Giovanni Lindo Ferretti, con il suo spettacolo “A cuor contento”, è stato grande protagonista al Teatro Romano di Verona martedì 29 giugno. Cantautore, scrittore, artista è stato membro fondatore dei CCCP – Fedeli alla linea e delle sue successive “incarnazioni” (CSI, PGR). Una grande serata per celebrare la sua opera, che ha influenzato la musica italiana come pochi altri.

Sold-out annunciato da giorni, il concerto inizia puntuale alle 21.30. Sul palco insieme a Ferretti entrano Ezio Bonicelli, che alterna violino elettrico e chitarra acustica, e Luca Alfonso Rossi alla chitarra elettrica e al basso. La musica sarà l’unica protagonista di una scena volutamente spoglia, arricchita solo dagli strumenti degli artisti. Lindo, elegantemente punk con gilet e camicia bianca fuori dai pantaloni, canta con le mani in tasca sprigionando il suo talento magnetico.

Fin dall’inizio il pensiero è a Franco Battiato, Ferretti gli dedica una poesia ed il suono evocativo del trio è quanto di più vicino al gusto del maestro scomparso. La voce è sempre emozionante, il pubblico è variegato, molti giovani cantano canzoni apparentemente lontane dal loro mondo, a dimostrazione che l’arte trascende il tempo e le regole del mercato.

Ci sono i “classici” del periodo CCCP come Mi ami?, Oh Battagliero, quelli che riconosci al primo accordo come Curami, Amandoti, accompagnati dal boato della platea. Ferretti è un cantante dall’espressività dirompente nonostante l’apparente freddezza, la lontananza spirituale dal suo pubblico, che lo ama a prescindere.

Un distacco dalla società, frutto della scelta di vivere sulle sue montagne a Reggio Emilia in un paesino di settanta anime. La musica resta un’attività da praticare a piccole dosi, massimo dieci concerti l’anno.

«Alla musica non ci penso mai, se non il giorno del concerto. Prima devo far sì che questa casa resista senza di me: i miei vecchi, i cavalli, la comunità. Mentre scendo in auto ripasso le canzoni, penso se ho voglia di cambiare la scaletta, poi con il soundcheck mi ricordo se sto facendo bene, il resto del concerto viene da sé, è bellissimo per questo, e quando è finito è finito. Non ci penso più fino al prossimo».

L’eredità pesante del suo passato è anche la sua più grande libertà, perché gli permette di dedicarsi a progetti letterari e cinematografici, nonché agli amati cavalli.

Giovanni Lindo Ferretti al Teatro Romano – foto di Elena Castagnoli

Il concerto continua con altri importanti brani dei CSI, culmine della popolarità di Lindo, come Cupe Vampe e Occidente e brani dei PGR e della sua produzione solista degli anni Duemila. Alle 22.30 termina il set principale, il pubblico freme e lo richiama a gran voce, testimonianza del fatto che la prima parte ha mantenuto alta la carica emotiva e l’attenzione dei presenti.

Il trio rientra dopo pochi minuti e abbozza una versione elettro punk del grande classico di Battiato E ti vengo a cercare. L’emozione si fa sentire, Ferretti sbaglia il testo un paio di volte e al termine spiega (fatto di per sé rarissimo che parli con il pubblico) quanto fosse importante per lui questo omaggio.

Aveva preparato tre versioni della canzone nel corso degli anni, poi nel pomeriggio ha optato per una quarta e il risultato è questo, lui di musica «non capisce niente e canta come gli viene, e quando gli viene a volte viene bene». L’intenzione resta comunque bellissima e la spiegazione naïf strappa sorrisi e lacrime. C’è ancora il tempo per cantare quasi in coro Emilia Paranoica e Spara Juri con il Teatro Romano in piedi ad applaudire e a ballare, finalmente senza mascherine.

Alle 23.15 si accendono le luci e Lindo scappa furtivo dal palco, come da sua abitudine: schivo, anticonformista, coraggioso nell’essere se stesso, con le sue contraddizioni, i suoi cambi di rotta, le sue libertà. Rumors edizione 2021 chiude i battenti ricordandoci quanto ci sia mancata l’arte, la condivisione, la bellezza della poesia, che nella musica trova la sua espressione più popolare e in questa forma punk è pura iniezione di vita.

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