Intendiamoci, nessuno vuole che si ripeta la condizione della scorsa primavera con la città a lungo isola felice nel disastro dei contagi e poi improvvisamente travolta.
Qualsiasi politica di prevenzione dell’amministrazione scaligera ha dunque piena legittimazione. Tuttavia, negli ultimi giorni, i veronesi si sono trovati ad avere a che fare con un’ordinanza del Sindaco a dir poco complicata e bizzarra.
Cominciamo col dire che la chiusura di vie, piazze e spazi pubblici non era obbligatoria, ma solo lasciata alla responsabilità degli amministratori. La Giunta comunale scaligera, invece, ha ritenuto che fosse il caso di approfittarne, ufficialmente per contenere il rischio di assembramenti, ma forse anche per assecondare qualche vecchia lamentela per presunta difetto di decoro urbano. Fatto sta che i veronesi si sono trovati dall’oggi al domani con un elenco di posti proibiti. Giardini nei quali e vietato sostare, altri frequentabili, ma senza sedersi sulle panchine, gradinate pubbliche off limits. In tutto ben dodici aree off limits, disseminate un po’ in tutto il centro. Una specie di percorso minato che meriterebbe una guida apposita, anche per evitare multe salatissime.

In alcuni casi, come le scalinate del Palazzo della Gran Guardia, il rischio di assembramento era oggettivo e ben riscontrabile, ma davvero i giardinetti di Piazza Cittadella erano un centro della cosiddetta “movida”, con rave e aperitivi sulle panchine? Davvero la folla si riuniva intorno alla vasca dell’Arsenale? Nell’elenco, fra l’altro, non risulta Piazza Erbe, che non ha giardini, non ha panchine, ma è probabilmente il luogo più frequentato della città. Curioso. Così come risulta curioso pensare ai veronesi che si limitano solo a passeggiare, a portare in giro i loro bambini, ad accompagnare gli anziani che hanno bisogno di spazi aperti, di verde, di luoghi nei quali fermarsi. Strano che certi luoghi si e altri, forse più “pericolosi” dal punto di vista dei possibili assembramenti e del contagio, no.

La questione, d’altronde, è vecchia e ha a che fare con la visione della città, con scelte più votate al commercio che alla vivibilità, salvo poi creare il conflitto tra centri commerciali a due passi dalle mura e quegli stessi esercizi che si vorrebbero tutelare. Nessuno ha da ridire sull’estensione dell’apertura della ZTL dalle 10 (inizialmente erano le 16, ndr) alle 24: giusto agevolare l’asporto, con il limite di frequentazione di bar e ristoranti imposto alle 18. I DPCM – però- prima o poi passeranno e i veronesi avranno più che mai bisogno di vivere la città, sentirla propria, incontrarsi. Non solo per lo shopping, lo spritz e la cena al ristorante.

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