Quando mancano solamente quattro gare al termine dell’attuale stagione, il mondiale 2020 di Formula 1 ha oramai emesso buona parte dei suoi verdetti, anche se manca ancora quello principale: il titolo piloti. Di fatto parliamo di una pura formalità in quanto solo la matematica separa Lewis Hamilton dal suo settimo sigillo iridato.

Il pilota britannico Lewis Hamilton, pronto a conquistare il suo settimo mondiale consecutivo

Il recente GP di Emilia Romagna, disputatosi sul glorioso circuito di Imola, rientrato temporaneamente nel Circus dopo un’assenza di 14 anni, ha consegnato alla storia dei motori l’ennesimo record di questa stagione, tristemente segnata dalla pandemia. La Mercedes, infatti, ha conseguito il settimo titolo costruttori consecutivo, superando il primato detenuto finora dalla Ferrari, stabilito ai tempi di Michael Schumacher, con ben sei titoli consecutivi dal 1999 al 2004. Uno “smacco” che segue di poco al superamento del numero di vittorie assolute, detenuto sempre dal campione tedesco, ora di proprietà di Hamilton con 93 successi.

Nessuno fino a qualche anno fa avrebbe potuto prevedere tutto questo, invece le indiscusse doti del pilota britannico abbinate all’impressionante superiorità tecnica messa in mostra dalle vetture della scuderia tedesca, hanno consentito il verificarsi di un’impresa di questo tipo, mettendo anche le basi che il futuro ne possa riservare anche altre. Tuttavia, molto dipenderà anche dalla paventata possibilità che Hamilton e Mercedes possano, alla fine di questa stagione, prendere strade diverse. Il rinnovo contrattuale, infatti non è ancora certo, messo in dubbio soprattutto – almeno così sembra – dalle eccessive richieste economiche presentate dal pilota inglese che, laddove non si trovasse un punto d’incontro, potrebbero condurre le parti a un clamoroso divorzio.

Una vettura Mercedes in gara

Se la stagione in corso, per quanto riguarda l’esito finale ha avuto ben poco da dire, confermando in modo ancora più marcato le previsioni iniziali, riguardanti in particolare le difficoltà tecniche alle quali sarebbe andata incontro la Ferrari, non sono mancati, invece, diversi spunti di interesse. L’esplodere della pandemia di Covid-19 ha costretto gli organizzatori a posticipare a luglio la partenza del campionato, stravolgendo il calendario della competizione. Ciò ha comportato la cancellazione di molte gare americane e asiatiche, programmate in un periodo in cui il virus era più diffuso. Per ovviare a tali modifiche si è assistito alla “riesumazione” di gloriosi circuiti da anni fuori dal giro come Nürburing e Imola, e all’introduzione di gare mai viste prima come Mugello e Portimão. Un insieme di autodromi storici ed estremamente tecnici, che hanno esaltato le grandi prestazioni delle vetture e l’abilità dei piloti, un connubio vincente in grado di garantire un grande spettatolo al pubblico da casa, specialmente nelle qualifiche o nei duelli in gara alle spalle dei leader. 

Affrontando il tema piloti, infine, degne di nota sono state le performances dei vari Leclerc, Ricciardo, Perez e Gasly (quest’ultimo vincitore a sorpresa a Monza con l’Alpha Tauri) sempre presenti nella combattuta lotta per i punti. L’elenco, naturalmente, deve essere completato con il nome di un talento assoluto come Max Verstappen, al quale solo lo strapotere tecnico messo in mostra dalle Mercedes, ha impedito i successi che meriterebbe. Nelle retrovie, pur con le difficoltà di carattere tecnico dovute soprattutto al propulsore Ferrari, meritano una doverosa citazione anche Raikkonen e Giovinazzi. I due alfieri dell’Alfa Romeo, sono stati più volte protagonisti di gare pregevoli e non a caso hanno già ottenuto entrambi la conferma per la prossima stagione. Il pilota finlandese, in particolare, ultimo ad aver conquistato un titolo mondiale con la scuderia di Maranello nell’oramai lontano 2007, nonostante le 41 primavere sembra aver conservato intatta la velocità di un tempo. Una prova di ciò l’ha fornita nel recente GP di Portogallo, disputatosi sul circuito di Portiamo, su una pista resa viscida dalla pioggia, dove è riuscito a superare oltre una decina di vetture solo nei primi due giri. Senza fare paragoni irriverenti, una performance che ricorda lo scomparso Ayrton Senna nella mitica gara di Donington nel lontano 1993. L’ex ferrarista, inoltre, con la vittoria di Imola ha raggiunto i 325 successi in carriera, superando di solo tre lunghezze il precedente record detenuto da un altro ex ferrarista, il brasiliano Rubens Barrichello. Difficile, a questo punto, ipotizzare qualcuno che in futuro possa fare meglio.