«La solitudine è sofferenza maledetta non quando si è soli, ma quando si ha il sentimento di contar niente per nessuno» scriveva tempo fa su Twitter Enzo Bianchi, saggista e fondatore della Comunità monastica di Bose.

Ma anche la solitudine imposta, come quella che ci ha costretto la pandemia, può far “male” ai più fragili, specie tra i giovani, e provocare sofferenze tra gli anziani privati dei contatti con i figli e in difficoltà nel gestire la quotidianità. L’Amministrazione comunale di Povegliano Veronese, eletta il 4 ottobre scorso, vuole dare una prospettiva a chi, giovane o anziano, subisce la solitudine e paga le conseguenze psicologiche di questo stato istituendo l’assessorato alla Solitudine, già attivo anche in altri due comuni del Veneto: Villa del Conte (Padova) e Montegalda (Vicenza).

«Questa è una tematica dai tanti risvolti, ma la cosa più importante è che abbiamo l’ambizione», afferma la sindaca Roberta Tedeschi, «di andare a dialogare con chi è solo e ha vergogna di questo suo stato e non sa come uscirne e quindi ha bisogno di qualcuno che lo aiuti. È una straordinaria occasione per aiutare chi si sente perdutamente solo e per dirgli che siamo una comunità, dove nessuno resta indietro», conclude la sindaca.

Ad affiancare Tedeschi in questo progetto c’è il neoassessore Nicolò Vaiente, 35 anni. «L’idea di dar vita all’assessorato alla Solitudine è nata prima della campagna elettorale», ricorda Vaiente, «quando abbiamo chiesto ai nostri sostenitori di indicarci le loro priorità per Povegliano. Tra le tante idee vi era quella che chiedeva di dar vita anche nel nostro paese all’assessorato alla Solitudine. Questa proposta ci ha colpito per profondità, ma anche per lungimiranza, e abbiamo voluto inserirla nel programma elettorale con il proposito di realizzarla in caso di vittoria. E così è stato».

Vaiente, quali compiti avrà l’assessorato alla Solitudine?

«Stiamo facendo una ricognizione dei casi più critici presenti in paese coinvolgendo l’assistente sociale, il dirigente scolastico e l’azienda sanitaria locale. Essendo la nostra una piccola comunità molti casi di disagio o solitudine legati ad ambiti familiari li conosciamo già. A questi dobbiamo aggiungere, tramite le figure prima citate, quelli che ci ha lasciato e ci lascia tutt’ora la pandemia. Fatto questo primo passo, studieremo come intervenire».

Quali sono a suo avviso le fasce di popolazione che più di tutte rischiano di cadere nel limbo della solitudine?

«Parlando di solitudine la prima cosa che ci viene alla mente sono le persone anziane o quelle con difficoltà fisiche. Ma se ci pensiamo bene sono tante altre le persone che vivono, seppur in maniera diversa, il problema della solitudine che porta ad autoescludersi dalla comunità con un danno sociale elevatissimo. Pensiamo, per esempio, ai giovani e ai danni che ha fatto il Covid su di loro dal punto di vista dei rapporti umani, ma anche a padri di famiglia che hanno perso il lavoro e che si sono rinchiusi in se stessi. E così potrei continuare ancora. La solitudine non è un tema che per forza va a braccetto solo con la salute, ma ha tanti volti e diverse età e tra le cause, mi ripeto, vi è la pandemia».

Non c’è il pericolo di creare un doppione dei servizi sociali già esistenti?

«Prima della pandemia potevano bastare i servizi sociali, specialmente in paesi piccoli come il nostro. Ora però bisogna coinvolgere le persone, giovani e meno giovani, su progetti che non li facciamo entrare nel meccanismo che porta alla solitudine. Oggi, rispetto a prima del Covid, sono aumentate, e di molto, le casistiche che portano a rinchiudersi».

Nicolò Vaiente, assessore alla Solitudine di Povegliano Veronese

In pratica come interverrà il nuovo assessorato?

«Come nell’idea iniziale del Sindaco di Villa del Conte sarà dedicata particolare attenzione agli anziani che vivono da soli e che hanno difficoltà a fare la spesa, recarsi in farmacia o a compilare un modulo. Stiamo pensando anche all’istituzione di uno sportello apposito, con uno psicologo che possa aiutare chi è in difficoltà. Ma la prima cosa da fare sarà quella di visitare a casa le persone con cui verremo a contatto».

Sono già arrivate le prime richieste d’aiuto?

«No, è ancora presto per avere già delle richieste d’aiuto, anche perché non abbiamo ancora spiegato bene ai cittadini come funzionerà l’assessorato alla Solitudine. A tal proposito abbiamo in mente di realizzare dei fogli informativi per divulgare, tramite le varie istituzioni e associazioni che ci aiuteranno in questo percorso, il senso della nostra proposta».

Ci sarà un numero telefonico dedicato per questo servizio?

«Essendo una cosa delicata, va studiata bene rispettando la privacy e la sensibilità delle persone che andremo a incontrare. Per questo abbiamo in mente delle soluzioni, ma prima di divulgarle dobbiamo confrontarci con gli esperti».

La sindaca di Villa del Conte (Padova), Antonella Argenti, dove è nata l’idea dell’assessorato alla Solitudine, ha invitato le Amministrazioni comunali di Povegliano Veronese e di Montegalda (Vicenza) a creare un tavolo nazionale dove incontrarsi per condividere l’esperienza. Aderirete?

«Certamente. Se l’assessorato alla Solitudine fino a qualche anno fa poteva far sorridere qualcuno, dopo la pandemia è tremendamente necessario. Un tavolo comune di lavoro ci potrà aiutare a trovare tutti assieme nuove idee per “sconfiggere” la solitudine che in tanti casi apre la porta alla depressione. Un tavolo nazionale poi sarebbe utile per “esportare” questa idea anche fuori dal Veneto».

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