Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera di Francesco Monicelli, presidente degli Amici dei Musei Civici, ancora sul tema del “Grande Castelvecchio”, già trattato di recente da Heraldo.

Lo scorso 6 giugno la giornalista Caterina Bertoni Gonzales ha intervistato sul quotidiano on-line veronanews.net: Flavio Tosi (Lista Tosi), Pietro Trincanato (Traguardi), Stefano Vallani (PD). Argomento: Grande Castelvecchio, la questione del Circolo Ufficiali.

Ognuno ha portato le sue considerazioni in merito. Quello che mi ha sconcertato, è stata l’affermazione di Flavio Tosi, sindaco di Verona dal 2007 al 2017, che nonostante il Consiglio Comunale avesse deliberato nel 2012 per l’acquisizione dal Demanio della porzione del castello adibita a Circolo Ufficiali per l’ampliamento del principale museo civico, la Giunta presieduta da lui stesso abbia deliberato il contrario. La motivazione il legame storico di Verona con l’Esercito.

Ora è indiscutibile che Verona sia nata come castrum, come sono indiscutibili i meriti delle Forze Armate dalla alluvione del Polesine nel 1951, alla tragedia del Vajont, ai terremoti che hanno devastato varie regioni d’Italia, alle missioni di pace all’estero, all’attuale emergenza Covid. Compiti che fanno parte del lavoro di chi ha scelto la carriera militare. Il dicastero da cui dipendono le Forze Armate si chiama Ministero della Difesa e a questi compiti sono chiamati i militari quando il Paese non è in guerra. Ma con tale scelta l’allora sindaco Tosi ha di fatto depauperato la città di Verona di parte del patrimonio immobiliare che le spettava.

Personalmente mi sembra una scelta contraria ai doveri di chi è stato eletto primo cittadino e che ha il dovere istituzionale di curare gli interessi della comunità che lo ha scelto. Tosi ha anche parlato di valenza “strategica” del Circolo. Non riesco a vedere quale, se si parla di strategia militare. L’altra motivazione addotta dal consigliere Tosi, è che ci sono in programma altri spazi destinati a funzioni museali. Vedi Castel San Pietro e Palazzo del Capitanio. Evidentemente Flavio Tosi non comprende la questione Grande Castelvecchio, al punto da chiedersi se abbia mai visitato il museo.

Ora è evidente che ciascuno di noi impiega il proprio tempo libero come più gli aggrada. Chi va a camminare in montagna, chi va al lago, chi in bicicletta, chi allo stadio, chi per musei. Ma un Primo Cittadino, anche se musei o monumenti non rientrano nei propri interessi, ha il dovere di rendersi conto in prima persona di quali sono le carenze delle istituzioni civiche che è chiamato a governare. Allora è il caso che si renda conto che una scolaresca in visita a Castelvecchio non dispone di un guardaroba per riporre gli zainetti. Che una comitiva di turisti deve aspettare sotto la pioggia che la guida faccia i biglietti perché non esiste lo spazio fisico per accoglierli. Che i diversamente abili non hanno un solo ambiente che sia loro dedicato per una introduzione alla visita che tenga conto delle loro necessità. Che i dipendenti comunali impiegati al museo non hanno uffici adeguati per svolgere il loro lavoro. Che semplicemente esiste una sola toilette in tutto il museo. Che non esiste un ambiente ristorazione aperto a tutti. Che non esiste una sala dedicata alla storia del monumento Castelvecchio, tra cui le funzioni militari che ha rivestito fino al 1928.

Quindi la soluzione di tutte queste necessità improrogabili del museo, può avvenire solo con l’acquisizione degli spazi del Circolo Unificato Ufficiali e Sotto Ufficiali dell’Esercito. Circolo che dovrebbe essere a uso principalmente dei graduati in servizio effettivo, pochissimi rispetto a qualche anno addietro, e dei graduati in pensione, che per ovvie ragioni vanno sempre diminuendo. Ben venga l’attività di servizio sociale che il Circolo svolge a favore di coloro che si iscrivono senza il benché minimo legame con le Forze Armate, ma tutto ciò può essere svolto in qualsiasi altro luogo. Comunque, come dice Confucio “è del saggio cambiare”. Speriamo.

Uno scorcio di Castelvecchio, foto di Osvaldo Arpaia

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