Il 25 marzo di milleseicento anni fa Venezia, sotto il sole di mezzogiorno, stava nascendo. Leggenda narra che, nello stesso momento, stesse venendo deposta l’ultima pietra di un’importante chiesa del luogo: San Giacomo di Rialto o, come la chiamano i locali, San Giacometo.

La piccola ed antica chiesa ancora oggi si erge elegante sulla sinistra del Ponte di Rialto, nel sestiere di San Polo, sulla stessa sponda di Rialto Mercato, considerato tutt’ora come il cuore economico e commerciale della città dai tempi della Serenissima.

A seguito della ormai nota crisi economico-sociale, esplosa con l’arrivo della pandemia, quelle stesse calli, un tempo trafficate da turisti e commercianti, stanno vedendo molti meno visitatori, quasi del tutto azzerati nei primi mesi di quest’anno. Lo scenario, agli occhi di chi non ha mai vissuto Venezia se non da turista, suscita scalpore e sollievo al contempo. Le calli deserte sono ora, sì, vivibili e maggiormente apprezzabili in tutta la loro arte, ma gli spazi vuoti, un tempo abitati da botteghe e negozi, rendono bene l’idea di una crisi che sta lasciando le sue cicatrici.

La chiesa di San Giacometo, prima attorniata da persone, colori, voci in festa, ora giace serena, affacciata sulla sua piazza. Solo il ritmo dei passi degli abitanti ne scuote, leggero, il riposo, forse per lei, la più antica Signora del luogo, meritato e sperato.

Costruita nel 421 su volere di un carpentiere, di cui la certezza del nome oscilla tra Candioto e Eutinopo, venne subito consacrata in nome di San Giacomo, invocato dal carpentiere stesso come protettore durante un grave incendio che lo vide coinvolto e da cui uscì indenne.

La chiesa di San Giacometo dipinta dal Canaletto nel 1725-26

Sebbene questa vicenda non sia documentata da fonti sicure, è ormai passata alla storia come la vera leggenda della fondazione della città e della costruzione di tale chiesa, la quale risulta essere stata consacrata certamente nel 1177. Come in ogni racconto popolare, un briciolo di verità sta anche in questo: Rialto e la sua chiesa subirono un pesante incendio la notte del 9 gennaio 1514 e, mentre l’intero sestiere veniva distrutto, San Giacometo resistette e sopravvisse.

Nei secoli, la chiesa assistette allo sciabordio della vita che la circondava: oltre ai numerosi interventi architettonici e restauri che subì, vide al suo interno l’avvicendarsi di diversi piovani e confederazioni, ultima fra tutte l’Arciconfraternita di San Cristoforo, dedita alla cura dei defunti, a cui la chiesa venne affidata dal Patriarca di Venezia nel 1932.

La sua facciata romanica mostra perfettamente i segni di tutti i ritocchi che i secoli le imposero. È, quindi, facile leggere su di essa i passaggi della storia, sottolineati dai tutt’ora visibili restauri del 1531 e 1601. Questa sovrapposizione di stili, dal romanico italiano al gotico, e di materiali usati, come il cotto e la pietra d’Istria, fa di San Giacomo di Rialto un gioiello unico in tutta l’isola.

Il mercato di Rialto, foto di Annachiara Mezzanini

Essa, inoltre, è spettatrice da sempre del variopinto spettacolo del mercato che, ogni mattina, si dipinge tra il mercato del pesce, quello ortofrutticolo e il suo Campo. Il grande orologio bianco, che dall’alto della facciata osserva tutto, scandisce le attività dei mercanti con la sua lancetta dorata, che richiama un raggio di sole. Conoscendo così bene quel mestiere e le sue persone, San Giacometo ha esposta sull’esterno della sua abside un’iscrizione in latino, che invita i commercianti all’onestà:

Intorno a questa chiesa sia equa la legge dei mercanti, giusti i pesi e leali i contratti.

Oggi, probabilmente, non ci sarà nessuna folla a festeggiare di fronte alla chiesa questo così importante compleanno. Come molti, anche Venezia e San Giacomo di Rialto dovranno spegnere le loro candeline in un clima di tensioni e costrizioni, ma, per chi oggi avrà la fortuna di essere in laguna, l’invito è quello di levare lo sguardo e tendere l’orecchio alle ore 16, quando uno scroscio di campane in festa celebrerà la longeva vita di Venezia.

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