Il nuovo progetto musicale sfornò, in breve tempo, indimenticabili classici come Tuxedo Junction, String of Pearl, In the mood, Chattanooga Choo Choo, Pennsylvania 65000 e il suo più grande successo, Moonlight Serenade.

Nel 1943 Glenn Miller si arruolò come volontario nell’esercito americano esclusivamente per portare lo swing tra le truppe statunitensi e, insieme a cadetti e volontari, formò la United States Army Air Forces Band, cominciando a suonare nelle principali caserme del Paese.

Ma per lui non era abbastanza. Il suo desiderio più grande era quello di far arrivare la sua musica anche ai soldati impegnati al fronte. Nel 1944 ottenne il permesso di trasferirsi con la sua band in Inghilterra riuscendo ad organizzare oltre sessanta spettacoli.

A dicembre dello stesso anno, l’Orchestra ottenne finalmente il lasciapassare per esibirsi a Parigi, per poter essere ancora più vicino al fronte, un modo per donare un pezzetto di “America” a quei giovani combattenti che affrontavano la guerra quotidianamente. Ma l’orchestra di Miller non suonò mai a Parigi. Quel tragico volo, dalle cronache ufficiali, si concluse con una spaventosa esplosione.

Il suo corpo non fu mai ritrovato e sulla vicenda ci sono moltissimi misteri e probabilmente non si saprà mai la verità sulla sua morte, ma brani musicali come “Moonlight Serenade” rimangono eterni.

Lo stile musicale

Lo stile musicale ideale di Miller si può riassumere come un velluto sonoro, caratterizzato da corpose sezioni di fiato che pulsano in maniera profonda, come un unico strumento possente.

Le melodie sono molto orecchiabili e c’è meno spazio alle improvvisazioni, il suono è cadenzato e diretto.

Il segreto del Miller Sound nacque da una sua ispirazione, una combinazione sonora tra il clarinetto e il sassofono, ottenendo così un suono distinto e riconoscibile in tutte le produzioni della band.

Tra il 1938 e il 1944, Glenn Miller e la sua orchestra pubblicarono in totale 266 singoli e le loro produzioni musicali in studio comprendono una varietà di stili musicali tra jazz, swing, ballate e, con l’avvicinarsi della Seconda guerra mondiale, musica patriottica.

Il 10 febbraio 1942 Glenn Miller ricevette il primo Disco d’oro della storia per la sua incisione del brano Chattanooga Choo Choo, che aveva venduto oltre un milione di copie in appena tre mesi.

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Per conoscerlo meglio, il cinema ci viene in aiuto con il biopic LA STORIA DI GLENN MILLER (The Glenn Miller Story)

La storia di Glenn Miller (The Glenn Miller Story) è una pellicola del 1954 diretta da Anthony Mann. Il film, uno dei biopic più importanti e redditizi mai girati, ripercorre la storia e l’ascesa di Glenn Miller, il Re dello Swing, fino alla tragica scomparsa avvenuta il 15 Dicembre del 1944 mentre sorvolava la Manica su un Noorduyn Norseman C-64, monomotore militare, per raggiungere Parigi, dove la sua orchestra avrebbe dovuto suonare per un concerto natalizio.

Nonostante gli Universal Studios fossero in principio scettici su questo tributo al grande musicista, il film conquistò pubblico e critica.

Un’opera cinematografica notevole e basata su fatti reali che enfatizza il “sogno americano”, ossia la convinzione che ciascuno possa raggiungere il benessere economico e la felicità con il duro lavoro e la determinazione.

Per Glenn Miller il sogno era l’ostentata ricerca di quel suono che lo avrebbe portato in cima insieme ai più grandi musicisti di tutti i tempi, contando sempre sull’appoggio di Helen, la moglie fedele e paziente, interpretata dall’attrice June Allyson.

Non c’è molta azione nel film e l’inizio procede lentamente e si snoda quando l’artista inizia a lottare per ottenere il successo e la musica prende il sopravvento per diventare la vera protagonista del lungometraggio.

L’imponente colonna sonora conta sui celebri pezzi di Miller, raggiungendo l’apice mentre l’artista suona l’intramontabile Moonlight Serenade.

Eccellente interpretazione di James Stewart nel ruolo principale di Glenn Miller e dell’attrice June Allyson, che rendono la loro storia, dal corteggiamento in poi, appassionante ed emozionante.

Un film fedele alle atmosfere degli anni Quaranta, educativo e divertente, nonostante la drammaticità della prematura e misteriosa scomparsa dell’artista.

Sicuramente una pellicola da rivalutare per le feste natalizie e non solo.

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