L’ennesimo pareggio maturato ieri sera all’Arena Garibaldi di Pisa contro la squadra nerazzurra locale allenata da Luca D’Angelo permette ancora una volta al Chievo di proseguire con la sua politica dei piccoli passi. Un buon punto, peraltro, strappato anche questa volta con le unghie e con i denti grazie a una rimonta clamorosa nel finale di gara, con due belle reti messe a segno dai subentrati Djordjevic (finalmente uno squillo del serbo) e Ciciretti, che hanno permesso alla truppa pandorata di recuperare lo 0-2 maturato fino a quel momento. E così sono ben venti i punti ora in classifica e, con ancora una gara da recuperare contro il Vicenza, si può tranquillamente sperare di poter accorciare ulteriormente le distanze con il vertice. E a proposito di derby, domenica al Bentegodi (ore 15) arriva il lanciatissimo Cittadella, per un match che in passato ha già saputo regalare molte emozioni.

Tornando alla sfida di Pisa, le prodezze balistiche di Gucher e Mazzitelli avrebbero potuto tramortire chiunque, soprattutto perché entrambe sono arrivate nel mezzo di un costante predominio tecnico-tattico del Chievo, che come al solito, però, non ha saputo concretizzare quella supremazia. Se c’è una cosa, però, che di certo non difetta alla squadra di Aglietti, quest’anno, è proprio la personalità e la capacità di rimanere dentro la partita, contro qualunque avversario. E così, anche grazie ai cambi azzeccati da parte del mister toscano (uno degli ex della gara, proprio come Ciciretti, autore del 2-2 finale), il Chievo con l’andare del tempo non si è disunito, non si è perso d’animo ed ha risalito la china con quel finale pazzo quanto emozionante.

Potremmo, a dirla tutta, parlare ancora a lungo di questo match, che se da una parte ha permesso di proseguire con la serie di risultati positivi, dall’altra ha fatto emergere nuovi contenuti tecnici (come l’impiego di Garritano a destra con l’ingresso dal primo minuto di uno spento Giaccherini, inserito a sinistra) da analizzare, ma purtroppo a rubare in negativo la scena del match non sono state tanto le reti o il gioco espresso dalle due compagini, ma uno squallido insulto razzista pronunciato dall’attaccante del Pisa Michele Marconi all’indirizzo di Joel Obi. Una frase, “la rivolta degli schiavi”, che sarebbe stata pronunciata sul finire della prima frazione di gioco e che pare sia stata annotata anche dalla Procura Federale. Non si sa se l’arbitro dell’incontro Santoro abbia sentito o meno la frase incriminata, ma di certo non ha potuto o voluto prendere provvedimenti già durante il match. Fatto sta che alle dichiarazioni dei vari giocatori del Chievo nel post-partita così come al comunicato stampa ufficiale apparso sul sito della società in serata – tutti volti a condannare fermamente l’accaduto – ha risposto direttamente il Pisa Sporting Club, non solo negando l’accaduto ma rimandando al mittente ogni accusa. Anche se gli audio circolati in queste ore in rete non chiariscono al meglio l’accaduto, c’è però chi giura di aver sentito Marconi pronunciare fin da bordo campo quella frase e, comunque, non si spiegherebbe di certo questa levata di scudi compatta da parte del Chievo, che non vuole di certo ottenere vantaggi sportivi a posteriori, ma chiede soltanto che episodi di questo tipo non accadano mai più.

Gli appelli al rispetto e gli slogan “Say no to racism” che la Uefa spesso rivolge e fa rivolgere ai tifosi attraverso i propri tesserati possono essere vanificati in un batter di ciglia, se sono gli stessi giocatori a macchiarsi di questo tipo di infamanti episodi. Lo sport dovrebbe sempre essere esempio per tutti, a cominciare dalle giovani generazioni. Non siamo degli ingenui e sappiamo bene che spesso, nel professionismo, è esattamente il contrario, però almeno la forma andrebbe sempre preservata. E in questo senso, qualora la procura federale dopo le indagini confermerà quanto denunciato dal Chievo (e in quel caso si auspica come minimo un’ esemplare squalifica), ci sarebbe da riflettere molto, ben oltre le discussioni al bar su formazione e tattiche di gioco.