Dopo Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016, la pongista veronese Michela Brunelli si appresta a partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, in programma dal 24 agosto al 5 settembre. Per l’atleta di Bussolengo si tratta della quarta qualificazione consecutiva, un vero e proprio record. Nelle precedenti tre edizioni il risultato più importante è stato l’argento a squadre conquistato a Pechino mentre nel singolo il podio è stato solo sfiorato con ben due quarti posti. La caccia all’oro, la medaglia più ambita, non è però ancora finita e proseguirà senza dubbio anche in terra nipponica.

Michela, ti appresti a vivere la tua quarta rassegna paralimpica consecutiva. Anche se puoi essere considerata una “veterana” come vivi questa avventura?

«Ogni rassegna paralimpica non è mai uguale alle precedenti. Le emozioni che si vivono sono ogni volta sempre diverse. In questo caso, inoltre, a causa della pandemia che ha rivoluzionato tutta la nostra vita, non incontriamo avversari da diverso tempo. Lo stimolo a fare bene, quindi, è ancora maggiore. Per fortuna noi ci siamo fermati solo durante i due mesi di lockdown poi, nel nostro Centro Sportivo di Lignano Sabbiadoro, siamo riusciti sempre ad allenarci con continuità, grazie a un lavoro specifico e accurato svolto con il fondamentale supporto del Direttore Tecnico Alessandro Arcigli e del nostro allenatore Donato Gallo. A novembre del 2020 ho dovuto fare i conti anche con il Covid ma sono fortunatamente riuscita a superarlo e a ottenere nuovamente l’idoneità agonistica.»

La squadra dei pongisti azzurri, Michela Brunelli è la prima a destra

Con quali aspettative e speranze ti appresti a partire per Tokyo?

«La mia categoria è composta da atlete molto forti. Le più insidiose e difficili da affrontare sono quelle asiatiche. Le ho già battute in altre occasioni ma ai Giochi Paralimpici cambia tutto. La particolare atmosfera, anche se mancherà il pubblico sugli spalti, ti trasferisce una carica adrenalinica incredibile. Bisogna essere in grado di dominare emozioni, paura e tensione e pensare a raggiungere il miglior risultato. Quando inizia la partita l’obiettivo è sempre quello di vincere. Io, comunque, mi sento bene sia fisicamente che mentalmente. Sono pronta dare il massimo.»

Singolare o doppio, dove ti senti di avere le maggiori possibilità di conquistare una medaglia? Qual è il tuo punto di forza?

«La competizione più difficile è sicuramente il doppio dove le gare sono a eliminazione diretta. Tuttavia, con la mia compagna Giada Rossi costituiamo una coppia molto forte in grado di giocare ad armi pari con qualsiasi avversario. Nel singolo, invece, siamo 16 atlete divise in cinque gironi dove passano le prime due. Poi, anche qui le gare diventano a eliminazione diretta. Per quanto riguarda le mie caratteristiche sono un’atleta che cerca sempre di attaccare, sia di dritto che di rovescio. In questi mesi di preparazione ho cercato di affinare la potenza nei colpi, quella che mi consente di mettere subito in difficoltà l’avversario e conquistare il punto.»

Quanto è difficile e complicato il cammino per conquistare la qualificazione?

«Si tratta di un periodo molto impegnativo dove bisogna allenarsi sempre con grande impegno e costanza. Anche se sono tra le prime dieci al mondo della mia categoria la qualificazione non è mai una cosa scontata. Per mia fortuna con il punteggio raggiunto prima dell’arrivo della pandemia, avevo già ottenuto i punti necessari per qualificarmi. A gennaio del 2020, infatti, avevo già in tasca la conferma e questo mi ha consentito di allenarmi con un pizzico di maggior serenità.»

Dopo Tokyo impossibile non spostare lo sguardo su Parigi 2024. Ci sarai ?

«Dopo tutti questi anni sento anche il desiderio di tornare a dedicare maggior tempo alla mia vita privata, dopo questo lungo periodo di grandi sacrifici, anche se sono stata ricompensata da tante soddisfazioni. Prima di Parigi, ci sono tuttavia Europei e Mondiali, anche se il 2024 non è in fin dei conti così lontano. Intanto l’obiettivo è di conquistare una medaglia a Tokyo. Poi ci sarà tutto il tempo per pensare al futuro. Le motivazioni per proseguire, comunque, non mancano.»

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