Il Festival d’Estate in Arena si è rivelato un “esperimento” riuscito in un clima rovente non tanto per le temperature ma quanto per lo stravolgimento degli scenari quotidiani a causa del Covid-19. Rimandata al 2021 la tradizionale stagione lirica, in questo 2020 undici sono state le prime, in un’unica rappresentazione, con programmi musicali originali e nuovi per l’anfiteatro. Circa 2.000 spettatori a serata con un incasso medio superiore ai 100.000 euro. 

«Chi avrebbe mai detto a marzo che tutto questo sarebbe successo? – racconta il sindaco Federico Sboarina, presidente della Fondazione Arena –. Quando tutto si è fermato per la pandemia di Coronavirus non sapevamo se l’Arena avrebbe riaperto e, se sì, con quale capienza. Abbiamo iniziato un lavoro con tante incognite. Ma il nostro compito era di far ripartire la nostra città con un messaggio di speranza. La scommessa è stata vinta. Abbiamo tenuto vivo il fuoco della musica

Il festival ha coinvolto nuove fasce di pubblico: 1.600 operatori sanitari nazionali presenti sin dallo spettacolo inaugurale Cuore italiano della musica; la commovente esecuzione del Requiem di Mozart, dedicato alle vittime del Covid-19 alla presenza dei loro familiari e dei sindaci della Provincia di Verona in rappresentanza del territorio scaligero, resa possibile grazie al sostegno di Confindustria; il pubblico di famiglie con bambini per il Gala Rossini e una presenza importante di spettatori stranieri, pari al 40 per cento, che hanno confermato il loro affetto per l’Arena nonostante le difficoltà di viaggiare.

«Ringrazio tutta la dirigenza e i lavoratori di Fondazione perché hanno saputo concretizzare quella che sembrava una missione impossibile – prosegue Sboarina –. E ringrazio anche tutti gli artisti che ci hanno dato fiducia nell’accettare il nostro invito, quando sembrava che nessuno spettacolo dal vivo fosse possibile. Invece, abbiamo realizzato un’edizione straordinaria, che io ricorderò per l’emozione di una Arena inedita con una visuale di grande impatto per il coro a 360 gradi e per i titoli mai portati prima sul nostro palcoscenico. Il pubblico ha capito e apprezzato il nostro impegno. Abbiamo chiuso il 2019 con un bilancio bellissimo ed è per questo che già da ora siamo al lavoro per realizzare la stagione 2021.»

Questo festival ha riportato, per la prima volta dai tempi degli antichi Romani, il palco nel centro per l’Orchestra (625 metri quadrati), e le 90 postazioni, per altrettanti artisti del Coro, hanno seguito esaltandola, l’ellisse areniana.

Dal 25 luglio al 29 agosto il pubblico ha potuto vedere e ascoltare un cast di star mondiali, quasi impossibili da trovare tutte insieme nel panorama dei maggiori teatri internazionali: dieci direttoriun giovane solista di fama internazionale, cinquantasette voci tra le migliori al mondo, di cui dodici al proprio debutto nell’anfiteatro veronese tra giovani di talento e grandi artisti affermati. Una parata di stelle dell’opera italiana e internazionale e una coraggiosa sperimentazione nell’offerta musicale. 

Un festival interamente dedicato ad Ezio Bosso: «Il mio più grande e commosso ringraziamento va al musicista e amico – spiega Cecilia Gasdia, sovrintendente della Fondazione Arena –.  Lui, che doveva essere sul podio della Nona Sinfonia di Beethoven, nelle settimane di stop forzato ci è sempre stato vicino, con una forza d’animo inesausta e propositiva. Anche a lui dobbiamo la creazione di questo palcoscenico centrale con un coro a 360 gradi: un simbolico “abbraccio alle moltitudini”, come recita l’Ode alla Gioia di Schiller, che avrebbe dovuto dirigere. Per questa edizione straordinaria abbiamo compiuto semplicemente il nostro dovere istituzionale e artistico, con i nervi saldi, inventiva, lucidità e tante ore di lavoro. Ho grande soddisfazione professionale per il tipo di repertorio scelto avendo portato in Arena Vivaldi, Mozart, Puccini, Rossini, Wagner, con un effetto davvero senza precedenti. Ringraziamo gli artisti, che hanno lavorato con un rimborso spese, gli sponsor che non ci hanno mai abbandonato, così come il pubblico – qualche cittadino veronese ha perfino acquistato i biglietti per tutte le serate – e i media che hanno portato in tutto il mondo il nostro festival. Ora stiamo progettando la stagione al Filarmonico nella massima sicurezza e con inventiva.»

Un’immagine del Gala Puccini

Un imponente lavoro di comunicazione è stato messo in piedi dalla Fondazione per arginare i danni della pandemia: i contatti si sono triplicati sulle piattaforme Facebook (367.864 utenti) e Instagram (1.360.834), nonostante il ridotto numero di serate. 

«L’esperienza di quest’estate è unica e irripetibile. Ricorderemo questa kermesse musicale come il festival della responsabilità e della consapevolezza – aggiunge il direttore generale Gianfranco De Cesaris –. La città ha colto il ruolo della Fondazione. I numeri sono piccoli ma simbolici. Non è stata un’estate silenziosa. Abbiamo raccolto nuove fasce di pubblico: sanitari, bambini e famiglie. In un anno di restrizioni la Fondazione ha mantenuto i propri impegni con i lavoratori e il pubblico. Da parte nostra un caloroso ringraziamento al main sponsor Unicredit che da oltre 20 anni è a fianco del nostro teatro, a tutti gli sponsor, ai numerosi donor privati e a tutti i partner che hanno assicurato il loro sostegno. Uno speciale ringraziamento va anche ai parlamentari e ai consiglieri regionali veronesi, che hanno consentito l’ampliamento della capienza originalmente prevista dell’anfiteatro.»

«Parto da una data: il 16 aprile scorso. Durante il consiglio di indirizzo il sindaco ci disse di avere coraggio e di trovare un’idea – conclude il direttore artistico Stefano Trespidi –. Con la sovrintendente in una città deserta abbiamo percorso i pochi metri che dalla sede della Fondazione ci separano da Piazza Bra e abbiamo chiesto all’Arena di suggerirci un’illuminazione. A un certo punto è venuta fuori la vena artistica di Cecilia: lei era in platea e si è messa a cantare. E da lì è nato il festival.»